[Lecce-sf] Fwd:[neurogreen] L'invasione di Gaza

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Autore: Pierpaolo Biata
Data:  
To: coll. università, Lecce sf, Omar Moheissi
CC: Arci Corsano, Marcello Guagnano
Oggetto: [Lecce-sf] Fwd:[neurogreen] L'invasione di Gaza
Inoltro. Capisco che è un pò lungo , ma vale la pena leggerlo.
ciao
ppb
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L'invasione di Gaza
di Luca Mazzucato

L'esercito israeliano ha occupato mercoledì mattina il sud della
Striscia di Gaza, a quasi un anno dal ritiro unilaterale voluto da
Sharon. Nella notte di martedì, i bombardamenti dell'aviazione
israeliana hanno raso al suolo i tre ponti che collegano il nord
al sud della Striscia e distrutto le centrali elettriche che danno
la luce (e l'acqua) a un milione e trecentomila palestinesi, che
vivono sotto il controllo dell'ANP. L'offensiva di Tel Aviv è
tanto massiccia quanto improvvisa, centinaia di soldati hanno
preso il controllo del territorio palestinese al seguito dei
blindati e protetti da un continuo fuoco aereo, mentre migliaia di
famiglie palestinesi hanno abbandonato le loro case a Rafah e nei
villaggi circostanti. Al nord della Striscia, altre divisioni sono
ammassate lungo il confine, in attesa del via libera di Olmert
all'occupazione di Gaza city.

Il rapimento del soldato israeliano

La rapidissima escalation militare è iniziata domenica, quando un
gruppo di militanti palestinesi, appartenenti al Comitato di
Restistenza Popolare, ad Hamas e al finora sconosciuto Esercito
dell'Islam, hanno attaccato alcune postazioni israeliani al
confine sud della Striscia, uccidendo due soldati e catturandone
un terzo. L'azione di guerriglia ha scatenato una reazione a
catena incontrollata nell'establishment israeliano. Solitamente,
dopo un attacco suicida contro civili israeliani, la rappresaglia
dell'esercito consiste nella chiusura dei check point in West Bank
e nell'omicidio mirato di militanti palestinesi. Nel momento in
cui, invece di attaccare i civili, vengono presi di mira i soldati
dell'IDF, la reazione israeliana è di una violenza senza
precedenti, fatto che getta forse luce sui reali equilibri di
potere tra le leadership militare e politica in Israele. Il
comandante in capo dell'esercito, Dan Halutz, preme fin dalle
prime ore per andare a riprendersi il soldato rapito con una vasta
operazione di fanteria, per stanare i terroristi casa per casa
lungo la Striscia e, secondariamente, per "tenere alto il morale
delle truppe." L'attacco palestinese infatti ha colto i soldati
israeliani completamente alla sprovvista, come ha ammesso lo
stesso Halutz. In una dichiarazione congiunta, i gruppi militari
palestinesi hanno affermato che l'operazione militare è la
rappresaglia per il massacro della famiglia palestinese sulla
spiaggia di Gaza city alcune settimane fa. La nuova strategia
contro l'occupazione, aggiungono i militanti, sarà il rapimento di
israeliani; a poche ore di distanza infatti il Comitato di
Resistenza Popolare rapisce un colono israeliano nei pressi di
Ramallah, chiedendo in cambio del suo rilascio il blocco delle
operazioni a Gaza. Tuttavia, mercoledì, poche ore dopo l'invasione
di Gaza, il colono viene trovato morto.

Fonti dei gruppi armati palestinesi chiedono in cambio del soldato
rapito il rilascio dei bambini e delle donne palestinesi,
incarcerati a centinaia nelle prigioni palestinesi. Tuttavia,
Olmert e Peretz dichiarano fin dalle prime ore di ritenere il
Presidente palestinese Abbas e il Primo Ministro Haniyeh
direttamente responsabili del sequestro e, rifiutando qualsiasi
trattativa, pongono un ultimatum per il rilascio del soldato,
minacciando di rioccupare la Striscia di Gaza in caso contrario.
Le pressioni diplomatiche di Egitto, Giordania, Europa e Stati
Uniti, che premono su Abbas per il rilascio del soldato, non
portano a nessun risultato. L'ironia della sorte vuole che Olmert
autorizzi l'offensiva contro il "governo terrorista palestinese"
proprio martedì notte, mentre Hamas e Fatah sottoscrivono, dopo
settimane di trattative, il "documento dei prigionieri", elaborato
nelle carceri israeliane dal leader di Fatah Marwan Barghouti. In
questo accordo, in cui Hamas riconosce implicitamente l'esistenza
dello Stato di Israele, tutte le fazioni palestinesi, compresi
Hamas e Jihad, si impegnano a limitare gli attacchi all'interno
dei territori occupati nel '67 e riconoscono l'OLP come unico
rappresentante del popolo palestinese negli accordi
internazionali. Tuttavia, la notizia di questa storica intesa tra
Hamas e Fatah è stata coperta dal rumore degli F16 israeliani che,
passando a bassissima quota sopra Gaza, terrorizzano la
popolazione intensificando i boom sonici nelle ore precedenti
all'invasione.

Un avvertimento alla Siria

L'operazione in atto in queste ore a Gaza fa parte della nuova
strategia di Olmert e Peretz contro il "governo del terrore"
palestinese. Da una parte, è chiaro il messaggio ai gruppi
militanti palestinesi: i soldati israeliani non devono essere
toccati, altrimenti la reazione israeliana sarà "proporzionalmente
cento volte più violenta," come ha dichiarato recentemente il capo
di stato maggiore. Siccome Israele non riconosce il governo
palestinese guidato da Hamas, i soldati rapiti non vengono
considerati da Gerusalemme ordinari prigionieri di guerra, ma
vittime di attacchi terroristici. D'ora in poi nessun luogo sarà
più sicuro per gli esponenti di Hamas. Olmert ha indicato come
mandante del sequestro del soldato a Gaza il capo di Hamas Khaled
Meshaal, in esilio in Siria. Meshaal è già scampato ad un
rocambolesco tentativo di assassinio nel 1997, quando due agenti
del Mossad lo avvelenano in Giordania, ma sono vengono prontamente
arrestati e Re Hussein ottiene dal governo di Gerusalemme
l'antidoto in cambio del rilascio degli agenti. In seguito,
Meshaal ha trovato asilo in Siria e Israele ritiene quindi Assad,
il presidente siriano, connivente con il gruppo terrorista.
Mercoledì mattina, mentre le truppe israeliane entravano a Gaza,
Olmert ha pensato di lanciare un avvertimento al governo siriano,
mandando alcuni F16 israeliani a volteggiare a bassa quota sopra
la residenza del presidente siriano per alcuni minuti, in un
esplicito messaggio che l'esercito israeliano può colpire ovunque
i propri nemici. L'incursione aerea ha suscitato reazioni irritate
a Mosca, dove si sta svolgendo il G8, ma soprattutto ha provocato
un'inedita reazione della Giordania e del Libano, che hanno
espresso il loro supporto alla Siria contro l'aggressione
israeliana. Questo avvertimento al governo di Damasco è
probabilmente legato, oltre che all'appoggio ad Hamas, anche al
recente piano di collaborazione militare che la Siria ha stretto
con l'Iran con la clausola di reciproca difesa in caso di attacco
da parte di Israele, i cui piani per l'attacco ai reattori
iraniani sono ben noti.

Israele rapisce il governo palestinese

L'ultimo tassello nella nuova strategia israeliana è stato messo a
punto giovedì mattina. Mentre l'esercito ammassava migliaia di
soldati sul confine nord della Striscia, in West Bank la polizia
israeliana arrestava sessantatrè membri del Parlamento
palestinese, tra cui sette ministri del governo di Hamas,
decapitando in sostanza l'esecutivo eletto dai palestinesi in
Gennaio. Questa decisione ha letteralmente tradotto nei fatti la
minaccia a caldo del governo israeliano di reagire al rapimento di
soldati con il sequestro del governo palestinese. Gli esponenti
politici sono stati tradotti nelle prigioni israeliane. Privati
della residenza a Gerusalemme Est, verranno processati per aver
organizzato le attività terroristiche durante la seconda Intifada.
La reazione dei vertici dell'ANP è stata duplice. Da una parte, il
Primo ministro Haniyeh ha denunciato gli arresti come una
"dichiarazione di guerra contro il popolo palestinese" e il resto
del governo palestinese a Gaza è entrato in clandestinità. Il
leader di Hamas in Libano ha fatto sapere che a questo punto il
soldato israeliano sarà liberato solo in cambio del rilascio di
tutti i prigionieri palestinesi ed in caso contrario deve essere
giustiziato al più presto. A meno di un miracolo, sembra quindi
che l'escalation militare abbia ridotto al minimo le speranze di
recuperare in vita il diciottenne soldato israeliano. Mamhoud
Abbas, dal canto suo, ha colto l'occasione degli arresti dei
ministri per promuovere la formazione di un nuovo governo di
emergenza, per fronteggiare la crisi e l'occupazione sotto la
bandiera dell'unità nazionale. Se da una parte questa mossa
riavvicinerebbe le due fazioni di Fatah e Hamas alla luce
dell'accordo sul "documento dei prigionieri", dall'altra Haniyeh
vede nella proposta l'ultimo tentativo di scippare la vittoria
nelle recenti elezioni legislative di Gennaio.


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NEUROGREEN
ecologie sociali, strategie radicali
negli anni zerozero della catastrofe
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PierPaolo Biata