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Aihe: [NuovoLab] E al dibattito sulle violenze al G8 irrompono i contestatori della Tav
lavoro repubblica

E al dibattito sulle violenze al G8 irrompono i contestatori della Tav

Al processo le "spranghe" diventano le sbarre degli zaini
MASSIMO CALANDRI


LE FAMIGERATE «spranghe» sequestrate dalla polizia nel corso dello sciagurato blitz alla Diaz, fantomatica prova della pericolosità degli ospiti della scuola, non erano altro che le barre metalliche degli zaini dei no-global massacrati di botte dagli agenti. Le avevano sfilate gli stessi poliziotti nel corso della perquisizione, e questa è l´ulteriore dimostrazione che le molotov fasulle non furono un episodio isolato, riconducibile a qualche "giuda" del Ministero dell´Interno, ma facevano invece parte di un piano più ampio al quale parteciparono tutti i protagonisti dell´irruzione. L´ennesimo atto d´accusa nei confronti degli indagati è arrivato nel giorno in cui l´aula-bunker del tribunale genovese ha ospitato una numerosa delegazione di anti-Tav, che insieme ai rappresentanti del Comitato Verità e Giustizia hanno voluto manifestare pacificamente la loro solidarietà alle 93 vittime della sanguinaria irruzione del luglio 2001, durante il G8 di Genova. Alcune decine di persone sono entrate ieri mattina in aula ed hanno assistito ad uno degli interrogatori: erano i componenti di una carovana di persone partita dalla Val di Susa il 30 giugno scorso e diretta a Roma. «Da Venaus a Roma» è la marcia di coloro che «a velocità d´uomo» vogliono sensibilizzare gli italiani sui presunti errori nel progetto dell´Alta Velocità: proponendo di rivedere la valutazione dell´impatto ambientale e della economicità dell´opera, chiedendo di considerare meglio il rapporto costi/benefici dell´intervento. I manifestanti incontreranno a Roma il capo del governo, Romano Prodi. Con loro ci sono anche i sindaci di Bordona di Susa, Simona Tognante, e di Chianò, Mauro Russo. L´altro giorno sono stati ricevuti ufficialmente dal vice-sindaco del capoluogo ligure, Mario Margini.
Ieri nel corso dell´udienza sono stati ascoltati un giovane cuoco statunitense, due ragazzi canadesi e uno di Padova. Ed è stata Kara Sieweright, canadese, a confermare di aver riconosciuto tra le «armi» sequestrate dalla polizia - e mostrate nel corso della conferenza stampa per illustrare i 93 arresti - le barre metalliche del suo zaino, che un poliziotto aveva sfilato sotto i suoi occhi.






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