UNA MISSIONE SOLTANTO DI PACE
«Fino a quando non avranno attuazione
gli articoli 43, 45 e 47 della Carta delle Nazioni Unite, l'Italia
potrà fornire soltanto formazioni non armate, nonché contingenti
militari per il mantenimento della pace ("caschi blu") con il consenso
delle parti interessate» si legge nel testo di una proposta di legge di
iniziativa popolare («NORME PER L'ATTUAZIONE DEL PRINCIPIO DEL RIPUDIO
DELLA GUERRA SANCITO DALL'ARTICOLO 11 DELLA COSTITUZIONE E DALLO
STATUTO DELL'ONU») che Emergency ha depositato nel corso della passata
legislatura.
Non mutiamo le convinzioni al mutare delle stagioni, o
delle legislature, o dei governi.
Siamo convinti che un diverso
impegno si configurerebbe come partecipazione alla guerra.
Siamo
convinti che non si tratti di un’opinione o un’opzione, ma della
rigorosa attuazione di quanto previsto dall’articolo 11 della
Costituzione e dal capitolo VII dello Statuto delle Nazioni Unite.
L’
impegno di un contingente italiano ai confini tra Israele e il Libano
rientrerebbe in questa previsione (sarebbe cioè rispettoso della
legalità costituzionale e internazionale) se rispondesse alle
condizioni essenziali
– di essere accettato da tutte le parti,
– di
avere funzioni e modalità di svolgimento concordate con tutte le
parti,
– di non essere, direttamente o indirettamente, a sostegno
delle «ragioni» o dei «diktat» di una delle parti,
– di avere come
obiettivo effettivamente perseguito il raggiungimento di accordi di
pace,
– di essere perciò accompagnato da attività diplomatiche e
politiche,
– di avere una durata definita in rapporto a queste
attività diplomatiche e politiche,
– di svolgersi sotto una direzione
internazionale coordinata, espressione delle Nazioni Unite, con la
partecipazione effettiva dei paesi impegnati nel contingente
internazionale.
Queste condizioni saranno forse riscontrabili, almeno
in parte, nella denominazione dei compiti del contingente
internazionale e nelle cosiddette «regole d’ingaggio».
La loro
autentica effettiva attuazione dev’essere oggetto di assiduo controllo;
non dev’essere coperta da segretezze e così sottratta alla conoscenza
dell’opinione pubblica internazionale; non deve trasformarsi in una
situazione resa cronica da disinteresse e assuefazione, come
sistematicamente è accaduto in casi analoghi.
Ritenere legittimo un
intervento – ritenerlo cioè compatibile con «le norme vigenti»
nazionali e internazionali – non significa certo considerarlo la sola
soluzione possibile, né la migliore, né la più feconda.
La pace si
persegue e si difende per altre vie, non si impone e nemmeno si
«interpone»: non si promuove con politiche di forza, ma con politiche
di dialogo, di comprensione, di amicizia.
EMERGENCY
18 agosto 2006