Ciao grifofilo e tifosi con senso di colpa tutt*,
ieri da ng abbiamo mandato una lettera al corsera in merito
all'editoriale sportivo etnonazionalista come solo il giornalismo
fascista riusciva a fare (l'articolo allucinantemente vero è subito
sotto).
++++++
Caro Direttore,
Abbiamo letto con imbarazzo e sconcerto l'editoriale sportivo "La
Storia siamo noi" che teorizza la superiorità delle squadre di calcio
fondate sullo ius sanguinis.
Siamo offesi come italiani e come democratici da un articolo che
denuncia la "negritudine" (sic) come una sorta di attentato
all'identità calcistica della Francia -- riecheggiando le tesi
abominevoli di Le Pen sulla squadra "poco bianca" che è arrivata a
battere il Brasile --- come se il futuro di ogni paese europeo,
incluso l'Italia, non fosse multietnico.
Non riusciamo a comprendere come simili assurdità etnonazionaliste
possano trovare spazio in un giornale liberale che si oppone alla
xenofobia e difende il multiculturalismo.
Noi tifiamo l'Italia meticcia che è già qui tra noi.
*****
LA STORIA SIAMO NOI
Germania contro Italia, la Storia siamo noi
Italia-Germania è l'incontro delle due più grandi autonomie
calcistiche rimaste. Siamo sempre molto preoccupati dall'invasione di
stranieri, ma ci resta difficile capire che quello che conta in un
calcio meticcio è la forza del movimento, la conferma delle
tradizioni.
Anche i grandi stranieri che vengono in Italia non cambiano il nostro
modo di giocare, si adattano, diventano come noi e si completano
proprio perché aggiungono l'italianità al loro bagaglio di un altro
mondo. Inglesi e francesi sono molto diversi. I francesi hanno
rinunciato a un loro modo di essere (leggerezza, velocità, tecnica)
per darsi completamente ai giocatori delle loro colonie. Ne esce fuori
una squadra bella da vivere e da vedere, ma con l'identità universale
della negritudine. Di francese ha poco. Il grande amore della gente
per Ribéry, pallido e segnato dalla violenza dei carrugi marsigliesi,
prescinde dal suo talento. È l'amore per un tipo di uomo e di
calciatore che rappresentando la tradizione, la normalità francese,
ormai ne rappresenta quasi la diversità. In Inghilterra è successo
qualcosa di simile. Il calcio inglese di sempre, palla lunga, cross
dal fondo e colpo di testa del centravanti, non esiste più. Cinque
giocatori su dieci oggi sono africani, hanno talento e voglia di
giocare. È come aver portato in un grande calcio muscolare la fantasia
di decine e decine di trequartisti sparsi in ogni ruolo. La qualità
aumenta, ma quel calcio diventa un altro.
Juventus e Bayern, campioni nazionali, sono invece squadre per metà
fatte da stranieri, ma sono squadre esattamente italiane e tedesche,
pensano calcio come si pensa in Italia e Germania. È questa
conservazione di un modo di essere che mantiene la forza e salva la
qualità anche nei momenti di maggiore distrazione. Italia e Germania
che s'incontrano oggi non sono le squadre più forti del mondo. Hanno
anzi molti limiti. La Germania è troppo piena di ragazzi, l'Italia è
molto vecchia, il più giovane è Iaquinta che ha 26 anni. Italia e
Germania arrivano cioè al punto in cui sono non per la loro forza ma
per come hanno saputo gestire i loro limiti. Attraverso la solidità
dei loro movimenti e delle loro esperienze, dall'insistenza e
consistenza con cui hanno continuato sempre a giocare a calcio in modo
italiano e tedesco. Detto questo, la partita è quasi una conseguenza.
Noi per i tedeschi siamo un avversario scomodo perché non ragioniamo
come loro. Anche con un trasgressivo come Klinsmann, la Germania gioca
con ordine, più velocemente, con più ragazzi, ma con ordine. E un
gioco ordinato i tedeschi si aspettano dai loro avversari. L'Italia
invece magari marca Ballack a uomo, mette Totti fra le linee,
costringe Toni a tenere impegnati due tedeschi, Mertesacker e
Metzelder, lascerà probabilmente libero Friedrich e avrà invece una
densità da Calcutta in mezzo al campo, intorno a Pirlo. Gente strana
gli italiani, non giocano mai la stessa partita. È questo che fa
soffrire i tedeschi e li ha portati spesso alla sconfitta contro di
noi. L'impressione a freddo è che possa succedere anche stavolta.
La Germania è un'ottima squadra ma per giocare bene deve correre
molto. Sembra più stanca di noi e anche un po' schiacciata dall'aver
dovuto crescere in fretta. Alcuni dei suoi piccoli fuoriclasse, Lahm,
Schweinsteiger e Podolski, contro l'Argentina sono rimasti a lungo
fuori partita.
L'Italia in campo ha meno obblighi. Perdere significherebbe per tutti
l'apertura di processi e soprattutto Lippi sa che la stampa non
perdonerebbe i suoi eccessi di sincerità. Torneremmo a essere un
calcio cattivo che deve dimenticare la gloria e catapultarsi nei
processi.
Mario Sconcerti
On 7/4/06, cauz. <graziano.predielis@???> wrote:
> >ecco la sua ultima dichiarazione sul calcio, in straordinaria sintonia
> >con la tua visione radical chic: "Si assiste a un deficit di eticità
> >che si manifesta nel calcio, così come in altri aspetti della nostra
> >società. La colpa è tutta dello sterco di Satana, quel fiume di
> >denaro che si riversa sul mondo del pallone".
>
> ma io amo il calcio
> frequento la gradinata nord di marassi da anni
> non scherziamo...
>
> e' solo che...
> amo la birra
> odio la nazionali
> odio le nazioni
> odio le patrie...
> e c'e' il tour. povero valverde. :(
>
>
>
>
>
>
> .. salumi e bici,
> _
> cauz.
> ____________________________________
> "solo chi non vale nulla per se stesso puo'
> credere di avere qualche merito per l'essere
> nato sotto una determinata bandiera."
> _______________________________________________
> Cm-milano mailing list
> Cm-milano@???
> https://www5.autistici.org/mailman/listinfo/cm-milano
>