Re: [Lecce-sf] Inoltra: [asf-list] from Tusio

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Autore: Rosario Gallipoli
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To: la mailing-list del Lecce social forum
Oggetto: Re: [Lecce-sf] Inoltra: [asf-list] from Tusio
Antoneè, ma... i comunisti non erano per la violenza rivoluzionaria???
Se è vero come è vero, che le uniche forse che si oppongono alla realizzazione dei progetti imperialisti, sono le resistenze: palestinesi, irachene, libanesi (hezbollah), e afgane compreso le formidabili resistenze dei popoli dell'america latina. come ci poniamo noi "Comunisti"?, faremo la fine del Partito comunista Iracheno?, appoggeremo tutti gli interventi imperialisti "umanitari" nel mondo?
Ros.
----- Original Message -----
From: Antonella Mangia
To: grandenud@??? ; gsf puglia ; CSSF ; lecce social forum
Sent: Monday, August 28, 2006 2:16 AM
Subject: [Lecce-sf] Inoltra: [asf-list] from Tusio


INOLTRO DA UN'ALTRA LISTA

EDITORIALE.
PEPPE SINI: NON POSSIAMO TACERE
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Siamo arrivati a questo assurdo: che si convoca una manifestazione che si pretende pacifista a sostegno di un intervento militare, armato, di guerra.
Siamo arrivati a questo scandalo: che la principale rete pacifista italiana chiama ad esprimere sostegno a una politica internazionale fondata sulle armi, gli eserciti, le guerre.
Siamo arrivati a questa vergogna: di profanare la citta' del Poverello per propagandare sotto la definizione di pace la politica, gli strumenti e le azioni della guerra.
Come e' stato possibile arrivare a tanto?
*
Con l'insediamento del nuovo governo le forze politiche democratiche che nel quinquennio passato dichiaravano di opporsi alla politica di guerra, razzista e militarista del governo golpista berlusconiano hanno ora abbracciato pienamente quella politica.
In questa scelta folle e criminale hanno trascinato anche in primo luogo quei cosiddetti movimenti che vivono di finanziamenti pubblici e di carriere nepotiste e clientelari, poi anche coloro che si lasciano narcotizzare dalla propaganda totalitaria dei media.
Ed hanno anche trascinato personalita' che in anni passati erano consapevoli che la guerra, gli eserciti, le armi, il militarismo sono un male, e che ora si sono arrese per intima disperazione, per completo smarrimento, per rassegnazione a un male che non sanno piu' come combattere, a una realta' alla quale non sanno piu' vedere alternative.
*
Ma le alternative ci sono.
Esse si riassumono sotto una scelta, la scelta della nonviolenza.
Che si articola in un insieme vastissimo di risorse atte a costruire la pace, la democrazia, la riconciliazione e la convivenza con mezzi di pace, di verita' e di giustizia.
Che si articola in una diversa - piu' profonda e piu' complessa - idea del conflitto e nella coscienza della possibilita' di una sua gestione e risoluzione fondata su quei principi attestati da tutte le grandi tradizioni giuridiche, politiche, morali: il negoziato, la mediazione, la ricerca comune della verita' e dell'equilibrio, l'impegno alla civile convivenza
dell'intera umanita' sull'unica terra che abbiamo.
Essa si articola in forme di lotta non meno ma piu' impegnative delle modalita' militari: la nonviolenza e' la lotta piu' forte.
Ma e' tale la catastrofe politica e morale della sinistra italiana che tutto cio' sembra essere stato dimenticato, insieme a secoli di lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani, insieme a due secoli di lotte del movimento operaio, insieme a due secoli di lotte del movimento delle donne, insieme alle lotte anticoloniali e di liberazione, politiche e sociali,
economiche ed ecologiche per la difesa delle basi stesse della vita e della civilta' umana sul pianeta.
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Davvero e' nel giro di un paio di mesi che si e' verificata una catastrofe politica, morale e intellettuale senza precedenti nel nostro paese?
Davvero e' bastato che i partiti residuati dal crollo dell'Urss andassero al governo perche' si convertissero tutti all'imperialismo e alla guerra?
No, e' stato un processo di ben piu' lungo periodo: la distruzione della cultura democratica in Italia e' stata il frutto del processi sociali e politici che nel nostro paese hanno dato luogo a quel che semplificando si suole chiamare "berlusconismo", un progetto eversivo che sta proseguendo anche senza Berlusconi, fatto proprio nell'ambito della politica
internazionale dalla coalizione che le elezioni di aprile ha vinto proprio perche' dichiarava di opporsi alla politica berlusconiana, ma che dal berlusconismo era stata gia' profondamente colonizzata.
La prosecuzione della partecipazione alla guerra afgana era piu' che un sintomo, era l'ulteriore dispiegarsi di un disegno politico organico e coerente, lo stesso che nel '91 aveva coinvolto l'Italia nella prima guerra del Golfo e che nel '99 aveva fatto dell'Italia la base di partenza dei bombardamenti che recavano strage in Jugoslavia.
Ben prima dell'11 settembre 2001, della guerra afgana e della seconda guerra
del Golfo.
Di questo progetto politico di potenza - e sia pure da imperialismo straccione - che si avvale dello strumento militare come della sua risorsa principe, e' pendant la politica razzista e assassina nei confronti dei migranti: politica che ha avuto il suo punto di precipitazione piu' abissale nella riapertura dei campi di concentramento in Italia nel 1998, primoministro Prodi e firmatari della legge i ministri Turco e Napolitano.
*
Occorre resistere al militarismo e alla militarizzazione della politica e delle relazioni internazionali.
Occorre resistere alla guerra e alla cultura della guerra.
Occorre resistere al razzismo imperialista e neocoloniale.
Occorre promuovere una politica della nonviolenza.
Con i corpi civili di pace, con la difesa popolare nonviolenta.
Con l'interposizione-mediazione nonviolenta nelle aree di conflitto.
Con la scelta della condivisione e dell'accoglienza.
Con gli aiuti a tutte le vittime, per affermare i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Opponendosi a tutti gli eserciti di ogni dimensione; opponendosi alla produzione, al commercio e all'uso delle armi; opponendosi ad ogni logica, struttura e progettualita' militarizzate e militariste.
Facendo della nonviolenza il principio giuriscostituente su cui fondare le legislazioni nazionali e gli accordi internazionali.
Modificando profondamente l'Onu, in primo luogo facendo cessare l'equivoco
della presunta legittimita' delle missioni militari, e procedendo invece sollecitamente verso la realizzazione di una polizia internazionale che difenda la pace e demilitarizzi i conflitti.
*
Non si puo' essere per la pace e sostenere gli eserciti, le armi, la guerra.
La pace si costruisce con la pace. I diritti umani si difendono riconoscendoli a tutte le persone, e il primo diritto e' non essere uccisi.
Le armi servono a uccidere, gli eserciti servono a uccidere, le guerre servono a uccidere.
E' l'ora della scelta della nonviolenza.
Il pacifismo generico e' morto. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.





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