Autore: ugo Data: To: forum sociale di genova Oggetto: [NuovoLab] Fermate Israele
Da "il manifesto" del 30/06/06
IL sequestro di 64 parlamentari palestinesi di Hamas, fra i quali otto ministri,
in tutte le città della Ci-sgiordania da parte dell'esercito israeliano non
è un rappresaglia, è il tentativo di affondare per sempre la già assediata
e affamata Autorità palestinese e di chiudere con ogni trattativa che pareva
potersi aprire negli ultimi giorni. Sul documento dei prigionieri palestinesi
in Israele, Hamas e Al Fatah avevano raggiunto un accordo per molti versi
storico. Per la prima volta Hamas riconosceva, sia pure implicitamente ma
in modo inequivocabile, la legittimità dell'esistenza di due stati.
Contro questo accordo, che innovava radicalmente non solo la linea di Hamas
ma anche i suoi rapporti con Al Fatah, un gruppo fondamentalista - del quale,
mentre scriviamo, non conosciamo l'identità - aveva catturato un pilota di
tsahal, dichiarando che non l'avrebbe riconsegnato finché non fossero state
liberate le donne e i bambini che sono fra i circa ottomila detenuti palestinesi
in Israele (obiettivo tanto umanamente ragionevole quanto sicuramente negato
da Tei Aviv) e poi sequestrava un colono di 18 anni - ieri poi ucciso.
La collera di Israele era comprensibile, ma la reazione è stata spropositata
al punto da preoccupare anche i G8 oggi riuniti a Mosca, che le hanno mandato
un ammonimento formale: non esagerate. Ma non si tratta di una sbavatura
di militari infuriati: la cattura di un così consistente gruppo di parlamentari
dei temtori occupati, l'annuncio che ne seguiranno altre, mirano a mettere
fuori gioco l'intero governo palestinese costringendo in queste ore tutta
la rappresentanza di Hamas a entrare in clandestinità.
Non solo: Israele ha appena bombardato il principale asse stradale di Gaza,
distruggendone tre ponti, la centrale elettrica che fornisce energia a metà
della Striscia di Gaza e ha tagliato le forniture d'acqua, sprofondando il
paese in una situazione sanitaria insostenibile. Già stava succedendo dopo
le sanzioni inflitte dall'Europa.
Qui non si tratta di un eccesso di vendicatività, si tratta della volontà
del governo di Ehud Olmert, in cui evidentemente sta anche il laburista Amir
Pe-retz, di chiudere qualsiasi porta o dialogo di pace per togliere la Palestina
come nazione dalla faccia del Medio Oriente. Politicamente parlando, è l'esatto
reciproco del gruppo fondamentalista islamico che sequestrando due israeliani
e uccidendone uno ha voluto sabotare ogni possibile avvio di scioglimento
dell'ormai tragico e quasi quarantennale contenzioso fra le parti. C'è un
fondamentalismo in Palestina che non riconosce l'esistenza di Israele e un
fondamentalismo israeliano che non riconosce quella della Palestina. Così
stanno le cose, naturalmente tra forze del tutto impari: Sharon in coma,
sembra caduto in coma ogni residuo di ragionevolezza del governo israeliano.
Non è possibile, non è decente che il Consiglio di sicurezza non intervenga.
È ben vero che da decenni Israele disattende le sue decisioni ma è anche
vero che questa arroganza le è stata consentita, specie dagli Stati uniti.
E senza attendere il Consiglio di sicurezza bisogna che l'Europa, su questo
terreno du-bitosa e incerta per l'incrocio ormai evidente fra il sentimento
di colpa verso gli ebrei e un antiarabismo inconfessabile si esprima subito.
E subito ha da esprimersi il governo italiano. Non farlo sarebbe un gesto
inammissibile di irresponsabilità.