Vi invio questa mail che mi ha spedito una amica responsabile del Cric. E' il racconto di tre cooperanti del Cric che lavorano a Gaza. Inutile dirvi la rabbia è la tristezza che sento.
A tutte/i ricordo la manifestazione per la pace di domani alle 21.00 con partenza da San Babila a Milano.
Abbracci, Stefano
www.stefanocosta.it/
Giovedì 20 luglio - Rientro a Gaza
Siamo rientrate a Gaza dopo esserne uscite il 14 luglio scorso, quando l'esercito israeliano si preparava a ritirarsi da Beit Hanoun e ad invadere ancora altre aree, come Al-Maghazi, nel macabro gioco del terrore di sempre.
Al-Maghazi è una zona molto tranquilla nel centro della Striscia di Gaza. Non ci sono mai state manifestazioni particolari qui, non è mai stata terreno di scontri. La gente, quasi tutti profughi, vive di agricoltura, di allevamento e di piccolo commercio. La violenza di questa incursione che ha seminato il terrore nella popolazione inerme è stata una sorpresa per tutti.
Alle 22:00 di martedì 18 luglio, dopo aver bombardato la stazione elettrica del centro di Gaza, forze speciali israeliane in abiti civili sono entrate nell'area. Hanno occupato subito 6 case nella zona rurale, spalleggiate dai carri armati che si erano fatti strada da Est preceduti da bulldozer, devastando interi campi coltivati, distruggendo case e pozzi, ammazzando. Molte case della zona rurale e del campo profughi sono state occupate, gli abitanti sono stati ammassati in una stanza, senza viveri né acqua per 3 giorni. Le case sono state usate dai cecchini israeliani per sparare contro chiunque si muovesse.
17 persone sono morte trucidate da strani proiettili, 4 erano bambini. La gente ha riferito che i morti sono stati raccolti a pezzi, teste, braccia, gambe staccate. Fonti ospedaliere allo Shifa Hospital hanno riferito la stessa cosa.
Dei 150 feriti, oltre il 40% sarà disabile a vita.
Nella notte di giovedì l'esercito israeliano si è ritirato, il massacro è terminato.
Le autorità locali di Al-Maghazi stanno ancora contando i morti e i danni. 36 case sono state completamente distrutte, moltissime altre danneggiate. Un'intera fabbrica di cucito che dava lavoro a 70 persone è stata ridotta in un cumulo di macerie, le 100 macchine da cucito sono un ammasso di ferro.
I carri armati e i bulldozer israeliani hanno distrutto 6 pozzi agricoli ed uno di acqua potabile da cui attingeva anche la stessa Municipalità di al-Maghazi; hanno spianato con inaudita violenza oltre 700 dunum (70 ettari) di terra coltivata con ulivi decennali, palme, mandorli, agrumi, appartenenti a circa 500 famiglie; hanno distrutto 5 stalle di ovini ammazzando tutti gli animali, un allevamento di api, un allevamento di piccioni, 4 km di strade agricole e 2 km di strada asfaltata. Nella zona di Ibn Said ed Abu Said hanno distrutto 1,5 km di rete idrica. L'asilo dell'associazione Bara'emal Amal wa al-mahabba è andato in pezzi.
Khader al-Maghari era un ragazzo sordomuto, non ha sentito i rumori, è uscito in strada, lo hanno massacrato con un missile. La famiglia al-'Arughi ha perso madre e figlia mentre erano in casa, fatte a pezzi dalle nuove armi che Israele sperimenta. Il padre non riesce più a parlare.
La gente è terrorizzata ad al-Maghazi, arrabbiata e tremendamente triste. Ieri stavano preparando i funerali delle vittime, fortissimo il dolore. I contadini e gli allevatori sedevano ai bordi dei loro campi, guardando i resti della loro vita ancora una volta distrutta dalla furia omicida di Israele. Come faranno a vivere ora? Ancora con aiuti alimentari provenienti da lavaggi di coscienze e di interessi economici e commerciali di governi scellerati?
Negli ultimi due giorni non ci sono stati attacchi, ma inevitabile serpeggia la paura a Gaza che presto toccherà ad altri campi, ad altre zone, la gente è terrorizzata.
Siamo tornate a Gaza per continuare il nostro lavoro. Riteniamo importante esserci anche per vedere, ascoltare, testimoniare queste orribili pagine della sua storia che Israele sta scrivendo con il sangue dei palestinesi.
Carla, Dominique e Antonella