I ciclisti contro l'Estate Romana «Invasa la nostra pista sul Tevere». Le
associazioni a «due ruote» mandano esposti e lettere al difensore civico.
Stand, gazebi e tavolini invadono la pista ciclabile. Il popolo delle due
ruote protesta contro l'invasione del percorso ciclopedonale lungo la
banchina destra del Tevere. Inaugurato nell'ottobre del 2005 da novembre a
febbraio l'itinerario ha dovuto vedersela con le esondazioni del fiume. Ma
da qualche giorno la pista è diventata luogo di movida serale. I ciclisti
non ci stanno: ad alzare la voce sono le associazioni e la Federazione
italiana amici della bicicletta (Fiab). «Ma sia chiaro - tiene a precisare
Giovanni Paolozzi, presidente dell'Associazione "Ruota libera" - i ciclisti
non sono contro gli stand e il divertimento. Il discorso è un altro: questa
pista è stata ufficialmente riconosciuta come percorso ciclopedonale: è una
strada a tutti gli effetti e non può essere invasa da strutture che non
rispettano nemmeno le distanze di sicurezza per i mezzi di soccorso...».
«In questo modo - si lamenta Claudio Romano, 47 anni, sottufficiale dell'Esercito,
in sella alla sua bici lungo il Tevere - di certo non si incoraggiano quei
pochi cittadini che cercano di invertire la tendenza all'uso della macchina
usando un mezzo alternativo non inquinante».
Dà ragione ai ciclisti anche Dario Esposito, assessore comunale all'Ambiente:
«Non si tratta - osserva - di fare la guerra tra chi beve la birra sul fiume
e chi pedala lungo le sue sponde: la pista è un percorso ciclopedonale
realizzato come alternativa al traffico stradale e la nostra priorità deve
essere quella di garantirne la fruizione».
Le concessioni, però, ormai sono state assegnate. Non ci si poteva pensare
prima? «La faccenda del rilascio delle concessioni è assai complicata -
risponde Esposito -. Non vengono rilasciate solo dal Comune, ma anche dalla
Regione e dai Municipi. E qualcuno, forse, non ha controllato bene i
vincoli. Ormai l'estate romana è cominciata, ma dall'anno prossimo propongo
di trasferire tutte le manifestazioni alla sponda sinistra del fiume dove
non c'è pista ciclabile».
Ora, però, occorrerà trovare un accordo coi gestori delle manifestazioni
tenuti a non invadere la corsia delle due ruote che, se va bene, si trova
tra gli stand e i tavolini. Per i ciclisti il percorso più ricco di
ostacoli, per non dire impossibile da seguire già intorno alle 19, è quello
all'altezza dell'Isola Tiberina. «Scendendo da Ponte Garibaldi - racconta
Giampiero Marzi, 41 anni, grafico editoriale che sulla questione ha anche
scritto al difensore civico Ottavio Marotta - è impossibile pedalare.
Qualche giorno fa all'altezza di Castel Sant'Angelo ho bucato per via di un
coccio di una bottiglia. Le piste ciclabili sono poche: per questo vanno
tutelate».
Sul piede di guerra anche la Federazione italiana amici della bicicletta che
conta oltre 12 mila iscritti e che raccoglie 80 associazioni, pronta ad
organizzare altre proteste e occupazioni simboliche. Intanto le serate sul
Tevere vanno avanti «per la gioia di migliaia di cittadini contenti che
vengono a prendere un po' di fresco», assicura Jorge Araya che lavora al
ristorante cubano "La Isla grande", proprio sotto ponte Garibaldi - perciò
aggiunge - si tratta solo di convivere cercando di non occupare la pista».
Articolo di Anna Merola tratto dalla "Cronaca di Roma" del "Corriere della
Sera" di domenica 2 luglio 2006.
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