Szerző: Rosario Gallipoli Dátum: Címzett: forumlecce, aa-info, aa-forum Tárgy: [Lecce-sf] Fw: [antiamericanisti] Così lavora l'esercito del popolo-macellaio "eletto". Contrastato, VALOROSISSIMAMENTE, solo dagli Hezbollah eroici. CHE LO FARANNO TORNARE A CASA, NEGLI INFERI.
DISASTRO UMANITARIO, IL PREMIER DEL LIBANO PIANGE
BEIRUT - Mille morti in 27 giorni - il 30 per cento dei quali bambini - sono
una misura che neanche il cuore di un premier può reggere. Perciò quello
libanese, Fuad Siniora, piange senza ritegno davanti ai ministri degli
esteri arabi e alle telecamere. Ma le sue lacrime - per errore gli
comunicano una strage di 40 libanesi, che poi non viene confermata - sono
anche per un milione di suoi connazionali sfollati che hanno perso, almeno
per il momento, la casa, e per gli innumerevoli altri che rischiano fame,
malattie, morte, se continueranno a non ricevere aiuti, cibo, medicine e
cure negli ospedali che non hanno luce elettrica e acqua ed i cui generatori
non possono essere alimentati senza carburanti.
"Deploriamo la continuazione dei bombardamenti sulle infrastrutture civili
(inclusi ponti, strade, depositi di benzina, stazioni elettriche e ospedali)
in Libano - dice oggi in conferenza stampa a Beirut il coordinatore
umanitario dell' Onu in Libano, David Shearer - e chiediamo a tutte le parti
in questo conflitto di rispettare i propri obblighi previsti dalle leggi
umanitarie internazionali riguardanti i civili". Ma Shearer condanna anche
"i continui attacchi con razzi di Hezbollah contro obiettivi civili in
Israele" e risponde che le due petroliere che dovrebbero portare
rifornimenti al Libano - una battente bandiera spagnola e una di Bahamas -
sono ferme a Cipro e non arrivano perché i comandanti non sono autorizzati
dalle loro società di assicurazione ad affrontare i rischi dell' ingresso
nel porto di Beirut.
Se le scorte di carburanti del Libano dovessero finire, e quindi non dovesse
esserci più produzione di energia elettrica, gli ospedali si bloccherebbero
e così pure le stazioni di pompaggio dell' acqua, "allora ci troveremmo di
certo davanti ad una crisi umanitaria di enorme portata", conclude Shearer.
Accanto a questi allarmi ci sono anche i dati concreti forniti dalle
autorità libanesi su cittadini uccisi o, in minima parte dispersi (ma con
ogni probabilità morti anch'essi) e sugli sfollati. L' Alto Comitato per i
soccorsi, ente governativo, fornisce il numero di 958 vittime (in mattinata
il ministro della sanità aveva diffuso le cifre di 925 morti accertati e 75
dispersi) - il 30 per cento delle quali sono bambini di meno di 12 anni - e
3.369 feriti. Il numero totale degli sfollati, 915.000, si avvicina ogni
giorno di più al milione - secondo altre fonti lo avrebbe già superato, ma
dipende dai parametri presi in considerazione - e di questi ben 700.000 all'
interno del Libano.
Sono in prevalenza cittadini scappati per paura o costretti ad abbandonare
le proprie case dai bombardamenti o dagli scontri tra le due parti che si
combattono, oppure, com' è successo anche oggi, che ricevono intimazioni
dall' esercito israeliano di andarsene o di rimanere in casa. Qualche fonte
allude impropriamente ad un "coprifuoco" imposto sulla popolazione, ma l'
espressione suscita molti dubbi, non essendo certo le forze armate di
Israele, in posizione di controllo temporaneo forzato di una fascia del
territorio libanese, né un' autorità statale né un' autorità di occupazione
in grado di ordinare questa misura, ma semmai soltanto di intimare di non
muoversi ai residenti di quella fascia.
Un' altra denuncia viene dall' Alto Commissariato per i Rifugiati (Unhcr),
sempre di Beirut, che in un comunicato fa sapere: "se non possiamo
trasportare gli aiuti dai nostri depositi di emergenza in Siria, Giordania
ed altrove, i nostri magazzini qui rimarranno vuoti e gli sfollati non
potranno ricevere aiuti". La premessa è che i bombardamenti delle strade del
Libano del nord hanno "ostacolato severamente" le operazioni dell' ente nel
fine settimana e ricorda che due automobili sono state centrate da missili
dei caccia israeliani sulla strada per Tiro a 30 metri da un convoglio Onu
che trasportava coperte e materassi. "Non possiamo operare in queste
condizioni rischiose, nelle quali civili innocenti vengono uccisi vicino a
noi. Il sostegno umanitario è necessario - si rileva nel comunicato - e
quando ci viene garantito che possiamo viaggiare, deve esserlo in modo
certo, senza che si rischino perdite umane".
Tra le innumerevoli categorie a rischio di vita o di malattie gravi, una Ong
segnala infine la presenza a Sidone di 1200 donne incinte che entro le
prossime due settimane dovrebbero partorire. "La Caritas denuncia questa
situazione - dice all' Ansa Carla Bouk Heir, di una organizzazione non
governativa d libanese - e se non si potrà garantire a quelle donne l'
assistenza necessaria, riusciranno quei bambini a nascere ed, una volta
nati, a sopravvivere?".