[Intergas] carovana no tav dalla Val di Susa a Roma: grande …

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Autore: p12345
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To: intergas
Oggetto: [Intergas] carovana no tav dalla Val di Susa a Roma: grande successo politico

Sono appena rientrato a Milano, alcune notizie della marcia:

Venerdì 30.6 partono dal presidio di Venaus (ricostruito più grande e più bello dopo la riconquista dei terreni l’8 dicembre) circa un centinaio di persone + 5 asini anarco-insurrezionalisti. La prima tappa è la più dura dell’intero percorso: 38 km fino ad Avigliana. Accoglienza sempre trionfante e organizzatissima da parte dei comitati ai due presidi di Bruzolo e Borgone e in ogni paese della valle attraversato. Si cammina a lato della statale, una macchina su due suona il clacson, da dentro si sbracciano: in valle tutti sanno cos’è e dove è diretto quel lungo corteo che colora il grigio dell’asfalto. Alla sera ad Avigliana la fatica e le vesciche ai piedi sono dura realtà visibile anche da molto lontano… Non che questo impedisca però quella stessa sera ad alcuni marciatori di ballare / imparare a ballare il circolo circasso, una danza di gruppo occitana.

Lunedì 1 luglio 2° tappa Avigliana-Torino, in treno + 2 tratti a piedi, a Torino la polizia ci chiede cosa vogliamo fare e poi ci chiede se ci dispiace (testuale!) se bloccano il traffico della via principale del centro di Torino (di sabato pomeriggio) per far passare il corteo (non autorizzato), increduli gli diamo l’ok e scorriamo fino sotto il palazzo del Comune dove di nuovo si balla un paio di circoli circassi, la danza da molti imparata la sera prima: noi ci si diverte molto, il sindaco (DS) pro tav sicuramente meno.

Da Torino in poi lo zoccolo duro dei marciatori decisi a farsela tutta fino a Roma per alcuni giorni si assesta a quota 25 (il più duro di tutti è Nathan, un cagnolino che la sera diventa mannaro se qualcuno gli si avvicina mentre mangia, presto nominato mascotte del gruppo. Secondo Raul, suo accompagnatore e figura mitica della marcia, di lui Berlinguer avrebbe detto che si è comportato “con una dirittura morale ineccepibile”), per crescere di una decina di unità a Genova e consolidarsi a 50 nelle tappe immediatamente successive. A questi numeri vanno sommate le tante presenze di chi si unisce alla marcia per un giorno o due (per es. due baldi montanari artigiani che stanno percorrendo l’alta via e che saputo della marcia dai membri di un’associazione locale, decidono di scendere a valle e respirare i gas di scarico per accompagnarci nella tappa genovese, prima di tornare agli amati sentieri), di chi va e viene sulla base degli impegni di lavoro e famiglia, e dei comitati locali.
Risulta subito evidente che praticamente nessuno tra gli automobilisti e i passanti che incrociamo dopo Torino sa dell’esistenza della marcia, fuori dalla valle i clacson solidali sono molto più rari, ma nel tratto tra Grosseto e Marina un trattore che trasporta enormi balle di fieno impazzisce, riconosciute le bandiere suona e si sbraccia instancabilmente finche l’ultimo di noi è lontano. Cosa significa no tav invece lo sanno proprio (quasi) tutti nel pezzo d’Italia che attraversiamo, vediamo paesaggi bellissimi e irreparabilmente devastati: camminando a piedi l’impatto è molto più forte, la consapevolezza dello scempio massima.

Le tappe si susseguono, al termine di ogni tappa siamo accolti dai comitati locali impegnati nelle lotte ambientaliste dal basso, che organizzano il nostro passaggio e l’accoglienza: è capitato che si siano riunite in coordinamento anche realtà che non si parlavano da anni, chissà se dopo la nostra partenza riprenderanno a tenersi il muso?

Ad ogni tappa cerchiamo l’incontro con il sindaco, veniamo sempre ricevuti, ogni volta riusciamo a farci ricevere al completo: la delegazione siamo tutti! A Serravalle siamo così stipati che un paio di assessori avvisati dell’incontro all’ultimo momento non riescono ad entrare. Due le nostre richieste principali: riconsiderare le ragioni alla base del sì accordato al tav e soprattutto chiedere lo stralcio dalla legge obiettivo del progetto che interessa il proprio territorio. E magari perché no anche un impegno forte a fare massa critica con gli altri sindaci per ottenere l’abolizione della famigerata legge obiettivo che bypassa la valutazione di impatto ambientale e il confronto con gli enti locali, quindi con i cittadini.

La stanchezza si accumula, non tanto per la fatica del camminare, le tappe sono di max. 10-15 km / giorno, anche se tutte sadicamente organizzate tra le 12 e le 15, il momento del giorno notoriamente più indicato per una camminata su una strada asfaltata in piena estate: l’unica spruzzata di pioggia ci benedice a Sestri L., tanto rada e di breve durata da non riuscire nemmeno a inumidire le maglie, peraltro già fradice di sudore.
Non tanto per la fatica del camminare, dicevo, ma per le poche ore di sonno (secondo la migliore tradizione si va a letto tardi e ci si sveglia prestissimo), non poche le volte nelle quali abbiamo dormito in luoghi piuttosto inquinati acusticamente: i peggiori sono un campo sportivo a 10 metri dalla ferrovia Torino-Genova, dove durante la notte uno in fila all’altro ininterrottamente transitano i treni merci, e un dancing ARCI sotto il viadotto dell’autostrada. E chi (per es. il sottoscritto) non si è portato un materassino gonfiabile o altri marchingegni di attutimento, dorme rigorosamente sul duro del pavimento, al massimo ammortizzato da una stuoia campeggio.
Con il cibo va un po’ meglio, ma i vegetariani spesso devono lottare per essere considerati.

Concludo raccontando che alla faccia dell’assenza assoluta di copertura mediatica da parte di quotidiani e tv nazionali (siamo diventati invece piuttosto famosi su stampa e tv locali, che – ci hanno raccontato – in alcune zone sono viste anche di più), il successo politico dell’iniziativa è stato direi, e senza paura di esagerare, TRAVOLGENTE:

1)    giovedì 13.7 mattina una delegazione è stata ricevuta e ascoltata a lungo dal Consiglio Regionale del Lazio, che ha sospeso i propri lavori inserendoci prioritariamente nell’odg. Al termine dell’incontro la delegazione chiede formalmente ai consiglieri di scendere in piazza perché a molti di noi non è stato permesso di entrare nella sala consigliare, anzi addirittura nel palazzo (dove ci sono l’unico bar e gli unici servizi igienici nei dintorni per km), data la sconvenienza dell’abbigliamento (pantaloncini corti e canottiere, fossimo gente perbene avremmo ovviamente fatto tutta la marcia in abito lungo e tacchi a spillo le signore, smoking e cravattino i signori!): INCREDIBILE, i consiglieri acconsentono, scendono, sparisce per incanto il buttafuori che per ore ha vessato i più indecenti tra noi negando anche l’accesso al bagno, che poi alla fine era anche simpatico, lui eseguiva solo gli ordini (certo, un po’ datato come alibi…)
2)    giovedì 13.7 pomeriggio un’altra delegazione (scelta tramite votazione la sera prima durante la cena) viene ricevuta dalla presidenza della Camera e poi da quella del Senato, violando per la prima volta nella storia repubblicana l’etichetta che - ci hanno detto - impone giacca e cravatta a chi viene introdotto al cospetto dei regnanti. Nel primo caso si è trattato di una violazione solo parziale (giacca gentilmente messa a disposizione dal guardaroba della Camera dei Deputati, indossata sopra la maglietta sudatissima, da annotare anche uno scambio di scarpe – sandali contro scarpe chiuse – tra un anarco-insurrezionalista e una anarco-insurrezionalista, alle femmine è permesso indossare i sandali), nel secondo caso totale, cioè i delegati sono stati ricevuti nelle loro magliette sudate.
Nell’attesa del ritorno dei nostri eroi, in piazza due chitarre per ore accompagnano i canti: repertorio anarco-insurrezionalista classico (da O bella ciao a Sebben che siamo donne, su su (o giù giù) fino al Comandante Che Guevara, passando per Blowing in the wind, presto abbandonata perché tutti troppo giovani per sapere le parole o anche meno giovani ma la cui unica lingua straniera conosciuta è l’italiano) + repertorio anarco-insurrezionalista contemporaneo (sulla musica di E mi la dònna bionda: E i manganelli li vogliamo sì, andate a Roma a bastonar Rutelli, e i manganelli li vogliamo sì) + repertorio anarco-insurrezionalista folk soprattutto piemontese (da Addio bei giorni passati a Piemontesina bella, ma anche molte canzoni della Compagnia di Nuovo Canto Popolare, e poi due pizziche, persino una lunghissima ballata che racconta il dialogo tra un pescatore messinese e un riccone locale, a cura di Angelo, il menestrello in forza al gruppo dei marciatori) + molto altro ancora, il tutto seduti sul selciato davanti a Palazzo Chigi con il funzionario della Digos a battere il tempo sulla transenna con una bottiglia di plastica vuota e i poliziotti in divisa sotto il caldo tropicale a chiedere i pezzi come ad un piano-bar!
3)    venerdì 14.7 mattina e pomeriggio nella sala della Protomoteca in Campidoglio incontro nazionale di tutti i comitati e le associazioni che stanno lottando dal basso contro le grandi opere e i progetti inutili che si mangiano il denaro pubblico e fanno crescere a dismisura il debito pubblico così poi ci tagliano le pensioni, etc. etc. La mattina sono stati invitati i parlamentari a interloquire con il movimento: arrivano a frotte, anche vice-ministri e sottosegretari, perfino due ministri chiedono il microfono per portare il saluto e l’incoraggiamento! Nel pomeriggio l’assemblea prosegue concretizzando la nascita di un coordinamento nazionale, con sito internet e tutto quanto, che metterà in rete amplificandole le lotte contro quello che nei paesi industrializzati negli interventi di tutti, ministri compresi, viene indicato come il nemico n. 1: la distruzione del patrimonio ambientale, i disastri ecologici che si sommano uno all’altro spingendo l’umanità sempre più sull’orlo del baratro. Altra faccia dello stesso mostro, detto anche modello di sviluppo, è l’esportazione della guerra classica nel Sud del mondo (negli interventi trova ampia eco l’attualità mediorientale).


Allora bene così e avanti tutta! E che i gas facciano la loro parte al massimo delle proprie potenzialità, che sono enormi: un mondo diverso è sempre più possibile!
A sarà düra! (per chi non lo conosce, è il grido di battaglia valsusino)


PS sono riuscito finalmente a prendere contatti seri ed efficaci per l’ordine intergas ai produttori della Val di Susa, ne riparliamo a settembre, insieme alla proposta di un ordine a sostegno di un distretto agricolo siciliano in crisi estrema che ci propone una varietà antica di pesche: le pesche settembrine, naturalmente bio. Dovrei riuscire a passare a trovarli e fare due chiacchiere a fine agosto. E risalendo lo stivale, prendendo la rotta di nord-est, c’è la Locride: a settembre ci aspetta la decisione se aderire a Comunità libere, leggete il materiale relativo sul sito dell’intergas.


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