[Forumumbri] Re: Digest di Forumumbri, Volume 28, Numero 6

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Auteur: Guido Maraspin
Date:  
À: forumumbri
Nouveaux-sujets: [Forumumbri] criminale è lo stato di israele
Sujet: [Forumumbri] Re: Digest di Forumumbri, Volume 28, Numero 6
La menzogna corre veloce...
Certo, che pena questi bambini palestinesi, libanesi, vittime da una parte
dei cannoni israliani, dall'altra del ricatto del Partito di Dio Hezbollah,
che il Signore lo abbia in gloria. Ricatto? macché! lotta di liberazione dal
sionista cattivo, dall'ebreo trinariciuto, forse addirittura comunista, o
almeno socialista, che schifo! Questi odiosi ebrei!
Compagni/e non scherziamo, Hezbollah è un partito neonazista, chi simpatizza
con questa formazione è complice dei nazisti. Ad ognuno le sue compagnie, io
sono romano, avevo tanto bene un Empireo con Diana cacciatrice, Minerva,
Giove pluvio, Plutone, e via elencando. Perché è arrivata questa religione
monoteista che se non è Cristo è Mamoetto? OHHHHH! Questi di cui parliamo
sono tutti figli del monoteismo mediorientale. Abboriggeno, diceva Corrado
Guzzanti, ma io e te, che cazzo c'abbiamo da dirci?
Se l'ultima forntiera dell'antagonismo è allearsi con i kamikaze, prego,
fate pure, ma non contatemi tra di voi. Forse che i bambini israeliani
contano meno di quelli libanesi? e chi ha la bilancia per pesarli? ma poi: I
BAMBINI SI PESANO? O SI AMANO E SI DIFENDONO PUNTO E BASTA.
Guido Maraspin (Perugia)




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Sent: Saturday, July 22, 2006 12:35 PM
Subject: Digest di Forumumbri, Volume 28, Numero 6


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Argomenti del Giorno:

1. Medio Oriente, un uso sproporzionato della menzogna (franco)
2. LUI L'HA UCCISO, COL SUO SASSO (franco)


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Message: 1
Date: Sat, 22 Jul 2006 03:14:49 -0700 (PDT)
From: franco <francoppoli@???>
Subject: [Forumumbri] Medio Oriente, un uso sproporzionato della
menzogna
To: cobas precari <cobasprecari@???>, cobas sedi
<sedicobas@???>, usf <forumumbri@???>, tsf
<ternisocialforum@???>, TR amb
<comambienteumbria@???>
Message-ID: <20060722101449.30459.qmail@???>
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dal manifesto del 19 luglio

Medio Oriente, un uso sproporzionato della menzogna
Tommaso Di Francesco
Non se ne può più dell'uso sproporzionato della menzogna. Adesso tutti
cadono dalle nuvole e Bush ha la faccia tosta di dire dal caso del G8 che
«tutto andava bene, eravamo applicati alla pace, studiavamo la road map...»,
ripetendo l'intercalare di bugie che ci vengono propinate sul conflitto
israelo palestinese, a cominciare dalla tempistica che mette dopo quel che
invece è accaduto prima: parliamo del terrorismo di stato che dall'alto
degli aerei F-16 bombarda spiagge e case civili nel centro di Gaza City
uccidendo decine di bambini e alla fine, dopo, l'attacco hezbollah sulla
frontiera libanese. Una escalation chiama l'altra e non viceversa.
L'aggravamento e la nuova internazionalizzazione della crisi mediorientale
avvengono non a freddo, ma dentro una strategia che vede Israele impegnata a
distruggere Hamas e la sua leadership uscita democraticamente vincente dalle
elezioni palestinesi soltanto sei mesi fa e intenzionata a portare avanti
con Olmert quello che Sharon
aveva già deciso: il ritiro unilaterale - vuol dire come e dove vuole
Israele senza contrattare nulla con i palestinesi, altro che chiacchiere
sulla road map - solo da Gaza, lasciando le colonie più importanti in
Cisgiordania (protette dall'esercito), con l'occupazione di Gerusalemme est,
senza liberare i quasi diecimila prigionieri palestinesi, senza possibilità
di rientro degli ormai 3 milioni e mezzo di profughi palestinesi sparsi per
il Medio Oriente, e con la continuazione del Muro che strappa terre ai
palestinesi e impedisce con gli insediamenti «legali» una qualche continuità
territoriale all'eventuale Stato di Palestina. Così stanno le cose. E' vero,
Hamas non riconosce lo stato d'Israele - esplicitamente, perché accettando
una recente risoluzione dell'Anp sul ritiro israeliano entro i confini del
'67, di fatto va anche oltre - ma possiamo forse dire che il governo
israeliano riconosce la possibilità, nei fatti, che esista lo stato
palestinese? E quando
riaffermiamo la convinzione nei due popoli due stati, sappiamo o no che uno
stato esiste ed è forte e internazionalmente riconosciuto, l'altro, quello
palestinese, non c'è, ed è appeso ad un mucchietto di pezzi di carta?
Questa condizione di «normalità» si è consumata con la morte di Arafat,
deriso di fronte al suo popolo mentre veniva relegato in un angolo di una
stanza della Muqata, nel dicembre 2004 e si è aggravata poi con l'avvento
del governo di Hamas. L'unica novità, se così si può dire, è stato il più
che totale abbandono dei palestinesi da parte dell'Unione europea. Ma
abbandono è dire poco, l'Ue ha partecipato delle sanzioni indiscriminate del
mondo contro i palestinesi colpevoli di avere scelto un movimento
integralista pulito a forze nazionaliste impotenti quando non apertamente
corrotte. Così in un grande campionato mondiale di menzogne, invece di
aiutarli i palestinesi, li abbiamo affamati dentro le prigioni collettive di
Gaza e Cisgiordania, aiutando invece con trattati militari Israele. Ora ci
rammarichiamo che altri che non ci piacciono siano arrivati in soccorso a
rompere l'isolamento palestinese.
La crisi torna ad internazionalizzarsi nel modo peggiore con una azione e
armata degli hezbollah libanesi. Attenzione, perché non è mai stato un bene
per i palestinesi, costretti, di fronte all'abbandono dell'Occidente, ad
aggrapparsi a regimi arabi che quando hanno potuto li hanno massacrati come
e più degli israeliani. Ma sarebbe altrettanto giusto ricordarsi che la
crisi mediorientale nasce da un processo di internazionalizzazione, la
cacciata dei palestinesi dalla loro terra (la Nakba) ad opera dell'esercito
e delle milizie israeliane - con metodi che Albert Einstein e Annah Harendt
e decine di personalità religiose e intellettuali dell'ebraismo definirono
apertamente «fascisti» in un appello sul New York Times del 1948. Una
cacciata che a partire dal 1948 porta i nuovi profughi in molti degli altri
paesi arabi che da quel momento in poi saranno condizionati e trasformati
indirettamente e direttamente da quella nuova presenza, come il Libano, la
Giordania, la Siria. Una
internazionalizzazione confermata da due risoluzioni delle Nazioni unite
che chiedono da 35 anni a Israele di ritirarsi dai territori occupati
militarmente con la guerra del '67, misconosciute come quelle che chiedono
il ritiro dalle alture del Golan siriano occupato. Risoluzioni che Israele
disprezza e non rispetta, mentre invece il premier israeliano Olmert chiede
in queste ore il riconoscimento della risoluzione che impone al governo di
Beirut di disarmare le milizie hezbollah. Ma come, senza un impegno per una
pace generale in Medio Oriente, anche con la Siria che chiede la liberazione
del Golan e a partire da quel grande territorio occupato rappresentato
dall'Iraq? Inoltre è giusto non dimenticare che, dopo l'11 settembre e le
due guerre che ne sono seguite in Afghanistan e Iraq, il fuoco della crisi
mediorientale non ha confini territoriali riducibili al Muro israeliano. Al
contrario si diparte dal nodo irrisolto della Palestina e da quello incendia
tutta l'area,
perché la non soluzione di quel problema costituisce la base e l'alimento
di ogni agire politico, compreso il terrorismo islamico nell'area. In uno
straordinario libro uscito in questi giorni di Paolo Barnard (Perché ci
odiano, Rizzoli ed.) si riporta il testo di un messaggio di Osama bin Laden
del 2004, accreditato dalla Cia proprio per l'ossessione al riferimento
«libanese», che dice: «Gli eventi che ebbero influenza diretta su di me si
svolsero nel 1982 e poi successivamente quando gli Usa permisero a Israele
di invadere il Libano con l'aiuto della sesta flotta. Cominciarono a
bombardare e tanti morirono altri dovettero fuggire terrorizzati. Ancora
ricordo quelle scene commoventi - sangue, corpi dilaniati, donne e bambini
morti; case sventrate ovunque e inetri palazzi che furono fatti crollare sui
loro residenti...Tutto il mondo vide e sentì, ma non fece nulla. In quei
momenti critici fui sopraffatto da idee che non posso neppure descrivere, ma
esse svegliarono in me un
impulso potente a ribellarmi all'ingiustizia e fecero nascere in me la
ferma determinazione a punire l'oppressore». Attenti all'uso sproporzionato
della menzogna.

francoppoli
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Message: 2
Date: Sat, 22 Jul 2006 03:26:47 -0700 (PDT)
From: franco <francoppoli@???>
Subject: [Forumumbri] LUI L'HA UCCISO, COL SUO SASSO
To: tsf <ternisocialforum@???>, usf
<forumumbri@???>, cobas precari
<cobasprecari@???>
Message-ID: <20060722102647.66178.qmail@???>
Content-Type: text/plain; charset="iso-8859-1"


LUI L'HA UCCISO, COL SUO SASSO

"Molti, dunque, sanno già benissimo
come sarà il morto di Genova. Si prevede
la faccia, la pettinatura, l'abbigliamento,
il curriculum. Tutti conoscono già - e si ripetono -
l'età, i precedenti, le frasi, le canzoni,
le predilezioni, gli affetti, gli effetti,
e su che ritmo stava
ballando in quel momento"
(Dal "rap" di Alberto Arbasino intitolato "Un morto a Genova", giugno 2001)

Si avvicina il quinto anniversario dell'assassinio di Carlo Giuliani,
nonché dei pestaggi, delle torture, dei fermi illegali al G8 di Genova. Il
quinto anniversario di Bolzaneto.
La sfiga di morire d'estate è che l'anniversario cade in piena aria di
smobilitazione, con la gente al mare etc. Stavolta, poi, siam pure campioni
del mondo... Poo po po po po poo po....
Non che morire d'inverno garantisca chissà che... Piazza Fontana è un 12
dicembre (sei mesi e sei giorni prima di Italia-Germania 4-3!)
Qualche giorno fa ci scrive Giuliano Santoro di "Carta". Ci chiede se
scriviamo qualcosa per la rivista, il numero dedicato alla ricorrenza. Il
preavviso è troppo breve, non ce la facciamo, chiediamo scusa.
Però il tarlo rode, e rode, e rode. Poi capita di scaricare un video...
Carlo Giuliani fu ucciso da un proiettile con effetto "dum dum". Qualcuno
gli sparò in faccia, con traiettoria diretta. Lo dimostrano i filmati e le
fotografie, benché alcuni "periti" si siano inventati la storia del colpo
sparato in aria, deviato da un calcinaccio volante.
Carlo Giuliani fu ucciso da Mario Placanica, dicono. Un carabiniere
ausiliario che stava nell'Arma da sei mesi. A uno così darebbero in mano
un'arma caricata con un proiettile illegale? Secondo la versione ufficiale,
sul defender c'erano soltanto due carabinieri.
Eppure si vede un terzo uomo, o meglio: si vede un paio di mani in più, che
non si sa a chi appartengano.
Carlo Giuliani era ancora vivo quando il defender dei CC passò sopra il suo
corpo per due volte. Un Defender vuoto pesa diciannove quintali. Pieno,
intorno ai venticinque.
Questo defender, però, doveva essere leggero, anzi, alato. Secondo le
ricostruzioni dell'Arma (e di media compiacenti), era "bloccato" e "a motore
spento"... eppure si eclissò dal luogo del delitto in cinque secondi netti.
Si vede nei filmati.
Un defender che ci è sempre stato descritto come "isolato" e "in balìa di
numerosi manifestanti", a dispetto di quanto si vede in tutte le immagini.
Carlo Giuliani era ancora vivo quando lo squadrone della morte (come
chiamarlo, altrimenti?) lo attorniò, scacciò tutti i testimoni, un
carabiniere lo prese a calci e qualcuno gli sbattè con violenza una pietra
sulla fronte. Un grosso ciottolo bianco, insanguinato, presente in diverse
foto accanto al corpo, e in seguito, puf!, scomparso.
Carlo Giuliani era ancora vivo quando un certo vicequestore (che pochi
minuti prima, per sua stessa ammissione, aveva scagliato sassi contro il
corteo di via Tolemaide, come un teppista qualsiasi: un vicequestore!) finse
di inseguire il primo malcapitato sbraitando: "Tu l'hai ucciso! Col tuo
sasso!". Prima di prodursi in questa scenetta, s'era assicurato che la
telecamera di "Terra!" (il programma condotto da Toni Capuozzo) lo stesse
riprendendo.
Insieme a Capuozzo, il primo giornalista ad accorrere in piazza Alimonda,
pochissimi minuti dopo l'omicidio, fu Renato Farina, vicedirettore di
"Libero", nome in codice "Betulla", a libro paga del SISMI.
Carlo Giuliani era privo di sensi, spezzato, maciullato, ancora vivo.
Ogni nervo del suo corpo stava urlando inascoltato.
Inascoltato, già stereotipizzato, preventivamente irriso dalla satira del
Potere, calunniato col ghigno sulle labbra dal nuovo qualunquismo. Eh, ma
stava per tirare un estintore! Eh, ma si sapeva che c'era il morto, l'aveva
scritto pure Arbasino! Che banalità, farsi ammazzare dalle forze
dell'ordine. Eh, ma sai, questi "coglioni post-Seattle", questi qui che
(sempre Arbasino dixit), hanno "gli occhiali da sole globali, / i compact
globali, i concerti globali, / i rave e rap e hiphop e DVD globali, / i
piercing universali globali / tutti uguali..." Ma com'è arguto Arbasino! E
che bei versi! Glieli pubblica Feltrinelli, pensa...
[Che poi parti cospicue dello stesso movimento, nel biennio successivo,
abbiano fatto di tutto per corrispondere a stereotipi, beh, quella è
un'altra storia. Triste. Ne parleremo un'altra volta.]
Molti degli accadimenti del G8 hanno dato vita a processi. Ma la morte di
Carlo è stata archiviata.
Circola un appello per la formazione di una commissione parlamentare
d'inchiesta sui fatti del G8. Una commissione che indaghi davvero, non un
comitato-burla come quello formato all'indomani di quei fatti.
Il testo è sul sito piazzacarlogiuliani.org. Firmatelo, fatelo circolare.
Il 20 luglio "Liberazione" avrà in allegato un dvd, "Quale verità per
Piazza Alimonda?". Nel video, Giuliano Giuliani commenta le foto e i filmati
agli atti del processo conclusosi con l'archiviazione. Archiviazione che
appare davvero incredibile, vista la verità che emerge da questi materiali.
E' il video di cui sopra, quello appena visto. Merita una grande
diffusione. Tante cose, in Italia, meritano una grande diffusione, e
raramente la ottengono. Ma il giorno dopo quello scempio, il 21 luglio, a
Genova eravamo in trecentomila. E' lecito sperare che la maggior parte di
noi tenga viva la memoria di quei giorni, e abbia ancora sete di giustizia.
Il video è già scaricabile in diversi formati,
http://www.piazzacarlogiuliani.org/carlo/iter/veritadvd.php Con la banda
larga è più semplice, ovviamente. Comunque scaricatelo, fatelo girare.
E se volete dare una mano al Supporto legale...

francoppoli
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