[Lecce-sf] Fw: [aa-info] Iraq-Afganistan e rifinanziamento m…

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Aihe: [Lecce-sf] Fw: [aa-info] Iraq-Afganistan e rifinanziamento missioni
Inoltro questo saggio su guerra e pace di Gramsci perchè penso che la guerra
sia da sempre stata la lotta, la battaglia principale dei sinceri comunisti
da che storia e storia.
La guerra è sempre e comunque guerra di classe e quando è promossa dagli
stati imperialisti ( e cos'è L'talietta se non questo???) è sempre guerra di
sopraffazione, di genocidio, e di sfruttamento delle risorse e del lavoro
degli oppressi a beneficio di accozzaglie di sfruttastori e di gente
malvagia che nutre solo odio per tutta l'umanità nell'interesse dell'unico
obiettivo che riconosce: la sfrenata ricchezza e ostentazione di potere e
dominio sui popoli.
Coloro che oggi siedono agli scranni del parlamento italiano e che hanno la
responsabilità di questa partecipazione Italiana alla guerra imperialista
promossa in primis dagli USA non possono uscirsene soltanto con il voto
contrario al rifinanziamento delle "missioni" se la legge dovesse passare,
loro, sono in dovere di dare le dimissioni e far cadere questo governo che
altro non è, se non la continuazione in tutti i campi della politica
imperialista dei governi Bypartisan filoamerikani. Anche a livello economico
è spaventosa la politica di continuità con il regime: si parla di crisi
economica e si scaricano milioni di miliardi di manovra economica sulle
spalle di tutta la società senza distinguere che c'è un aumento spaventoso
della ricchezza da una parte, e l'impoverimento ancora più spaventoso di
ampi strati di massa dall'altra.
Ros.
----- Original Message -----
From: <zambon@???>
To: <Undisclosed-Recipient:;>
Sent: Tuesday, July 18, 2006 2:21 PM
Subject: Fw: [aa-info] Iraq-Afganistan e rifinanziamento missioni


>
>
> >
> >
> > Come Istituto abbiamo ricevuto questo comunicato che riteniamo
> > importante e su cui aprire una discussione da parte di un compagno
> > sulla guerra, le missioni militari ed i Comunisti.
> > Lo riportiamo come l'abbiamo ricevuto inviatando ad una discussione.
> > ======
> > IL PARTITO COMUNISTA E LA GUERRA: GRAMSCI E NOI
> >
> > I comunisti italiani, ancor prima della nascita del Partito
> > Comunista d'Italia (1921), avevano le idee chiare sulla guerra. A
> > questa chiarezza aveva dato un contributo decisivo Antonio Gramsci.
> > Il giovane studioso aveva, infatti, dedicato gli anni del primo
> > conflitto mondiale alla riflessione sulla guerra e sulla posizione
> > del Partito Socialista riguardo ad essa. Ne era scaturita
> > un'analisi, ampia ed articolata, fuori dagli schemi consolidati,
> > sulla natura e sulla struttura del partito della classe operaia, sui
> > suoi compiti, che ritorna oggi d'attualità.
> > Non è un caso che Gramsci abbia sostenuto l'ultimo esame
> > universitario nel 1915, cioè nell'anno dell'ingresso dell'Italia nel
> > conflitto. Dopodiché si era gettato anima e corpo nell'impegno
> > politico e contro la guerra. Aveva assistito con angoscia alla
> > capitolazione delle socialdemocrazie europee, che avevano
> > sottoscritto i crediti di guerra dei rispettivi governi borghesi.
> > Aveva visto sfumare progressivamente il neutralismo del Partito
> > Socialista Italiano, specie dopo la disfatta di Caporetto, in nome
> > dell' "unità della nazione" di fronte al nemico "straniero",
> > invocata, per bocca di Turati, dall'ala riformista del partito. Ma
> > la sua disapprovazione era diventata maggiore di fronte alla
> > capitolazione dell'ala massimalista, preannunciata dal passaggio nel
> > campo avversario da parte di Mussolini. Del vecchio gruppo dirigente
> > socialista solo una figura si stagliava al di sopra di tutte le
> > altre, quella di Giacinto Menotti Serrati, anch'egli massimalista,
> > che aveva mantenuto la sua orgogliosa opposizione alla guerra, pur
> > fermandosi ad un rifiuto etico.
> > In un articolo del 1914, Gramsci, pur equivocando sul significato
> > dell'iniziale passaggio di Mussolini dal "neutralismo assoluto"
> > al "neutralismo attivo", non capendo, cioè, che quello era il
> > preludio della conversione del futuro "duce" alle ragioni della
> > guerra, anzi alla guerra come prosecuzione e strumento privilegiato
> > di risoluzione della lotta politica, condanna in maniera
> > incondizionata il sostegno dei partiti della classe operaia alle
> > guerre volute dalla borghesia per meglio tutelare i propri
> > interessi. Sostiene, anzi, che il proletariato deve approfittare
> > delle contraddizioni e delle lacerazioni prodotte in campo borghese
> > da tali guerre per imporre la propria egemonia, presentandosi come
> > forza alternativa, capace di prospettare un sistema economico-
> > sociale diverso, imperniato sulla pace. Così avverrà in Russia, se è
> > vero com'è vero che il primo atto del governo sovietico sarà un atto
> > di pace: il ritiro dalla prima guerra mondiale, con la pace di Brest
> > Litovsk. Nel prosieguo della sua riflessione sulla guerra, Gramsci
> > prevede con lungimiranza che, se i partiti proletari non saranno in
> > grado di fare tutto ciò, prevarrà la reazione. E, difatti, il
> > fascismo si affermerà come strumento del sovversivismo delle classi
> > dirigenti, che, grazie all'incapacità del Partito Socialista,
> > trarranno vantaggio dagli esiti nefasti della guerra, ch'essi
> > avevano voluto.
> > L'analisi sulla guerra s'intreccia con quella sulla natura e sul
> > ruolo del partito della classe operaia. Se la deriva "moderata" dei
> > dirigenti della sinistra italiana non è un caso isolato, bensì una
> > costante (un precedente ingombrante è rappresentato dalla Sinistra
> > storica, che, andata al potere dopo l'unità d'Italia, diede vita al
> > famoso "trasformismo"), ciò è dovuto a matrici causali che affondano
> > fino nelle radici del Partito Socialista. Si tratta, secondo
> > Gramsci, di un partito dominato dal "dirigismo", dal "leaderismo"-
> > diremmo oggi. Il gruppo dirigente è costituito da personalità che si
> > affidano al loro carisma, alla loro oratoria, alle loro capacità
> > comunicative e demagogiche per irretire il popolo, chiamato ad un
> > ruolo semplicemente recettivo. Il partito viene visto, non solo dai
> > riformisti e dai massimalisti, ma anche dagli "astensionisti"
> > bordighiani, come elaboratore di teorie, che poi vanno "imposte" al
> > popolo.
> > Non vogliamo qui strumentalizzare Gramsci per una polemica
> > contingente, come è successo tante volte nella storia del movimento
> > operaio e comunista. Vogliamo, al contrario, avviare una riflessione
> > sulle posizioni gramsciane per verificare la loro attualità, che, a
> > nostro avviso, è persistente, entro i limiti metodologici posti
> > dallo stesso Gramsci quando scrive che "trovare la reale identità
> > sotto l'apparente differenziazione e contraddizione, e trovare la
> > sostanziale diversità sotto l'apparente identità è la più delicata
> > incompresa eppure essenziale dote del critico delle idee e dello
> > storico dello sviluppo sociale".
> > Anche oggi la sinistra definita antagonista (Partito della
> > Rifondazione Comunista e Partito dei Comunisti Italiani), presente
> > in Parlamento, ci dice, così come i socialisti riformisti e
> > massimalisti al tempo della prima guerra mondiale, che la
> > partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan è sbagliata, ma
> > inevitabile: se ne può solo "limitare il danno". Sembra non rendersi
> > conto che questo conflitto fa parte della più ampia politica
> > americana di intervento militare nelle aree strategiche del mondo,
> > specie in quelle caratterizzate dalla presenza di ingenti risorse
> > energetiche, che rischiano di scatenare la guerra intercapitalistica
> > del terzo millennio, nonché la reazione violenta, liquidata
> > sbrigativamente come "terrorismo", dei popoli depredati. Distinguere
> > tra intervento in Iraq e in Afghanistan è, dunque, assurdo. Si
> > tratta di due fronti della stessa guerra predatoria a stelle e
> > strisce. Il governo italiano non può dare un indirizzo di pace al
> > proprio intervento in Afghanistan, se è vero, com'è vero, ch'esso
> > si inserisce, e non può non inserirsi, pena il venir meno della sua
> > stessa ragion d'essere, nell'ambito della politica guerrafondaia
> > portata avanti dagli Stati Uniti d'America e dalla Nato, suo braccio
> > armato. La sinistra riformista (Ds) e massimalista (Prc e PdCI)
> > sembra non rendersi conto che, se le forze del progresso non si
> > schierano contro ogni guerra imperialista, "senza se e senza ma",
> > l'umanità intera rischia di vivere in un clima di conflitto
> > permanente. Anche il cosiddetto "terrorismo", essendo la reazione
> > dei popoli derubati alla guerra predatoria americana, è destinato
> > ad aumentare. A livello nazionale, il prevalere della logica
> > guerrafondaia porta sempre più all'isteria patriottica. L'attuale
> > sinistra governativa e governista sta facendo il gioco della destra,
> > sta creando il suo terreno di coltura, sta ponendo le basi, nelle
> > condizioni odierne, di quella ondata reazionaria che Gramsci
> > previde come effetto della prima guerra mondiale e che portò al
> > fascismo. Sta lavorando per far tornare Berlusconi.
> > Ancora una volta il discorso sulla guerra è strettamente legato a
> > quello sulla natura e sulla struttura del partito della classe
> > operaia. Oggi si parla di "partito leggero", "movimentista", tutto
> > affidato alle capacità di comunicazione mass-mediatica ed al carisma
> > del "capo". Si ripete l'errore dei massimalisti. L'Italia ha oggi
> > più che mai bisogno di un partito comunista fortemente radicato in
> > tutte le pieghe della società, massicciamente presente sul
> > territorio, nei luoghi di lavoro, nelle associazioni sindacali,
> > nelle associazioni progressiste. Un partito che, invece di "limitare
> > i danni" del capitalismo, si renda protagonista di
> > quella "rivoluzione morale ed intellettuale" di cui parlava Gramsci,
> > e che cerchi il consenso delle masse su una piattaforma politica e
> > programmatica alternativa al capitalismo. Un partito che si dedichi
> > anima e corpo ad una politica di pace e, per ciò stesso,
> > antimperialista. Un partito comunista, cioè, che tragga alimento per
> > la propria analisi dal pensiero di Marx, di Lenin e di Gramsci.
> > Vanno, dunque, contrastati i tentativi, più o meno palesi, di
> > eliminare dalla scena politica italiana il partito comunista per dar
> > vita a delle formazioni che rappresentano l'ala sinistra della
> > socialdemocrazia europea (vedi Sinistra europea o non meglio
> > definita combinazione rosso-verde).
> > Antonio Catalfamo
> >
> >
> >
> >
> >
> >
> >
> >
> >
> > Per annullare l'iscrizione a questo gruppo, manda una mail
> all'indirizzo:
> > istcom-unsubscribe@???
> >
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> > Link utili di Yahoo! Gruppi
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