Re: [Hackmeeting] articolo per l'unita'

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著者: Marco Verdecchia
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To: hackmeeting
題目: Re: [Hackmeeting] articolo per l'unita'
Il giorno ven, 25/08/2006 alle 15.54 +0200, zion ha scritto:
> io dico la mia!

[omissis]

Grazie per i consigli, li ho seguiti ed è venuto fuori questo, sono
6125 battute ca, con le citazioni finali 6813 ca. Mi sebra che si
volesse qualcosa vicino alle 9000, no? Spero possa essere utile.
Non mi sono permesso di scrivere cosa sia l'hackmeeting visto che
non ho partecipato, ma ho lasciato un aggancio nel finale.

Nella bibliografia nutrita inserirei anche questo:
"Un manifesto hacker" di Wark McKenzie


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Se mai vi saltasse in mente nella vostra vita di voler sapere cosa è un
hacker, senza volerlo diventare, lasciate perdere, non fa per voi. Non è
una questione di quanto sapete usare il computer, se avete Linux al
posto di Windows o quale altra diavoleria informatica. Continuate pure a
nutrirvi dalla realtà fornita dai mass media i quali, per ovvie esigenze
e necessità editoriali, hanno associato alla parola hacker il
significato di pirata informatico.

Ma l'hacker è veramente un sabotatore di sistemi informatici?
Evidentemente no, è un qualcosa di molto più complesso e sicuramente
piu' affascinante.

Alla definizione dei mass media se ne contrappongono tante e tutte
quante fornite dalla stessa comunità degli hacker, un gruppo piuttosto
eterogeneo, che dalla sua genesi, in meno di 50 anni ha passato il
vaglio del tempo e ha varcato i confini delle nazioni.

La comunità hacker si identifica con una cultura che prevede, come unica
regola, la libertà di ricercare, di condividere con gli altri membri
della comunità e fare in modo che i risultati siano disponibili a tutta
la società (quindi, anche a chi non è hacker).
Si capisce quindi che non esiste una sola comunità hacker, ne esistono
molte, o forse non esiste nessuna comunità, quel che conta è la cultura,
chi aderisce ad essa, diventa un hacker.

La libertà dell'oggetto di ricerca è subordinato soltanto alle proprie
curiosità, necessità e fantasia. Non esistono limiti alle motivazioni
che spingono un hacker a svolgere la propria attività. Motivazioni che
possono anche essere politiche e delle piu' diverse correnti di
pensiero. La libertà per l'hacker è secondaria soltanto al sentirsi
libero di dire, di fare, di sperimentare, e al condividere con
gli altri.

L'unico ostacolo che un hacker puo' trovare sulla sua via di ricerca e
di sperimentazione, può essere rappresentato dai mezzi tecnici
necessari. Questi possono essere acquistati, come ad esempio un
cacciavite, mentre molti altri possono invece essere prodotti
con le stesse conoscenze da hacker. Anche sulla realizzazione dei propri
mezzi le motivazioni possono essere le più svariate, dall'impossibilità
economica, alla voglia di intraprendere un altro hack, alla curiosità.
Non sempre è facile o possibile costruirli.

Sul modo in cui l'hacker esegue la propria attività, la libertà à ben
guidata dall'etica.
La condivisione tra gli hacker porta necessariamente al rispetto per gli
altri, hacker e non, ovvero, le proprie ricerche non devono essere
deliberatamente nocive per nessuno.
L'etica è il fondamento della libertà hacker. Un hacker con competenze
informatiche può essere intenzionato a violare un sistema informatico:
persegue la conoscenza e la vuole divulgare, per curiosità o per rendere
i sistemi più sicuri. Chi viola con altri scopi creando deliberatamente
un danno, non è un hacker, anche se probabilmente, sta usando le
conoscenze degli hacker.

Gli hacker non si occupano soltanto di informatica, anche se bisogna
riconoscere che il sodalizio ha un percorso storico rilevante non solo
per gli hacker, ma per tutta la società.

Internet e i pc sono indissolubilmente legati agli hacker, il loro
rapporto è innegabile e ben documentato dal libro di Steven Levy,
"Hackers". Se internet abbia creato la cultura hacker o siano gli hacker
ad aver creato internet è un po' come la domanda retorica se sia nato
prima l'uovo o la gallina. Resta il fatto che gli hacker piu' importanti
hanno avuto un ruolo fondamentale senza il quale non conosceremo
l'internet cosi' come e'.

La comunità hacker è una cultura basata sulla condivisione e basta
questo per spiegare quale forte sodalizio ci possa essere tra gli hacker
ed internet, senza ombra di dubbio il sistema più potente e flessibile
che l'umanità abbia conosciuto fino ad oggi. Internet ha giocato un
ruolo fondamentale per la globalizzazione del fenomeno hacker, ma non è
stato l'unico tentivo di una rete globale. Di reti gli hacker ne
hanno costruite tante e non solo negli Stati Uniti. Anche i nostri
smanettoni italiani hanno saputo incidere una evidente impronta con
esempi importanti quali PeaceLink e le varie moltitudini di BBS locali.

L'esportazione di Internet nelle case di tutti e al di fuori degli Stati
Uniti ad opera degli enti istituzionali e commerciali, ha rappresentato
una notevole vittoria per gli hacker ed una ghiotta possibilità di
globalizzare il fenomeno. Gli hacker in questo modo hanno avuto un
potere come non mai nel passato di costruire reti e comunità virtuali
sparse per il mondo.

Di nuovo l'informatica ha segnato questo passo come campo privilegiato
nella moderna Babele appena costituitasi. La natura digitale del
software e la lingua inglese sono due elementi che consentono sia la
comunicazione che la possibilità di trasferire a poco prezzo i risultati
della propria attività.

La cultura hacker non si è nutrita soltanto del tempo e dello spazio
creato da internet, ha anche permesso che degli hacker potessero mettere
un piede nello spazio sociale ed economico della società che si sta
trasformando, si pensi al sistema operativo GNU/Linux, sviluppato in
parte dallo GNU, una associazione no-profit fondata da Richard Stallman,
e dai laboratori OSDL in cui Linus Torvalds ed altri continuano lo
sviluppo del software, tecnicamente definito "kernel", linux.

Lo GNU ha anche introdotto una licenza d'uso, la GPL che ha costituito
un rinnovamento culturale sul modo di interpretare legalmente il diritto
d'autore.

Gli hacker e la cultura hacker sono in movimento, quello che è e quello
che sarà, è una avventura ancora da scrivere.

La comunità hacker non ha caratteristica soltanto informatica o
giuridica. La sperimentazione in altri campi, comunque è sempre
esistita, quello che le manca è qualche applicazione pratica famosa come
lo è stato internet. Attualmente si stanno producendo alcuni filmati
con licenze analoghe alla gpl, ed esistono tentativi di ricette per
bevande simili, o migliori a noti prodotti commerciali. Quel che conta è
che la cultura hacker è, e sarà una sola, il resto sono solo belle
avventure da vivere e condividere.

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"Hacker è mio padre che aggiusta il rubinetto del bagno pur non essendo
un idraulico".
Hackmeeting 2002

"Al cuore della nostra epoca tecnologica si trova un affascinante gruppo
di persone che si fanno chiamare hacker. Non sono celebrità televisive
dai nomi noti, ma tutti conoscono le loro imprese, che in gran parte
costituiscono la base tecnologica della nostra società: Internet ed il
Web, il personal computer[omissis]"
Pekka Himanenen, "L'etica hacker"

Hacker, persona che si diverte ad esplorare i dettagli dei sistemi di
programmazione e come espandere le loro capacità, a differenza di molti
utenti, che preferiscono imparare solamente il minimo necessario.
prima pagina di un qualsiasi numero di Hacker Journal

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