[Lecce-sf] Fw: Fwd:Fw: REPRESSIONE, ISOLAMENTO, 41BIS: RESOC…

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Autor: Maria
Data:  
Dla: la mailing-list del Lecce social forum
Temat: [Lecce-sf] Fw: Fwd:Fw: REPRESSIONE, ISOLAMENTO, 41BIS: RESOCONTO DELL'ASSEMBLEA DEL 23 LUGLIO A MILANO E APPELLO PER UNA ASSEMBLEA DA TENERSI A ROMA IL 10 SETTEMBRE

----- Original Message -----
From: "apemaia_1955" <apemaia_1955@???>
To: "mm-lecce" <mm-lecce@???>
Sent: Monday, August 07, 2006 7:33 PM
Subject: Fwd:Fw: REPRESSIONE, ISOLAMENTO, 41BIS: RESOCONTO DELL'ASSEMBLEA
DEL 23 LUGLIO A MILANO E APPELLO PER UNA ASSEMBLEA DA TENERSI A ROMA IL 10
SETTEMBRE


---- Original Message -----
From: Paolo Dorigo
Cc: operaiolibero@???
Sent: Sunday, August 06, 2006 3:44 PM
Subject: Fw: REPRESSIONE, ISOLAMENTO, 41BIS: RESOCONTO DELL'ASSEMBLEA DEL 23
LUGLIO A MILANO E APPELLO PER UNA ASSEMBLEA DA TENERSI A ROMA IL 10
SETTEMBRE


non contiene la parola "tortura"
cestinato
Paolo
----- Original Message -----
From: operaiolibero@???
To: carcmo@???
Sent: Sunday, August 06, 2006 3:04 AM
Subject: fw: REPRESSIONE, ISOLAMENTO, 41BIS: RESOCONTO DELL'ASSEMBLEA DEL 23
LUGLIO A MILANO E APPELLO PER UNA ASSEMBLEA DA TENERSI A ROMA IL 10
SETTEMBRE


Inoltro.

ciao
Renzo


----- Original Message -----
From: <telecomdimerda@???>
To: <ml-it@???>

Sent: Friday, August 04, 2006 8:12 PM
Subject: [ml-it] REPRESSIONE, ISOLAMENTO, 41BIS: RESOCONTO DELL'ASSEMBLEA
DEL 23 LUGLIO A MILANO E APPELLO PER UNA ASSEMBLEA DA TENERSI A ROMA IL 10
SETTEMBRE


REPRESSIONE, ISOLAMENTO, 41BIS
RESOCONTO DELL'ASSEMBLEA DEL 23 LUGLIO A
MILANO
E APPELLO PER UNA ASSEMBLEA DA TENERSI A ROMA IL 10 SETTEMBRE


Domenica 23 luglio si è tenuto un incontro a Milano sul tema del 41bis
e della lotta contro ogni forma di isolamento e annientamento
carcerario.
Tematiche, a nostro avviso, sempre più urgenti dato il
salto di qualità operato dalla repressione negli ultimi anni e dal
momento che a quest´ultimo non si è ancora riusciti ad opporre un´
adeguata rete di solidarietà tra dentro e fuori. Ma nonostante la
strada da percorrere in questo senso sia ancora lunga ed il terreno da
recuperare in termini di lotta contro il carcere sia ancora tanto, le
iniziative di solidarietà sotto le galere e i vari tentativi di rompere
l´isolamento (l´invio di lettere, libri, cartoline...) si stanno
moltiplicando raccogliendo così quello che è un sentire comune ogni
giorno più stringente: la necessità di combattere il carcere e le ombre
che le sue mura gettano sulle vite di tutti i proletari e di chi lotta.

L´esigenza primaria emersa dall´assemblea, convocata al fine pratico
di definire collettivamente una serie di momenti di dibattito e di
mobilitazione, è stata quella di muoversi in futuro seguendo due
livelli di lavoro paralleli e prioritari:

o la solidarietà diretta ai
prigionieri rivoluzionari sottoposti a regime di 41bis o di E.I.V
(Elevato Indice di Vigilanza) e a tutti/e coloro che nelle galere
combattono l´isolamento, la dispersione e l´annientamento carcerario;
o
la costruzione di iniziative diffuse sul territorio (nelle piazze, nei
quartieri, nelle scuole...) e l´elaborazione di strumenti di propaganda
tradotti in più lingue per sensibilizzare ed informare rispetto i nuovi
aggiornamenti repressivi - con particolare riferimento alle nuove (e
vecchie) leggi sulla sicurezza e sull´immigrazione, ai reati
associativi, all´impiego del "concorso morale" e della "devastazione e
saccheggio"... - con lo scopo di allargare dal basso la mobilitazione e
mostrare il legame tra il ricorso a questi espedienti ed il riassetto
del sistema penale in funzione della guerra e della conseguente
gestione del fronte interno con la carcerazione di ogni "nemico"
sociale, immigrato, scioperante, islamico, ladro o ribelle che sia .

Dal dibattito è inoltre emerso che le considerazioni e le prospettive
espresse dal documento di indizione dell´incontro del 23 luglio sono
pienamente condivise, e pertanto che:

o non ci interessa una lotta
specialistica contro l´articolo 41bis ma una lotta ad ampio raggio
contro ogni forma di isolamento e annientamento carcerario partendo da
una precisa connotazione di classe della funzione carceraria e dalla
conseguente inseparabilità di una lotta contro il 41bis da una lotta
contro il carcere e la società che lo crea;
o consideriamo importante,
oltre ad evidenziare la gravità degli effetti psico-fisici determinati
dall´imposizione del regime di 41bis, sottolinearne la precisa finalità
di annientamento politico e di attacco all´identità rivoluzionaria e,
partendo da questo presupposto, sviluppare una solidarietà non
"umanitaristica" ma di classe e rispettosa dell´identità politica dei
prigionieri.
o Ci preme infine ricordare che ad essere sottoposte a
41bis sono oltre 600 persone e che tale articolo, anche in vista di una
sua futura possibile estensione, non investe unicamente i prigionieri
rivoluzionari ma deve essere letto come punta di diamante di un attacco
al proletariato nel suo insieme e, in particolare, alla dimensione
collettiva da cui scaturiscono le lotte carcerarie.

Sulla base di
questi presupposti i compagni e le compagne presenti all´incontro
rilanciano:

o la partecipazione ai cinque presidi in contemporanea
sotto le carceri di Voghera, Alessandria, Bologna, Napoli e Benevento
(dove sono imprigionati/e dal 4 maggio scorso 5 anarchici/anarchiche
del Silvestre di Pisa, tutti/e in regime EIV con censura sulla
corrispondenza - che si trasforma spesso in blocco totale della posta
sia in uscita che in entrata.
Questi presidi saranno anche in
sostegno a tutti i compagni e le compagne condannati/e per 270bis in
merito all´inchiesta sulle C.O.R e in solidarietà con tutti i detenuti
e le detenute.
o Un´assemblea di confronto e coordinamento da tenersi a
Roma per il 10 settembre per arricchire di contributi e di pratiche
differenti la solidarietà ai prigionieri e rendere più efficace la
lotta contro ogni forma di isolamento e annientamento carcerario, di
cui il 41bis è lo strumento più avanzato.
o Una mobilitazione a l´
Aquila con passaggio sotto il carcere speciale dove sono sottoposti a
regime di 41bis più di 150 detenuti (su 600 complessivi in Italia) tra
i quali la prigioniera rivoluzionaria Nadia Lioce.
L´isolamento
territoriale e l´ostilità climatica della zona (non a caso prediletta
per la costruzione di carceri...) impongono tempi stretti nella
preparazione; tempi che tuttavia si conciliano con l´urgenza di dare
una risposta combattiva ed unitaria all´innalzamento del livello
repressivo.

L´assemblea di Roma sarà anche occasione per costruire
collettivamente questa mobilitazione e tutte quelle che insieme
riterremo opportuno sostenere e rilanciare.

Alleghiamo a questo
appello il breve contributo sul 41bis redatto dal collettivo di lotta O.
L.Ga. e già diffuso come parte integrante dell´appello di convocazione
dell´assemblea del 23 luglio.

agosto 2006
OLGa - è Ora di Liberarsi
dalle Galere - olga2005@???

***

ISOLAMENTO E ANNIENTAMENTO,
LE FINALITÀ DEL 41BIS

Entrambe queste pratiche il sistema carcerario
le realizza nelle sezioni di isolamento ben presenti in ogni carcere,
nelle sezioni speciali (EIVC=elevato indice di vigilanza cautelativa) e
là dove vige il regime del 41bis. Quest'ultimo si può definire il più
grave, perché a differenza di ogni altra forma corrispondente non è
punitivo relativamente a singoli episodi, non si limita a separare
gruppi di prigionieri da altri, ma realizza tutto questo ed altro
ancora in funzione di un regime carcerario compiuto e determinato nel
suo scopo. Nelle sezioni governate attraverso il 41bis non ci sono
prigionieri in punizione, che abbiano condotto rivolte o abbiano avuto
scontri con le guardie o comunque non sono trasferiti lì solo a causa
di simili "accuse". No, in grandissima parte in quelle sezioni vengono
rinchiuse persone appena arrestate e per restarvi anche decenni, quindi
ancora da processare, le quali, tuttavia, secondo le procure, la
polizia e i carabinieri sono membri di "organizzazioni mafiose". Il
regime del 41bis, in origine, venne elaborato con lo scopo principale,
anche se non esclusivo, di colpire gli arrestati considerati membri di"
organizzazioni di stampo mafioso" (art.416bis codice penale). Esso fu
la risposta dello stato sul piano carcerario alle bombe di Palermo
dell'estate 19921.
Centinaia di giovani in carcere (o rastrellati nei
quartieri come Scampia) furono deportati nelle peggiori carceri, in
particolare nelle solite isole (Asinara e Pianosa), dove contro di loro
furono compiute nefandezze inenarrabili, le peggiori. Oggi nelle
sezioni del 41bis, dislocate in diverse carceri, fra le quali Tolmezzo,
Parma, L'Aquila, Terni, Ascoli Piceno, Opera, sono rinchiuse oltre 600
persone.
L'applicazione del 41bis, in sostanza, prescinde dal
comportamento in carcere, piuttosto attacca da subito il prigioniero
come nemico, lo aggredisce con ogni mezzo per tentare di frantumargli
dichiaratamente ogni rapporto con l'esterno, ogni identità antagonista
allo stato, o, nel caso della "mafia", concorrenziale alla consorteria
borghese dominante in una data fase. La differenza con le carceri
speciali, con le stesse sezioni EIVC di oggi, nella sua ferocia è
netta: nelle prime, seppure in forma ridotta, gli spazi di socialità e
di autodeterminazione, le possibilità di lavoro, le relazioni con
l'esterno attraverso lavoro, colloqui, posta, pacchi, seppure censurati
e controllati, continuano ad esistere. Il 41bis eredita e infine supera
l'intera esperienza differenziatrice e assassina delle carceri speciali
e dei "braccetti della morte"2. Il prigioniero può uscire da questo
tunnel solo pentendosi e dissociandosi apertamente, soprattutto dalla
prassi collettiva.
Posti i risultati raggiunti attraverso il 41bis nel
ridimensionamento della "mafia" (qui bisogna tener conto dei possibili
connubi fra apparati statali e gerarchie delle organizzazioni della
criminalità organizzata), lo stato nell'ottobre 2005 ha tastato il
terreno alla sua maniera: sentendosi sufficientemente legittimato ha
deciso di estendere l'applicazione del 41bis, per la prima volta, anche
a compagne e compagni - a prescindere dalle loro condizioni fisiche e
psichiche, come spiega bene il caso della compagna Diana Blefari
sottoposta ad una vera e propria odissea tra carceri speciali e reparti
clinici (come quello di Sollicciano in cui è detenuta attualmente) a
seguito dell´applicazione del 41bis, regime che ha pesantemente
aggravato le sua condizioni psico-fisico già provate dalla carcerazione
ordinaria.
Sono in tal modo stati trasferiti nelle sezioni di massimo
isolamento compagne e compagni delle Br arrestate/i negli ultimi due o
tre anni.
Questo salto di qualità repressivo è stato possibile grazie
anche alla maggioranza politica borghese trasversale, formatasi nella
realtà della guerra imperialista e della crisi generale in cui è
avviluppata la società. Negli ultimi 15 anni si è consolidata una
maggioranza entro la borghesia favorevole all'annientamento e
all'isolamento di chi la combatte, la critica e la ostacola, sia esso
il resistente arabo, l'emigrato combattivo, le compagne e i compagni
che in mille modi cercano di costruire percorsi di lotta, pratiche di
resistenza collettive sui diversi terreni sociali, a cominciare dal
lavoro, o anche dal carcere come noi.
Tale maggioranza nel decennio
successivo, passo dopo passo, ha ampliato e puntualizzato il 41bis nei
suoi scopi come nelle sue funzioni, fino a renderlo fatto legale
compiuto e stabile3. Il trasferimento nelle sezioni del 41bis delle
compagne e dei compagni è stato reso possibile anche dalla condizione
di ridotta capacità di iniziativa generale del movimento
rivoluzionario, anche su questo piano.
Quando nell'ottobre 2005 sette
compagni/e delle Br-Pcc furono trasferiti dalle sezioni EIVC o anche
semplicemente normali alle sezioni del 41bis, Castelli in persona ne
dette notizia in tv. Il ministro in quell'occasione ci tenne a
dichiarare che il trasferimento non era "vendicativo", ma dettato dal
"pericolo di fuga". Secondo noi la decisione dello stato va invece
considerata quale atto di guerra - e contro tutta la classe proletaria;
un atto in cui trova posto anche la vendetta . Non sembri esasperata
questa considerazione. Se lo stato riuscisse a estorcere alle compagne
e ai compagni ora rinchiuse\i la dissociazione o persino l'abiura
questo sarebbe un colpo non indifferente alla credibilità e continuità
del processo rivoluzionario in Italia e non solo. Di conseguenza la
solidarietà verso di loro, per noi, è semplicemente sicura e ferma pur
dovendosi manifestare in forme a volte particolari, come lo è, nei
confronti di tutti i prigionieri ribelli e antagonisti a questa
società.

Visto l'accanimento dello stato nel criminalizzare le
relazioni fra compagni/e attraverso l´ampio impiego di articoli penali
quali il 270bis (contro l'associazione), il 110 (concorso morale e
psichico), come nell'aggravare le condanne inerenti pratiche di
sabotaggio, trasformate in "devastazione", "tentata strage" ecc., è
allora lecito pensare che lo scopo di questo accanimento sia di elevare
l'aggregazione, magari episodica, a organizzazione per legittimare il
successivo attacco sul piano giuridico penale e carcerario. Gli esempi
si sprecano; ultimi in ordine di tempo, ma non certo di importanza, gli
arresti dei compagni di Pisa, immediatamente dispersi sulla penisola e,
alcuni, rinchiusi in sezioni E.I.V.C, solo qualche settimana prima
della sentenza di primo grado (la prima di questo tipo per 270bis) che
ha visto condannare a pene fino ai 6 anni proprio alcuni/e di questi/e
compagni/e ora nuovamente inquisiti. Non c'è da allarmarsi, ma, a
nostro parere, solo da aprire tutti gli occhi, registrare quanto sta
accadendo per poterlo respingere con maggiore unità e prontezza, di
quelle oggi esistenti. Il piano dello stato sul piano giuridico-penale
lo si può cogliere nei recenti processi di Cosenza (sud ribelle),
Genova, Lecce, Versilia, Bergamo, Torino e a Milano, per i fatti
dell'11 marzo, ed anche nell'addestramento oggettivo delle guardie,
sulle cui gambe cammina ogni piano relativo alle carceri. Ad esempio,
per realizzare ogni nuova forma carceraria, compresa l'applicazione del
41bis, le guardie devono essere addestrate, anche quelle inviate "in
missione" per poche settimane; in tal modo il ministero acquisisce
nelle proprie mani uno strumento formidabile per la propagazione e
l'affermazione dell'isolamento e dell'annientamento sull'intero sistema
carcerario. Le guardie, corpo di polizia oggi sufficientemente
integrato a carabinieri, polizia e procure anche attraverso la
partecipazione alle guerre imperialiste, condividono tutto ciò, perché
vi vedono accresciute loro funzioni specifiche. Del resto, quanto più
si estendono, isolamento e umiliazione dei prigionieri, quanto più
viene ridotta la loro autodeterminazione, tanto più aumentano arbitrio,
arroganza e potere della guardie. In una sezione del 41bis queste
devono levare il sedere dalla sedia molte meno volte che in una sezione
normale, pur prendendo una paga maggiore, anche per questo lo
preferiscono.
Fra l'armamentario de 41bis un posto di rilievo spetta
senz'altro al processo in "videoconferenza". Il prigioniero sotto
processo rinchiuso nelle sezioni del 41bis non può entrare in
tribunale, segue il processo da una saletta attrezzata per il
collegamento con il tribunale o la corte che sia ricavata nel carcere
in cui si trova; al suo fianco ci potrebbe essere l'avvocato e davanti
l'ufficiale giudiziario e ovviamente le guardie. Anche in caso di più
"imputati" ognuno rimane nel carcere nel quale si trova, nessuno può
incontrare nessun "coimputato", quindi, fra le altre, non è possibile
nessuna difesa collettiva, la quale, per esempio, è stata invece
possibile nei processi alle organizzazioni comuniste combattenti negli
anni 70 e 80 in Italia e persino nel processo alla Raf svoltosi nel
carcere di Stammheim-Stoccarda, simbolo della controrivoluzione
imperialista in Europa per molti decenni. Ora il 41bis ne ha preso il
posto. Nel processo in videoconferenza non è possibile nessuna critica
da parte di chi è accusato dallo stato, nessun attacco per difendersi,
per ribaltare l'agire del tribunale, della corte e della procura che
sia, poiché tutti loro possono spegnere quando e come vogliono,
dichiarando il rituale "non è attinente", il video sul quale compare il
compagno o la compagna che intendano processare gli accusatori o
comunque rivendicare la loro appartenenza alla classe ecc. . Chi sotto
accusa, "imputato", in questo particolare modo di fare il processo non
può avere alcuna influenza sul processo, non può ribattere, farsi
valere. Con una pressione del dito ogni possibilità di attacco o di
difesa, sia pure virtuali, sono cancellati in quanto in origine è
cancellato l'"imputato". Non c'è processo, così come non c'è partita se
una squadra non viene portata in campo, da cui ne consegue che l'esito
della partita è deciso con la soppressione dell'avversario, in questo
caso dell'"imputato" fissato come nemico. Qui l'intero processo di
rottura o processo-guerriglia, condensato del movimento rivoluzionario
degli anni fra il 1968 e il 1982, viene reso impossibile; ora la
rottura - nelle sue forme concrete, anche in questo campo come in altri
- rimane in gran parte da inventare4.

La liberazione da questa cappa
che grava sullo sviluppo del movimento rivoluzionario, sulla condizione
dei compagni e delle compagne in carcere, su tutti i prigionieri come
su tutti gli sfruttati, date le condizioni di lavoro e di vita sempre
più affidate al caso e all'arbitrio del padrone e delle sue agenzie,
noi ce lo poniamo come scopo. Siamo coscienti che la lotta che
proponiamo di portare avanti contro l'isolamento e l'annientamento
nelle carceri è un qualcosa disseminato di difficoltà, ma se teniamo
fermo il presupposto di tener preservata l'identità rivoluzionaria
delle prigioniere e dei prigionieri, che la loro pratica appartiene
alla classe, assieme a tante altre pratiche, questo spazza via le
incrostazioni che dividono noi che siamo fuori, contribuisce ad unirci.
Per capirci consideriamo che la manifestazione a Parma del 25 marzo
scorso, come le tante iniziative attuate sotto le carceri per rompere l´
isolamento, siano un passo concreto e importante che facciamo nostro e
che ci proponiamo di seguire e sviluppare oggi e in futuro. Siamo
coscienti che c'è tanto da lavorare per costruire la relazione fra
esterno e interno, a partire da chi già lotta, da chi vuole manifestare
la propria solidarietà in modo concretamente combattivo, diretto, che
le difficoltà sono numerose, ma a pensarci bene, possono non esistere
difficoltà nella realizzazione di una lotta unitaria e combattiva
contro la "punta diamante" della repressione e della controrivoluzione
dello stato?

Note

1) L'esperienza ultraventennale maturata dallo
Stato in tema di differenziazione ed individualizzazione del
trattamento penitenziario ha consentito negli anni novanta di
sistematizzare la materia relativa ai circuiti carcerari correlandola
organicamente con la legge penitenziaria (la cosiddetta riforma
penitenziaria del 1975 novellata nel 1986 dalla c.d legge Gozzini) e
con il decreto legge 8 giugno 1992 n. 306 (cosiddetto decreto Scotti-
Martelli) convertito nella legge n° 356/92 che aggiungeva al già
esistente art. 41 bis un ulteriore comma con il quale viene disposta
"la sospensione delle normali regole di trattamento penitenziario nei
confronti dei detenuti per taluno dei delitti di cui al comma 1
dell'art. 4 bis O.P., ovvero in primo luogo per i reati di associazione
mafiosa, di sequestro di persona a scopo di estorsione, di associazione
finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, ma anche per i reati
commessi con finalità di terrorismo, per il reato di omicidio, di
rapina ed estorsione aggravata e per traffico di ingenti quantità di
stupefacenti...
A queste prescrizioni disposte direttamente dal Ministro
di Grazia e Giustizia si aggiungono un'altra serie di limitazioni di
volta in volta stabilite dal direttore dell'Istituto o più
verosimilmente dal responsabile del G.O.M. (gruppo operativo mobile),
il corpo speciale della polizia penitenziaria che gestisce queste
sezioni. Così in molte di queste sezioni vi è il divieto di portare i
guanti o un cappelletto di lana in testa, in altre è consentito il
cappelletto a patto che non arrivi a coprire le orecchie (si consideri
che la maggior parte delle carceri dove stanno questi detenuti è al
Nord: Parma, Novara, Tolmezzo (UD) ecc.), non possono essere usate più
di due coperte, viene limitato il numero di fotografie dei propri
congiunti da poter tenere in cella, il numero dei libri e delle
riviste.
I ritmi e i tempi della giornata sono cadenzati, per questi
detenuti, con una meticolosità ossessiva. Spesso l'orario per la doccia
coincide con quello dell'aria e quindi o si fa una cosa o si fa
l'altra. All'aria si va a rotazione, quattro o cinque alla volta,
sempre con le stesse persone, senza alcuna possibilità di
autodeterminare i gruppi.
Nonostante non viga alcun divieto esplicito
in ordine alla possibilità di svolgere attività lavorativa all'interno
delle sezioni (spesino, portavitto, lavorante di sezione) in molte
carceri queste mansioni sono sottratte ai detenuti in 41 bis ed
affidate a lavoranti di altre sezioni, che svolgono il loro compito
sotto stretta sorveglianza ed hanno il divieto assoluto di rivolgere la
parola a questi detenuti.
(in Senza Censura n. 9 - 3/2002)

Confermato
il carcere duro per Nadia Desdemona Lioce. La Cassazione ha dichiarato
inammissibile il ricorso della brigatista che si era opposta alla
pronuncia del tribunale di sorveglianza di Firenze con la quale era
stato rigettato il reclamo presentato dalla detenuta contro il
provvedimento del ministro della Giustizia che aveva disposto il
"carcere duro" previsto dall'articolo 41 Bis.
(ANSA - ROMA, 22 Giugno
2006)

2) Basti pensare che le 645 persone detenute, di cui 79 ancora
in attesa del primo processo devono subire le seguenti restrizioni: 1
solo colloquio al mese con i famigliari attraverso un vetro divisorio,
non possono ricevere più di 2 pacchi al mese, la corrispondenza in
arrivo o in partenza viene aperta, in cella non si possono tenere
oggetti, solo pochi libri, niente giornali né fotografie, non si ha
accesso alle palestre o alle scuole interne, si può passeggiare
all'aria 2 ore al giorno in cortili stretti con recinzioni e griglie
tutte intorno...

3)
41bis, era il 2000.
Consiglio dei Ministri:
approvati i DDL riguardanti il nuovo regime di 41 bis e la Convenzione
civile sulla corruzione
(22 Settembre 2000 - Comunicato stampa -
Ministero della Giustizia).
Il Consiglio dei Ministri ha approvato
oggi, in seduta pomeridiana, due Disegni di legge:
"Norme in materia di
applicazione ai detenuti dei regimi di massima sicurezza e di speciale
sicurezza"; "Ratifica ed esecuzione della Convenzione civile sulla
corruzione, fatta a Strasburgo il 4/11/99", di concerto con il
Ministero degli Esteri.
Il primo provvedimento interviene
sull'articolo 41 bis, comma 2, dell'Ordinamento penitenziario (Legge
354/75), introdotto in via temporanea nel '92 all'indomani della strage
di Capaci. Tale istituto - che consente al Ministro della Giustizia di
sospendere totalmente o parzialmente le normali regole di trattamento,
in caso di gravi motivi di ordine e sicurezza pubblica, per alcune
categorie di detenuti - ha sempre mantenuto il carattere della
temporaneità, venendo ripetutamente prorogato nel corso degli anni.
"L'esperienza maturata in otto anni di applicazione del 41 bis - ha
dichiarato il Ministro della Giustizia, On. Piero Fassino - e le
diverse pronunce della Corte Costituzionale ci impongono di dare
stabilità a tale disciplina, che si è dimostrata uno strumento
fondamentale ed insostituibile nella lotta alla criminalità
organizzata. Abbiamo, quindi, predisposto questo provvedimento non per
dare una semplice proroga in vista della scadenza del 31 dicembre
prossimo - ha proseguito il Guardasigilli - ma per mettere a regime la
norma conferendole, contestualmente, un contenuto più articolato
rispetto a quella del '92...

Il nuovo disegno di legge
Il 25 settembre
la Commissione Giustizia del Senato ha approvato all'unanimità il nuovo
disegno di legge che modifica l'art. 41 bis e l'art. 4 bis
dell'Ordinamento Penitenziario.
Innanzitutto viene decisa la
stabilizzazione dell'art. 41 bis che finora è stato, almeno
formalmente, una norma a termine anche se nella sostanza, attraverso
varie proroghe, viene applicato a centinaia di detenuti da oltre 10
anni.
Viene aumentato il periodo di applicazione del regime speciale
che passa dagli attuali sei mesi (sempre indefinitamente prorogabili e
di fatto prorogati) a un periodo che va da un minimo di un anno a un
massimo di due anni, periodi ovviamente sempre prorogabili.
Ciò
significa che il provvedimento applicativo del 41 bis non può essere
impugnato ogni sei mesi come avviene ora ma ogni anno o due anni.
Va
comunque ricordato che sembra vigere un patto di ferro tra Ministero
(organo che applica il provvedimento) e Tribunali di Sorveglianza
(organi territoriali competenti per il reclamo) in quanto negli ultimi
dieci anni sono stati davvero pochi i reclami accolti; i Tribunali di
Sorveglianza si limitano per lo più ad affermare che il provvedimento è
legittimo e che la vita nei lager del 41 bis non rappresenta "un
trattamento inumano e degradante".

4) Alle limitazioni descritte qui
nella nota 1, ve ne sono altre che intaccano gravemente il diritto alla
difesa: questi detenuti non possono più partecipare ai processi nei
quali sono imputati. Per loro è stato inventato il processo a distanza,
con la cosiddetta videoconferenza.
Si è detto che questa compressione
del diritto di difesa era necessaria per evitare il "turismo
carcerario" ed in particolare gli incontri tra i detenuti coimputati.
Nella realtà avviene che gli imputati di un determinato processo
vengano perlopiù destinati al medesimo istituto e quelli che sono in
altre carceri subiscono trasferte quotidiane (con viaggi massacranti
anche per duecento-trecento chilometri) per assistere al processo in
videoconferenza. Con i difensori possono comunicare attraverso dei
telefoni, senza alcuna riservatezza.
(in Senza Censura n. 9 - 3/2002)

Chi è sottoposto al 41 bis non può presenziare ai procedimenti a suo
carico, cui può intervenire solo in videoconferenza. Introdotta nel
1998 (con Legge 7 gennaio 1998 n. 11) come norma eccezionale e
temporanea, la "partecipazione a distanza" nei processi di criminalità
organizzata scadeva il 31 dicembre 2000. Naturalmente anche questo,
come tutti i provvedimenti a termine, è stato regolarmente prorogato
fino al 31 dicembre 2003 e si pensa di prorogarlo fino alla fine della
legislatura in corso o di renderlo definitivo...(Come si vede questo
processo a senso unico è stato instaurato da un governo di centro-
sinistra e prorogato dal successivo governo Berlusconi-Fini-Bossi.)
(in
Caso Italia: dossier 4, il carcere in Italia - Partito Radicale, 27
marzo 2003)




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