[NuovoLab] il pacifismo e' in vacanza: rassegna stampa su An…

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著者: antonio bruno
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To: aderentiretecontrog8
CC: fori-sociali, forumgenova, forumsociale-ponge, ambiente_liguria, forumambientalista, debate
題目: [NuovoLab] il pacifismo e' in vacanza: rassegna stampa su Angelo Frammartino
Angelo aveva 24 anni, era un vulcano di idee e di attività, sognava la pace
per Palestina e Israele, credeva alla nonviolenza e gli piaceva il Prc
Storia di un ragazzo che amava la politica
Anubi D’Avossa Lussurgiu

«Avanzare fino al Litani»: l’ordine arriva ai reparti di Tsahal già sul
suolo libanese da settimane di combattimenti, come a quelli ammassati sul
confine negli ultimi giorni. 40mila uomini, centinaia di carri Merkava e di
cannoni, elicotteri, droni, cacciabombardieri in appoggio. Un’armata
radunata per infliggere un’Armageddon ad Hezbollah che resiste tenace agli
attacchi da un mese; ma, soprattutto, per realizzare l’occupazione di fatto
dell’intero Sud del Libano.

L’ordine lo firmano il primo ministro israeliano in persona, Ehud Olmert, e
il ministro della Difesa, il laburista Amir Peretz. Proprio alla fine del
pomeriggio di ieri, quando tutte le voci dei protagonisti della trattativa
in sede Onu avevano già annunciato che l’accordo sulla risoluzione per
imporre cessazione delle ostilità e negoziato era in dirittura di arrivo. E
infatti a questo è apparso mirato l’annuncio dello “scongelamento” di una
decisione, come quella del via libera all’offensiva generale sino al fiume
Litani, già assunta dal governo di Gerusalemme mercoledì; e “sospesa” al
cospetto del confronto al Palazzo di Vetro, dunque già usata per
condizionarlo.

A chiarire il carattere politico della mossa militare ha provveduto lo
stesso Olmert. Ma anche da Beirut si è commentato che quella dell’ordine di
avanzata a Tsahal era «una posizione per i media». Aggiungendo: ««C’è forse
ancora qualche palazzo che devono buttare giù».
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Tu non c’entravi nulla con l’occidente che butta le bombe, che semina odio
e morte. Eri l’occidente che vuole la pace»
liberazione 12.8.06

«Hanno ucciso un angelo». La testimonianza dell’amico delle vancanze e di blog
Giovanni Maiolo*
Ero alla festa di Liberazione a Roccella Jonica e si discuteva di
informazione libera. Mi è arrivata una telefonata sul cellulare, dalla
redazione. Mi hanno chiesto se conoscevo Angelo Frammartino. Ho risposto di
sì, «è un mio grande amico», ho detto. Mi hanno comunicato che dovevano
darmi una brutta notizia.

«Purtroppo è stato ammazzato. A Gerusalemme».

Sul momento non ho avuto la forza di chiedere altre spiegazioni. Sapevo che
andavi in Palestina, mi avevi scritto una mail. Eri entusiasta di fare
quell’esperienza.

Non riuscivo a pensare a nulla. Ho chiamato in disparte Gloria, le ho dato
l’orribile notizia e mentre glielo dicevo realizzavo quello che era
successo. Ci siamo abbracciati.

Dopo un po’ ho trovato la forza di richiamare in redazione per conoscere i
dettagli. Ucciso a coltellate mentre passeggiavi. Ucciso da un palestinese
mentre eri impegnato a fare volontariato a favore dei bambini palestinesi.

Ho pensato che non aveva senso, che non poteva essere vero.

Siamo tornati a casa e siamo andati sul sito del Corriere della Sera e su
quello di Repubblica. C’era una foto che mostrava un telo che copriva un
corpo. Le lacrime sono fuggite. Non volevamo guardarti spento e allora
abbiamo fatto girare alcune foto in cui eri allegro, come lo eri sempre. Ho
spedito via e-mail quella in cui sei sorridente insieme a Fausto Bertinotti
ed è stata ripresa dai giornali. Preferisco che siano pubblicate queste
foto a quelle del tuo corpo.

Ricordo la gioia con cui mi hai comunicato di essere riuscito a fare quella
foto con Fausto. Ricordo come riuscivi sempre a ficcarti nel pubblico di
Ballarò quando c’era Bertinotti.

Ricordo il tuo impegno politico, i tuoi mille perché e la tua attenta
intelligenza. Ricordo quando giocavamo a pallacanestro, eri una trottola.
Ricordo ferragosto dell’anno scorso quando abbiamo combinato l’impossibile.

Ricordo le partite a biliardino, ormai la sfida tra me e Nicola contro te
ed Alfredo era un classico dei periodi in cui tornavi a Caulonia. Ho tutte
le tue foto, quando le ho guardate le lacrime sono sgorgate di nuovo.

Una serata di dolore trattenuto e una notte di pianto libero non sono
bastate a sfogare quel mostro che ho dentro, e niente potrà mai compensare
la tua assenza.

Ho il tuo scritto sulla non violenza, alcuni giornali lo hanno trovato sul
mio blog e lo hanno riportato. Tutti devono sapere chi eri, che cosa sei
andato a fare in Palestina, le tue convinzioni pacifiste.

Hanno tirato in mezzo il terrorismo internazionale. Forse ti hanno
ammazzato perché eri occidentale, perché agli occhi dell’assassino
simboleggiavi l’occidente. Ma tu non c’entravi nulla con l’occidente che
butta le bombe, che semina odio e morte. Tu eri l’occidente che vuole la pace.

Terrorismo internazionale. Mi chiedo che cosa c’entri tu con il conflitto
israelo-palestinese, con la guerra in Libano… Hai avuto il coraggio di
andare a dare una mano ai bambini, in una regione infuocata. Per questo hai
pagato con la vita.

L’idea di non vederti più e di non discutere ancora con te, di non ricevere
più il tuo bollettino settimanale sull’attività dei compagni e delle
compagne di Monterotondo … mi lasciano un vuoto enorme. Non riesco neanche
a immaginare il dolore della tua famiglia. Ieri i compagni e le compagne
della Locride si sono tutti commossi pensando a te. Anche chi non ti
conosceva. Ancora oggi i compagni e le compagne continuano a chiamare per
esprimere il loro dolore.

Ieri sera ho ricevuto tantissime telefonate di giornalisti. Anch’io faccio
il corrispondente e capisco che ognuno deve fare il proprio lavoro, ma non
sono riuscito a trattenermi dal mandarne qualcuno più insensibile a quel
paese. Agli altri ho solo risposto di aspettare l’indomani. Si chiama lutto.

Non capisco il motivo dell’omicidio, fatico ancora a credere che sotto quel
telo c’eri tu. Ho deciso di dedicare a te il mio libro. Non so cosa altro
fare. Di fronte a queste tragedie si è impotenti. Ancora stanotte mi veniva
da pensare a quando ci saremmo rivisti per parlare di questa assurda
vicenda. Ma devo riuscire ad accettare che non accadrà mai.

L’Angelo allegro, sempre sorridente e vitale, che sei stato sarà sempre con
noi.

Non ti dimenticheremo mai.


*su blog. libero. it/giovannimaiolo si trovano foto e un testo di Angelo
Frammartino sulla nonviolenza
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Lettere, saluti, stima e amore degli amici, di tanti e tante Giovani
comunisti e non per Angelo Sammartino. Don Ciotti: «Facciamo tutti in modo
che il tuo “andare” non sia stato vano»
Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie
Avevi negli occhi
I colori dell’arcobaleno.

Vivevi con la gioia i tuoi anni migliori.

Nel volto purezza d’animo.

Sulla bocca il sorriso
Della felicità.

Eri giovane, forte, gentile, sincero.

Credevi nella solidarietà, giustizia,
Nonviolenza,
In un futuro di pace.

Eri un vero comunista
Che sa fare le cose difficili..

Hanno stroncato la tua giovane vita..

Raccoglieremo accoglieremo il tuo messaggio
Per farlo vivere in eterno.

Angelo,
Ora e sempre varrà la pena essere come te.

Massimo De Sant

Una morte barbara in un tempo barbaro.

Angelo voleva la pace, e cercava la pace - la sua morte insensata è un
grido tragico contro la guerra.

Alessio Aringoli, circolo universitario Prc “Livio Maitan” - Roma

Addio Angelo. » un addio che brucia, che fa male. Lo scriviamo sulla carta
ma non riusciamo a pronunciarlo. Lo scriviamo con ancora negli occhi le
immagini del tuo corpo senza vita che giaceva davanti alla Porta di
Damasco, su quella strada che anche noi avevamo calpestato e che
calpesteremo di nuovo, spinti, come te, dalla voglia di aiutare, di fare
qualcosa per alleviare le sofferenze di un popolo oppresso.

Farfalle Rosse. Giovani Comunisti di Siena. Partito della Rifondazione
Comunista, Federazione di Siena

Un fuoco che si spegne, uno sguardo verso il cielo
Uno sguardo verso il cielo, dove il sole è meraviglia
Dove il nulla si fa mondo, dove brilla la tua luce
Rifondazione Comunista - circolo di Quinzano d'Oglio (Bs)

Angelo voleva stare su di un prato verde, odoroso e pieno di vita e non
voleva starci solo, ma con tutto il mondo. Per questo era lì: per coltivare
la pace.

Auguriamoci che presto si riescano a raccogliere i frutti di queste
generose semine.

Pace in Palestina
Pace nel mondo
Pace
Ava

Il tuo nome e le nostre lacrime s’incontreranno in mezzo ai colori
dell'immensa bandiera della pace
mick

“Il mondo d’oggi è una sequenza interminabile di cose che agghiacciano...
asfissiata la politica... spogliata la democrazia... disumanizzata la
vita... è questo il ghiaccio che può ibernare persino noi stessi e i nostri
progetti... ecco perché è necessario che arda il nostro cuore”. Il tuo,
compagno Angelo, arde sicuramente.

Prc-Sinistra Europea (Federazione di Gorizia & Circolo di Monfalcone)

Abbruniamo la bandiera comunista e quella della Pace mentre chiediamo alto
e forte il ritorno alla ragione, al confronto politico ed al rispetto dei
Popoli in Medio Oriente e dovunque la logica della guerra e della violenza
sostituisce quella della convivenza e della cultura.

La terra sia lieve ad Angelo e il suo sangue macigno di verità e giustizia
contro i signori della guerra.

Michelangelo Dragone e Vitanna Locorotondo segretari dei Circoli di
Rifondazione di Alberobello e Locorotondo (Bari)

Il suo contributo alla costruzione della pace in Palestina darà un giorno
come frutto una terra in cui uomini, donne e, soprattutto, i bambini, che
lui ha aiutato, possano vivere liberi in un paese libero.

Un saluto a pugno chiuso dai compagni di Catania!

Giovani Comunisti della Federazione di Catania

Angelo cercava, proponeva, diffondeva la NON-VIOLENZA. A questo proposito
ha scritto delle parole che mi hanno commosso nel profondo. Angelo quello
che ha scritto l'ha messo in pratica: ha colmato l'abisso tra valori
generali e pratica fino a dare la vita in una missione di pace.

Per favore, facciamo in modo che il suo messaggio di NON-VIOLENZA venga
diffuso e mai dimenticato!

Focolarini

Stupisce, colpisce al cuore, sempre, la notizia della morte di una persona
così giovane. Angelo Frammartino, un compagno, un amico che non conoscevo
ma che, per le idee, i valori di solidarietà, di rispetto per le persone,
di tolleranza, pace e non-violenza, è come se avessi sempre conosciuto. Un
amico che ho ammirato perché, a differenza mia, ha avuto la coerenza e il
coraggio di aderire ad una delle tantissime iniziative di cooperazione e
solidarietà internazionale. Non è molto rilevante, in questo momento,
sapere se sia stata una mano palestinese o israeliana ad aver brandito la
lama che ha ucciso un compagno, un amico, un fratello così prezioso, così
generoso. Non ci consolerà sapere chi ha ammazzato il nostro compagno di
lotte, il nostro amico di pace.

Ezio Falco-Prc Corato (Ba)

Angelo aveva “fame e sete di giustizia”. Inseguiva pace, speranza,
solidarietà. Cercava tutto questo non a parole ma con la forza e la
credibilità dell’andare di persona dove altri avevano bisogno del suo impegno.

Si è “fermato” a Gerusalemme in quel che da sempre è - a parole - la “Città
della Pace”.

Una pace che Angelo voleva portare in quei territori.

Il suo andare è stato interrotto con la violenza ma non ha fermato il
valore e la generosità dei suoi idelai.

Siamo in molti in questa estate particolarmente segnata dall’odio e dalle
guerre a raccogliere il suo insegnamento, il suo testimone. Facciamo tutti
in modo che il tuo “andare” non sia stato vano.

Luigi Ciotti, presidente di Libera e del Gruppo Abele

Non ti conosco. Ho ascoltato in tv, con orrore, ciò che è accaduto. Ho
riconosciuto quella strada fuori le Mura Vecchie della Terra Santa che
anch’io, un anno fa, ho percorso guardando una splendida notte di
Gerusalemme. Ho trovato su Internet queste parole. E ho riconosciuto la mia
stessa voglia di Pace. E’ assurdo che una vita possa finire così. Addio.

Compagno Ciro

Angelo di nome e di fatto, provo qualcosa di strano, un misto tra dolore e
rabbia, per quel poco tempo che l’ho conosciuto si leggeva negli occhi che
gli piaceva la vita, il basket, addio nostro compagno di gioco.

Anonimo

Non credo nel destino ma forse è vero, certi destini sono segnati, quelli
dei coraggiosi che non si arrendono ad un mondo così difficile, e rischiano
il tutto e per tutto, aveva davvero un ammirevole coraggio.

Anonimo

Angelo ucciso dalla follia, dalla barbarie. Un compagno che ha messo a
disposizione la sua vita per cercare di migliorare quella degli altri, in
un luogo in cui ogni gesto d’umanità è un segno di speranza per un popolo
intero. Con lui si spegne una parte di tutti noi. Ma la speranza rimane. E
con Angelo in mente continueremo a lottare per la pace e per una Palestina
libera dall'odio, per un mondo libero dalla guerra.

Fabrizio. Giovani comunisti - Ravenna

Non possiamo rimanere inermi ed in silenzio davanti a tanta violenza quanta
quella che sconvolge tutto il medioriente.

Violenza, orrore, morte non siano il presente!

Umberto (Segretario Prc Fondi-Lt)

Il tuo ricordo rimarrà sempre dentro di noi, e sarai la nostra stella
polare che indica il cammino verso un Mondo di Pace e Fratellanza.

Roberto

Un altro ragazzo ucciso, in Medio Oriente, un’altra persona disarmata
stroncata dalla follia e dalla barbarie della guerra.

Questa nuova tragedia dimostra ancor di più che la violenza delle armi non
può dare soluzione alcuna. Produce solo tragedie, e stronca vite preziose,
annulla la forza della ragione.

Questi folli colpi di pugnale ci dicono di fermare la produzione di armi
che alimentano i campi di battaglia e le distruzioni di civili; annullare
l'accordo di cooperazione militare tra Italia ed Israele. Questo è quello
che ci dicono quei tre maledetti colpi di coltello!!

Walter Saresini, Dipartimento Pace e Disarmo Prc - Brescia

Poche parole e tanta, troppa rabbia.

la guerra travolge tutto e questa volta ha travolto Angelo, una piccola
grande speranza di Pace in un mondo che avanza spedito verso la barbarie.

Danilo Corradi

Volontario in un mondo fatto di troppe guerre, compagno in un mondo in cui
solo gli utopici continuano a credere negli ideali. La tua passione si
unisce oggi alla nostra e continuerà a rimanere attiva nelle nostre azioni,
nei nostri sogni e nelle nostre vite.

Circolo Prc “Ilario Macri” Caulonia

Leggo la tragica notizia, sono indignato e scosso.... non so più cosa
pensare, le conseguenze di queste sporche guerre questa volta toccano in
prima persona un giovane militante di Rifondazione che si trovava in
Palestina per dedicarsi per aiuti umanitari, mi chiedo... ma tutto questo
ha ancora senso.... mentre camminavo e leggevo la notizia con la foto di
Angelo accanto a Bertinotti mi è scappata una lacrima.

Roberto Pau

Angelo meriti di essere ricordato come un eroe dei nostri tempi, perché hai
perso la vita troppo presto, facendo qualcosa di veramente ammirabile.

A noi non resta che seguire la strada che avevi intrapreso da poco con la
stessa buona volontà e con la convinzione che l'obiettivo finale sarà il
trionfo della pace e della libertà. Lo faremo anche a nome tuo.

Laura (Gc - Bergamo)

Per ragioni di spazio non siamo riusciti a pubblicare tutti i messaggi
arrivati a noi e al sito dei Giovani Comunisti/e (www. giovanicomunisti. it).

Ringraziamo per aver scritto: Giulio Calella, Roberto, Micaela, Tiziana,
Federico, Delia, Lucia (Gc-Brindisi), Circolo Gramsci Villa Castelli (Br),
Mapp, Marino Ruggeri (Prc - Pesaro Centro), Ruggero Cinti (segretario Prc -
Ancona), Le compagne ed i compagni di Riva Sinistra, Circoli PRC Riviera
del Brenta - Venezia, Rossella884.


(A cura di Sonia Bertino)
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Verrà un altro giorno

Verrà un altro giorno, un giorno femminile
metafora trasparente, composizione perfetta,
adamantino, festa nuziale, solare,
fl
Verrà un altro giorno

Verrà un altro giorno, un giorno femminile
metafora trasparente, composizione perfetta,
adamantino, festa nuziale, solare,
fluido euforico. Nessuno prova il
desiderio di suicidarsi o di andarsene.

Ogni cosa, fuori dal passato, è vera naturale,
sinonimo del suo carattere originario. Come se il tempo
fosse assopito in una licenza “Prolunga il bel tempo
della tua bellezza, prendi il sole dei tuoi seni di seta,
e aspetta finché non arriverà la buona novella. Poi
cresceremo, abbiamo un tempo supplementare
per crescere ancora dopo questo giorno”.

Verrà un altro giorno, un giorno femminile
accenni canori, saluto e parole blu.

Ogni cosa è femminile fuori dal passato.

L’acqua scorre dalle mammelle della pietra.

Non polvere, né siccità o perdita.

Le colombe, nel pomeriggio, dormono
in un carro armato abbandonato, se non trovano un
piccolo nido nel letto degli innamorati.


di Mahmoud Darwish
(traduzione dall’arabo di Fawzi Al Delmi)
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Tornano da Gerusalmemme i compagni di Angelo. Disposto dalla Farnesina un
volo di Stato per fare rientare la salma. La viceministra Sentinelli «un
ragazzo con un anima grande. Attenti a strumentalizzare la sua morte»
Il cordoglio e l’abbraccio delle associazioni e della politica
Alessandra Pugliese
Alessandro Antonelli
L’aereo che ha li ha riportati casa è atterrato poco dopo le 19. Ad
aspettare all’aeroporto romano di Fiumicino gli undici compagni di Angelo
di ritorno da Gerusalemme c’era una folta delegazione della Cgil (tra
questi Gianfranco Benzi, Susanna Florio e Leopoldo Tartaglia), il sindaco
di Monterotondo Antonino Lupi, per il Prc Roberto Musacchio, Fabio Amato,
tornato proprio martedì da Gerusalemme, il coordinatore dei Giovani
Comunisti Michele De Palma e la viceministra agli esteri con delega alla
cooperazione internazionale Patrizia Sentinelli.

Per rispetto al dolore dei ragazzi, una parte dei quali ha proseguito
subito per Torino, tutti i giornalisti, anche Liberazione, sono stati
tenuti lontano. Niente sciacallaggio: le telecamere che erano sul posto
hanno atteso invano scene di commozione scomposte. «Erano scossi ma
consapevoli, provati ma lucidi» ha raccontato all’uscita dell’areoporto
Sentinelli, che ci ha tenuto a sgomberare il campo dalle
strumentalizzazioni politiche: «La cosa importante è sconfiggere un
pregiudizio: non è stato un atto di terrorismo né di fastidio per una birra
bevuta con delle ragazze. Le indagini sono incorso ed è opportuno evitare
congetture».

La viceministra ha espresso il suo cordoglio ai familiari, ai ragazzi e a
tutti i pacifisti: «Angelo era un compagno con una grande anima, ha perso
la vita da pacifista. Siamo qui perché anche in segno di vicinanza
all’impegno di questi ragazzi contro la guerra permanente. Dobbiamo reagire
anche con atti simbolici - ha continuato - e per questo è stato predisposto
un volo di Stato per riportare la salma di Angelo nel nostro Paese».

Se l’autopsia dovesse essere eseguita domenica, il corpo potrebbe rientrare
in Italia già in serata o lunedì.

E mentre tutti si interrogano sul senso di un gesto folle e crudele, il
cordoglio del mondo istituzionale e dell’associazionismo è unanime. C’è chi
chiede un’onorificenza al valore civile (Pecoraro Scanio) e chi, da uno
schieramento politico opposto come Gianfranco Rotondi della Dc, vorrebbe
che il nobel per la pace fosse assegnato a persone come lui.

Difficile trovare le parole davanti ad una morte così assurda. Tutto il
partito della Rifondazione Comunista si stringe attorno al “proprio”
ragazzo. «Angelo ha pagato un prezzo troppo alto alla sua passione politica
e al suo impegno sociale e civile - ha detto il segretario Franco Giordano
- i suoi gesti e le sue azioni hanno cercato di prosciugare i serbatoi
dell'odio ed il precipizio dello scontro tra civiltà». Il capogruppo del
Prc a Montecitorio Gennaro Migliore piange la scomparsa di un «concreto
sognatore» strappato all’affetto della sua famiglia e dei suoi compagni da
«un abominevole gesto di violenza - e prosegue- le sue parole intense e
appassionate ci sono indispensabili per continuare a lottare per i nostri
ideali di pace e giustizia».

Per il presidente dei senatori Prc Giovanni Russo Spena Angelo era «Uno di
noi, un pacifista, un ragazzo che lavorava nella cooperazione e gettava
ponti tra i popoli».

Sconvolto anche Michele De Palma, coordinatore dei Giovani comunisti, che
chiede «a tutti e tutte di esporre le bandiere della pace ai balconi, dalle
sedi di partito, dalle associazioni, alle porte di tutti i luoghi dove ci
sono compagni e amici che come Angelo ogni giorno cercano di costruire
faticosamente percorsi di pace».

Profondo dolore e sgomento dall’Arci, presso cui Angelo operava come
volontario: «Non crediamo che questa immane tragedia umana possa essere
interpretata in chiave politica, come un atto terroristico o una
manifestazione di odio etnico». L’Arci esprime costernazione, ma precisa
che «questo orribile fatto non fermerà il lavoro di tante e tanti
costruttori di pace».

Per la Cgil «si tratta certamente di un gesto folle e insensato, avvenuto
senza che mai si fossero precedentemente verificati episodi di violenza o
intimidazione nei confronti dei nostri volontari». Ma questo atto, dicono
da corso Italia, «non fermerà la scelta di pace a cui Angelo ha dedicato tutto
il suo impegno».

Messaggi di cordoglio da tutto il mondo politico. «Non lo dimenticheremo»
ha detto Romano Prodi, che ha commentato la morte di Angelo come «un atto
determinato ed efferato».

Il ministro degli esteri Massimo D’Alema si è detto profondamente
addolorato e nel messaggio alla famiglia esprime il suo auspicio affinché
«possa essere fatta al più presto luce sulle cause e responsabilità
dell’accaduto». Sollecitazione condivisa anche dal deputato dei Verdi Paolo
Cento.

In un telegramma il segretario dei Ds Piero Fassino esprime vicinanza ai
genitori di Angelo «caduto mentre spendeva le proprie migliori energie per
affermare i valori della pace, del dialogo e della fraternità fra i popoli»
e il sindaco di Roma Walter Veltroni rivolge al padre e alla madre di
Angelo l’abbraccio di tutta la Capitale.

Il governatore della Calabria Agazio Loiero porta ai familiari di Angelo il
cordoglio di tutta la Regione: «Nel suo nome, ci auguriamo che presto tutti
i conflitti abbiano termine».

Ma anche dall’opposizione sono arrivati messaggi di solidarietà.
Pierferdinando Casini ha comunicato ai familiari di Angelo «il grande
rispetto per le scelte di pace del giovane volontario ucciso a
Gerusalemme». Rispetto che non ha certo avuto ieri Vittorio Feltri che sul
suo giornale Libero anche di fronte alla morte di un ragazzo non ha perso
occasione per attaccare il popolo pacifista.

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La coordinatrice Arci«E’ successo in una frazione di secondo, tre
coltellate con fredda decisione». Tutte le piste «aperte» per la polizia
Un omicidio ancora inspiegabile
Francesca Marretta
Gerusalemmenostra inviata
Aveva bevuto una birra al Gerusalem Hotel, luogo di ritrovo di tanti
volontari come lui. Angelo Frammartino, 24 anni di Monterotondo (Roma)
stava tornando verso Bab Hutta insieme ad altre quattro compagne impegnate
come lui nel campo di lavoro con i giovani del Burj el Laqlaq, il centro
sociale palestinese che dagli anni ’90 è attivo in una delle zone
maggiormente degradate del quartiere arabo della Città vecchia. Gradini che
discendono nelle viscere della miseria, dove non si raccoglie la spazzatura
e dove anche ieri, come i venerdì precedenti agli uomini sotto i
quarant’anni viene impedito, all’ora della preghiera, di raggiungere la
Moschea di Al Aqsa. Un luogo in cui l’immagine di giovani palestinesi
fermati dalla polizia agli angoli delle strade in attesa del controllo
delle generalità fa parte delle scene di vita quotidiana.

«E’ successo in una frazione di secondo», racconta Anna Bucca,
coordinatrice dei campi di lavoro dell’Arci, attraverso i quali dal 2002,
tanti ragazzi come Angelo arrivano a Gerusalemme e nella West Bank per
progetti di solidarietà con il popolo palestinese, in collaborazione con
diverse associazioni israeliane (Ta’ayush, Aic). Anna riferisce dei
racconti delle ragazze testimoni dell’omicidio di Angelo, avvenuto giovedì
sera. Un ragazzino in bicicletta ha seguito il gruppo di italiani diretto
verso il centro sociale dove li aspettavano i compagni per la cena. Avevano
da poco superato la Porta di Damasco, una zona in cui, dopo la chiusura dei
negozi sul lato opposto della strada, sono in pochi a circolare. Poi è
sopraggiunto un altro giovane alle spalle di Angelo. Lo ha colpito con
freddezza e decisione ed è scappato, lasciando il coltello sul luogo del
delitto. «Angelo ha lanciato un urlo soffocato e si è accasciato a terra»,
continua Anna. Secondo la testimonianza di una delle ragazze che ha visto
per pochi secondi l’omicida, potrebbe trattarsi di un giovane palestinese
sui 18 anni, ma sottolinea Anna Bucca «non possiamo dirlo con certezza e le
indagini sono tutt’ora in corso». Non condividono la lettura sbrigativa
della prima ora delle autorità israeliane, che parlavano di un movente
politico. Ieri mattina il portavoce della polizia di Gerusalemme Shmulik
Ben Rubi continuava a non escludere la pista “terroristica”. Subito dopo il
delitto sono stati fermati cinque giovani palestinesi sospettati di essere
coinvolti nell'aggressione, rilasciati nelle ore successive.

Nelle sede dell’Arci di Gerusalemme est ieri sera Sergio Bassoli, Direttore
del progetto sviluppo della Cgil, responsabile del gruppo dei volontari, ha
dichiarato a Liberazione che comunque per la polizia «tutte le piste sono
aperte». Bassoli ha espresso alcune perplessità sulla gestione delle
indagini: «Non è stato fatto un confronto tra i fermati ed i testimoni, né
ci convince l’ipotesi secondo cui qualcuno nel quartiere potesse avere
intenzione di far del male a ragazzi italiani che da dieci giorni operavano
al centro». Bassoli conferma che l’omicida ha agito «con determinazione,
abilità e freddezza» ma allo stesso tempo ha lasciato cadere l’arma del
delitto. Non si spinge oltre sulle presunte ambiguità legate alla dinamica
della tragica morte del giovane. Parlando invece del contesto in cui si
inserisce questa vicenda, Bassoli ammette che «Gerusalemme non è più quella
che conoscevamo». Il degrado sociale della parte araba della città,
particolarmente esasperato nella zone della città vecchia in cui opera il
centro sociale, diretto dalla palestinese Dayla Husseini, è il riflesso
diretto dell’inasprirsi delle pratiche dell’occupazione israeliana.

«Prima che accadesse tutto questo - continua Bassoli - stavamo riflettendo
sulla situazione di estrema emergenza, che qui a Gerusalemme non è quella
di Gaza, fatta di bombe, di distruzione di case e di morti, ma strisciante
e lenta. Un circolo vizioso che si inserisce, in particolare per i giovani,
in contesti in cui padre e madre perdono il lavoro, vengono umiliati, dove
i bambini finiscono per strada. Dove non esiste un futuro». Bassoli
sottolinea come, anche a Gerusalemme, dopo la vittoria elettorale di Hamas,
le associazioni palestinesi, il cui ruolo è spesso proprio quello di
inserirsi in un contesto sociale che marginalizza e discrimina gli arabi,
abbiano sofferto del taglio dell’assistenza dall’estero. «Le associazioni
palestinesi di Gerusalemme stanno chiudendo e questo a causa di una
politica che punisce una popolazione che da sola non ce la fa a
sopravvivere». La prossima settimana, dopo l’autopsia che sarà effettuata
al termine dello Shabat, tornerà in Italia con la salma di Angelo.

Se ogni ipostesi sul movente dell’omicidio resta per ora un’illazione va
ricordato che, a differenza dei tempi della prima intifada, negli ultimi
tre anni sono stati registrati episodi di ostilità, avversati dagli stessi
palestinesi, nei confronti di volontari o giornalisti occidentali, in
particolare a Gaza. Segnale di un clima che l’attuale contesto di conflitto
non aiuta a migliorare.
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Le mail spedite all’amico di sempre. Assemblee, cineforum, il chioschetto
libero e aperto: la vita e la politica di un giovane “militante” di
Monterotondo, alle porte di Roma
Karo Kompagnone, hai fatto l’ordine del giorno?
Claudia Russo
“Per il nostro kompagno Angelo” è il soggetto di una mail appena arrivata
in redazione. L’ha spedita Roberto dal circolo di Rifondazione di
Monterotondo, dal pc che usava Angelo per comunicare con i giovani
comunisti della sua città e a tutti quei ragazzi e ragazze che, non
iscritti al partito, condividevano con lui quel suo modo così vivo di fare
politica: dentro e attraverso la cultura. Angelo ha la mia età. Per quelli
della nostra generazione
comunicare significa scrivere mail e inviare sms e, credetemi, non c'è
nulla di arido o asettico in questo. C'è un codice, ci sono simboli ed
espressioni che solo chi appartiene ad una certa “community” cioè comunità
di intenti, obiettivi, e “modus sentendi” può far proprie e riutilizzare.
L'informazione corre nella rete e con lei, attraverso caratteri, acronimi e
allegati, viaggiano le idee e le battute, gli appuntamenti e le risate.
“Caro amico ti scrivo”, si diceva una volta. Cari amici vi scrivo, dice
oggi Angelo che, alla possibilità di un comune agire politico e sociale,
crede davvero. Come segretario dei giovani comunisti di Monterotondo - che
poi, li ho conosciuti, sono tutti giovanissimi e hanno facce aperte di
bambini che diventano grandi - Angelo aveva creato e gestiva una folta
mailing list e scriveva a tutti: anche a noi, giovani comunisti della
grande città. Ci aggiornava su assemblee e iniziative, ci parlava delle
difficoltà del far politica in un ambiente suburbano, ci illustrava i
dissidi tra Ds e Prc sulle questioni legate al piano regolatore della sua
città. «Il cirkolo di Rifondazione Comunista di Monterotondo ospita ed
abbraccia una nuova rassegna cinematographyca!». Si apre con la dolcezza di
un abbraccio e la violenza espressiva del “K” una mail datata 18 maggio,
pochi giorni prima dell'inaugurazione di un ciclo di proiezioni di film sul
tema “droghe”. Aveva disegnato e realizzato graficamente il manifesto della
prima edizione di Rifondafilm e lo avevo allegato alla mail. «Nb. aprite la
lokandina! Ci vuole qualche attimo d'attesa ma merita!» - scrive ai
compagni. La apriamo e leggiamo i sei titoli in rosso su fondo scuro, una
farfalla ad ali spiegate e l'indicazione Anno domini MMVI. Angelo è un buon
grafico, ma non è questo il punto. La sua scrittura è intima e serena.
Corre veloce tra l'ortografia volutamente distorta e l'inglese ironicamente
mascherato “alvaro, uelcom” e ancora: «Grazie, grazie tante a Sandro&Luka
(from Bad Company1996). Per questi film, Per ’sta botta di luce!». Non si
fida del buio Angelo, rincorre la luce abbagliante di “fuochi accesi per
scacciar i lupi” e quella “fioca di candele e lampade a petrolio” descritta
in una poesia che circola, guarda caso via internet, a firma Giovani
Comunisti/e Monterodondo. Roberto è suo amico da sette anni. «Andavamo
spesso a berci una birra in una via che chiamiamo La Passeggiata perché è
chiusa al traffico. Ci sono tre bar, ma Ange voleva sempre andare al
chioschetto perché, diceva, è quello più aperto e libero...» dice mentre ci
permette di leggere e pubblicare alcune mail a lui indirizzate. La prima è
quella che mi aspetterei di ricevere dal mio miglior amico. Passionale come
tutti i meridionali e fedele come dovrebbero esserlo tutti i compagni.
«Grazie kompagno robie!! /ieri sera ho visto tua sister a san lorenzo.. non
glielo dire non sono una guardia ma sono calabrese! /you know what i mean/a
domani per cineforum! hasta/ange». Ce n'è un'altra, datata dicembre 2005,
in cui Roberto è chiamato Karo Kopagnone ed è invitato a preoccuparsi
dell'ordine del giorno di una futura assemblea post-natalizia. «Ho fame»
scrive ad un tratto. «Viva l'oriente! Tutto o mondo è paese». Viva
l'Oriente dice, non viva Palestina o Israele. Viva l'altro e la diversità,
viva ciò che è ad est se siamo ad ovest e a sud se siamo al nord. Roberto
non è di origine italiana. Quando si tratta di dare appuntamenti culturali
spesso c'è in basso la firma Dorian Wilde. «Da poco si è conclusa la
riunione dei grandi.. dovresti venirci ogni tanto…te fai le ossa! /Bella!
Domenica riproponiamo la mostra fotografica del fosforo bianco in Iraq…».
E' facendo il tifo per il mondo e la gente che a lui piaceva, che
salutiamo, oggi, il compagno Angelo: «viva l’orient-express, viva il
komunismo agli occhi a mandorla, viva il komunismo ha gli occhi a mandorla,
viva il komunismo bulgaro ed i suoi migranti in terra italiana, viva
Nakamura, fred astaire, salvatores, kiarostami, beppe grillo, sandro
ciotti, cicciolina, nelson mandela, paolo maldini, nikie vendola, lorella
kukkarini, freud, de crescenzo, marx, lenin, gramsci & other very special
people».
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L’odio contro cui si batteva e il grido strozzato in gola
Pacifista, comunista
e nonviolento
il suo e il nostro cammino
Giovanni Russo Spena
A Gerusalemme, vicino alla Porta di Damasco, il più importante villaggio
del meticciato globale, è morto Angelo Frammartino, un nostro ragazzo, uno
di noi. Faceva cooperazione, costruiva ponti tra i popoli, gettava semi di
vita, come i nostri figli.

Sono addolorato; un giovane comunista muore per mano di un figlio del
popolo da lui più amato. E’ il paradosso della gerra globale, forse. E’
certo la materialità di un grido strozzato: liberazione o barbarie, degrado
di civiltà, corrompimento di rapporti sociali.

Sento ciò anche come una nostra sconfitta: non siamo stati in grado fermare
la guerra, di dare a ogni popolo il suo Stato. Non siamo riusciti a evitare
che la violenza dell’aggressore sfregiasse il viso anche dell’aggredito.

Angelo lo aveva compreso e scritto: «La violenza che c’è nel mondo non ne
consente altra. La nonviolenza, come il comunismo, è a un tempo una
finalità, una metafora, un pecorso». Questo giovane ci insegna il futuro.
La sua vita, stroncata troppo presto, e le sue riflessioni ci indicano la
strada del pacifismo contemporaneo.

Quella strada non passa solo per la riaffermazione della convivenza e del
dialogo contro le culture dell’intolleranza e dell’odio. Ci impone anche di
ripensare dalle fondamenta la concezione della politica: non più un
qualcosa che si distingue dalla guerra solo per i diversi mezzi che
adopera, ma una pratica che con la guerra è sempre e comunque
inconciliabile. Una cultura e una concezione del mondo opposte a quelle dei
bombardieri israeliani che devastano il Libano o dei terroristi che, a
Londra, progettavano una nuova orrenda strage di civili.

Questo era il senso dell’impegno politico di Angelo, e del nostro, della
sua nonviolenza e della nostra. Se è giusto definirlo una vittima
innocente, non lo è fingere che sia morto per caso, come un passante
capitato per coincidenza in mezzo a una rissa. Angelo è morto per la scelta
di operare concretamente e coraggiosamente per la pace, nonostante i rischi
che sempre comporta l’impegno non violento dove la violenza è ancora sovrana.

Oggi non posso fare a meno di ripensare agli sguardi di odio che avevo
colto, qualche mese fa, a Gerusalemme, negli occhi dei giovanissimi
israeliani e palestinesi, gli adulti di domani. Nati dalla violenza e dalla
distruzione, dall’occupazione, dalle bombe, dagli attentati. Quegli sguardi
promettevano nuova violenza e nuova distruzione, nuove stragi.

Contro quell’odio si batteva Angelo. Fermare quella spirale è il nostro
dovere. Ed è anche il solo modo per ricordare Angelo Frammartino, nostro
compagno, e per difenderne la memoria contro gli sciacalli che vorrebbero
usare la sua morte per combattere quello in cui credeva, per capovolgere
cinicamente il senso della sua intera vita.

Non lo permetteremo.