Da troppo mi capita di leggere spot alquanto infantili sugli Hezbollah ecc
su questa lista-fantasma;
mi permetterei di suggerire di leggere almeno i giornali e con coscienza,
prima di mettersi a fare la propaganda di cio' di cui non si conosce un fico
secco o solo per sentito dire da qualche federale rosso o che dir si voglia
militante o leader antimperialista!
E che minkia!!! Se uno vuole fare il tifo va' allo stadio e lascia stare la
politica!:
Si mette in curva e gioca in prima persona il proprio ruolo invece di farlo
comodamente seduto davanti allo schermo, al calduccio, pontificando sulla
morte degli altri e a facendo, sempre da seduto, il tamburrino di latta per
i martiri altrui. Una volta certa personcine venivano definite, con spregio
e a ragione, come i turisti delle lotte altrui anche se loro si davano nomi
altisonanti e variopinti.
Se uno ha da sublimare le proprie frustrazioni sociali puo' farlo in milioni
di modi senza scassare a vanvera su questa lista e anche su altre; ci si
puo' dare allo shopping compulsivo di gadget rivoluzionari; cantare l'
internazionale in russo tutte le sere prima di andare a dormire; puo'
partecipare a tutte le assemblee zeppe zeppe di militanti antimperialisti e
gratificarsi come quando ci si fa' una sega; puo' mettersi a
contare-stupendosi le cellule ancora vive del proprio tessuto cerebrale
anche se son poche o meglio puo' decidere, sfogando il suo senso di
responsabilita' sociale, di donarle alla causa quale che essa sia o di darle
al monte di pieta' del sovversivismo piccolo borghese paraculo e tanto
arrogante quanto idiota che armeggia in questa desolata regione.
Qui mi sembra che manchi il senso del ridicolo. In un altro contesto avrei
argomentato con ragioni migliori, ma qui non c'e questo limite del ridicolo
indispensabile e umanamente e politicamnte e culturalmente per ragionare
invece che cazzeggiare dunque...
a mai piu' sentirci non ho tempo per i topi viscidi.
La Cina sembra essere sempre più una fonte di grande preoccupazione per i re
sponsabili della Casa Bianca:
Dal 2004 la Cina è diventata il maggiore consumatore di petrolio dopo gli
Stati Uniti : l'economia cinese è in crescita + 10% annuo- crescita
industriale + 15%,
L'Arabia Saudita è il maggiore esportatore di petrolio in Cina
Bin Laden aspira a fomentare tra i fratelli musulmani una rivolta pacifica,
che dall'Arabia Saudita si estenda per contaminazione allo Yemen, all'Oman e
agli stati del Golfo. Se ciò accadesse, Al Qaeda controllerebbe con Riyadh
la più grande riserva di petrolio del mondo
l'Iran è il quarto grande produttore di petrolio al mondo e' intrattiene
importanti relazioni economiche con la Cina, il Giappone e la Russia.
La strategia americana è orientata a sottrarre l'Iran all'influenza degli
imperialismi concorrenti di Cina e Russia
Il debito estero americano ammonta a più di 3000 miliardi di dollari, pari
a circa il 30% del PIL.
Circa il 40% del debito pubblico USA è detenuto da tre paesi: Cina, Giappone
e Arabia Saudita, che coprono anche per il 30% l'indebitamento delle
aziende private statunitensi...
Nel nuovo secolo la domandadi petrolio è cresciuta a ritmi raddoppiati,
rispetto al quindicennio precedente per le esigenze cresciute soprattutto in
tre paesi: Cina, India e Usa. Sui 15 milioni di barili in più che si
consumano, rispetto al 1990, i tre paesi contano per i due terzi.
Il bilancio militare degli Stati uniti è dieci volte superiore a quello
della Cina: si chiama economia di guerra permanente.
Il 25 luglio di quest' anno il Segretario di Stato americano Rice ha tenuto
due brevi visite della durata di un giorno in Israele e Palestina. Durante
l'incontro con i leader israeliani e palestinesi Rice ha lanciato la
proposta per un "Nuovo Medioriente"
Le soluzioni auspicate per favorire sia la democratizzazione che gli
interessi degli Stati uniti, che si suppone siano indissolubilmente legati,
si basano esplicitamente sulla strumentalizzazione del comunitarismo nel
quadro di una strategia di «instabilità costruttiva».
--"STRUMENTALIZZAZIONE DEL COMUNITARISMO NEL QUADRO DI UNA STRATEGIA DI "
INSTABILITA? COSTRUTTIVA"-
Alcuni influenti esperti di politica internazionale presso la casa bianca
propendono, dopo la guerra del Kuwait nel 1991, per la morte del mondo arabo
inteso come entità politica.
La strategia si fonda su:
Smantellamento dei confini delle entita' statuali esistenti attraverso
schemi di appartenenza etnica e/o religiosa.
In parole povere si tratta di fomentare la guerra civile in Iraq e in tutto
il mondo arabo per ristrutturare tutto il medioriente in una miriade di
staterelli deboli e impotenti. Un enorme ruolo in questo piano di
disintegrazione del mondo arabo come entita' politica viene assegnata alle
religioni e al comunitarismo: crescita del fondamentalismo mussulmano e
dell' appartenenza etnico/religiosa.
Piu' confessioni Piu' etnie Piu' tribu'...in iraq, in libano, in
palestina...
E' evidente che esistono decisioni politiche USA miranti a frazionare il
Vicino Oriente in piccole entità, allo scopo di integrarle in un "gran
Medioriente" Un "grande Medioriente" fatto di protettorati arabi e centrato
sulla potenza economica e militare di Israele.
Israele in questo progetto che contiene come sua condizione la distruzione
di " ogni entità nazionale o sovranazionale capace di costruire legami
sociali che travalichino quelli tribali e comunitari", recita il ruolo di
braccio armato degli USA.
Si chiamano politiche di balcanizzazione etnico-confessionali dei paesi
arabi dell'area in modo da impedire il formarsi di stati abbastanza forti
per contrastare l'egemonia USA e occidentale in Medio Oriente.
A questo progetto neocoloniale si oppongono i nazionalisti religiosi (sciiti
in particolar modo, integralisti sunniti..) che " rappresentano ideologie
capaci di mobilitare la popolazione locale a prescindere dalle fedeltà di
clan o di comunità a favore di un progetto di sviluppo del dominio di quei
settori della classi dominanti locali non interne alle reti di potere
finanziario globale gestite dall'occidente, o decise ad uscirne per giocare
in proprio la partita del capitalismo globale fidando sul ruolo che la
ricchezza energetica dei loro paesi potrebbe concedergli."
Gli Usa, sostenendo Israele nella soppressione fisica di Hamas e Hezbollah,
pensano di isolare l'Iran con ulteriore pressioni e minacce
In secondo luogo, attraverso l'attacco pensano di poter indebolire
l'influenza della forze anti-Usa come la Siria e l'Iran . L'America
considera da sempre il Partito Hezbollah come un agente dell'Iran e della
Siria, e dal suo punto di vista, l'attuale conflitto tra Libano e Israele
non è solo una prova tra Israele e il Partito Hezbollah, ma è anche una
prova indiretta tra gli Usa e l'Iran e la Siria.
I piani americani di riassetto della regione prevedono cambiamenti in
Siria, in Libano e in Palestina , nel senso di creare un blocco di
maggioranza sunnita basato sull'Egitto, da un lato, e dall'Arabia Saudita,
dall'altro, e di cui la forza di battuta sarà formata dai "Fratelli
Musulmani" (fondamentalisti sunniti presenti in forza in Giordania e in
Egitto) e del regime ascemita del re Abdullah di Giordania.
Non a caso il 19 luglio 2006 l'Imam saudita Abdullah Bin Jabarin,
considerato il numero due a livello mondiale della corrente fondamentalista
sunnita 'wahhabita'. ha emanato una vera e propria fatwa contro le milizie
sciite libanesi Hezbollah.
La fatwa recita: ''Non è consentito prestare soccorso a questo partito
sciita non è permesso sottoporsi ai loro ordini ne' pregare per il loro
successo. Consigliamo ai sunniti libanesi di prendere le distanze da loro e
di chiarire i motivi per i quali debbano essere considerati dei nemici
dell'Islam"
Il baratro che separa i sunniti dagli sciiti è più profondo che mai, e le
immagini delle moschee sciite vittime di attentati in Iraq hanno aggravato
ulteriormente la tensione. La politica americana nel paese, basata sulle
divisioni etnico-religiose (sciiti, sunniti, kurdi, ecc.) riaccende nel
Libano il timore di un «complotto» mirato a dividere la regione: «Il Libano
confessionale rappresenta l'ideale che gli Stati uniti vogliono applicare a
tutta la regione per dividerla e renderla ancora più debole»,
Del resto al Qaida che nei suoi proclami continua a ribadire che gli sciiti
sono miscredenti, e che la loro attuale ascesa politica in Iraq è
illegittima e che quindi va demolita
Il fenomeno Al Qaeda e l'arcipelago fondamentalista viene percepito dagli
USA come nemico solo in quanto contrapposto al controllo economico
occidentale dei paesi arabi e non certo per un orientamento teocratico e
confessionale che, anzi, viene considerato utile per la costituzione di
regimi scarsamente rappresentativi delle proprie popolazioni e fortemente
legati in senso clientelare all'occidente dal quale dipendono per la
fornitura di armi, servizi, prodotti industriali e mezzi per assicurarsi la
difesa interna.
"Il ruolo di Al Quaida è funzionale alla strategia americana, sposta il
conflitto dal piano politico a quello religioso."
Sunniti contro sciiti. Arabia Saudita contro Iran. In Iraq in Libano...
Da una parte gli sciiti protetti da Teheran e dall'altra i sunniti sostenuti
dall'Arabia Saudita.
Una bella guerra civile tra le comunità religiose ed etniche irachene
permetterebbe a Washington di ribaltare l'attuale pantano nel quale ora sono
costretti dalla situazione sul campo e di ottenere la solidarietà dei regimi
locali compresi quelli dei paesi nemici, impauriti anch'essi dal rischio di
un effetto domino che ne minerebbe la stabilità interna.
(vedi:
Umanità Nova, numero 9 del 13 marzo 2005, Anno 85
Libano
Strategie neocoloniali
http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2005/un09/art3637.html )
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Il Libano è organizzato su base confessionale, sistema che risale
all'indomani della prima guerra mondiale, allorché nel 1920...Fra le 17
confessioni riconosciute, le principali comunità sono tra i cristiani, i
maroniti (cattolici), i greci ortodossi e i greci cattolici; fra i
musulmani, i sunniti e gli sciiti, cui bisogna aggiungere i drusi.
Trent'anni fa queste comunità iniziarono una terribile guerra civile, e
ognuna di esse massacrò le altre. I cristiano-maroniti volevano prendere il
controllo del paese con l'aiuto di Israele, ma furono sconfitti da una
coalizione di sunniti e drusi (gli sciiti non parteciparono in maniera
significativa a questa fase). I rifugiati palestinesi, guidati dall'O.L.P.,
che formavano una specie di quinta "comunità", entrarono in lizza. Quando i
cristiani erano in pericolo di essere sopraffatti, chiamarono in aiuto i
Siriani. Sei anni dopo Israele invase il paese, con l'intenzione di
sfrattare sia i Siriani che i Palestinesi, e di imporre un uomo forte
cristiano (Bashir Jumail).
Gli accordi di Taef instaurano un rapporto paritetico tra cristiani e
musulmani - pur rappresentando questi ultimi già una maggioranza demografica
stimata oltre il 60%.
Firmati nel 1989, sotto l'egida della Siria, essi pongono fine alla guerra
civile, che ha devastato il paese a partire dal 13 aprile 1975 e fatto
decine di migliaia di vittime. Prevedono in particolare che «l'abolizione
del confessionalismo politico è un obiettivo nazionale essenziale, la cui
realizzazione richiede un'azione programmata e graduale».
- Non è stata attuata alcuna delle misure previste dagli accordi di Taef-
tranne la soppressione dell'indicazione della religione sulla carta di
identità. Mentre i partiti multiconfessionali di sinistra (Partito
comunista, Organizzazione d'azione comunista, ecc.) si indeboliscono, la
maggior parte delle altre formazioni si organizza più che mai su base
confessionale: Amal e Hezbollah «rappresentano» gli sciiti; i sunniti, privi
di un leader nazionale, si sono raccolti attorno a Rafik Hariri; il Partito
socialista di Walid Jumblatt di socialista non ha altro che il nome, ed è
caratterizzato soprattutto dall'appartenenza drusa dei suoi membri. Per
quanto riguarda i maroniti, dal 2000 si sono «uniti» in un gruppo detto di
Kornet Chahuan, che raduna le Forze libanesi di estrema destra, la Corrente
patriottica del generale Michel Aoun (rientrato nel paese all'inizio di
maggio, dopo quasi quindici anni di esilio), l'ex presidente della
Repubblica Amin Gemayel, il Partito nazionale della famiglia Chamoun, e
alcuni parlamentari indipendenti.
In questo sistema, i figli succedono ai padri, e i rapporti di clan contano
più della solidarietà politica
Nel 2005 viene ucciso il premier Hariri, Primo Ministro che stava lentamente
cercando di sganciarsi dalla Siria.Dopo l'uccisione di Hariri, in Libano si
è insediato un nuovo governo, osteggiato dagli hezbollah che lo accusano di
voler trasformare il Libano in una sorta di protettorato americano.
Attualmente il Libano è governato da una maggioranza antisiriana composta
essenzialmente dai sunniti del figlio di Hariri e dai drusi di Jumblatt, che
stanno cercando di ricostruire il Paese sotto la spinta emotiva
dell'assassinio di Hariri padre. Il principale leader della destra cristiana
è Aoun, filo-occidentale e anti-siriano.
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Hamas è sunnita, mentre gli Hezbollah sono sciiti, ma sono entrambi alleati
alla Siria e all'Iran. E' una sorta di alleanza regionale di opposizione ad
Israele. Gli Hezbollah nascono dopo l'invasione del Libano nel 1982, Hamas
all'epoca della prima intifada nel 1987-88. Per entrambi il motivo di fondo
della loro esistenza è l'opposizione ad Israele, una lotta nazionale contro
il paese che ha occupato i loro territori. La lotta contro un nemico comune
identificato sia in Israele sia negli Stati Uniti. La base popolare degli
Hezbollah è evidentemente sciita, (gli sciiti sono la più grande delle
minoranze che compongono il paese) ma sicuramente anche molta della
minoranza sunnita appoggerà questa scelta, perché fatta per esprimere
solidarietà ad Hamas e ai palestinesi, e la brutalità della reazione
israeliana accrescerà questa solidarietà. Per contro, è probabile che parti
importanti delle minoranze libanesi differenti dagli sciiti - i cristiani, i
sunniti, i drusi e altri - siano rinforzati nell'opposizione agli Hezbollah
perché si sentono sovradeterminate dalla scelta degli Hezbollah, e che
calcola che dovrà pagare il prezzo di questa scelta. Il rischio, ovvio, è
che si approfondiscano le divisioni all'interno del Libano, e che questo
possa portare fino ad una nuova guerra civile.