[Paesibaschiliberi] Il dialogo di Zapatero

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Autore: Ge-Eh
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To: paesibaschiliberi
Oggetto: [Paesibaschiliberi] Il dialogo di Zapatero
Con grande squillo di trombe, è arrivato quello che tutti hanno definito
“l’annuncio da parte di Zapatero dell’inizio delle trattative con ETA”. E
questo di fatto dice Zapatero, quando avverte che il dialogo inizia, però
“mantenendo il principio irrinunciabile che le questioni politiche si
risolvono solo coi rappresentanti legittimi della volontà popolare”.
Frase che potrebbe suonare come condivisibile, se più avanti non
sottolineasse il fatto che “il Governo mantiene la validità della Legge
dei Partiti”, legge che, lo ricordiamo per chiunque avesse la memoria
corta o fosse a corto di notizie su Euskal Herria da alcuni anni, ha
sistematicamente messo fuorilegge il partito di unità popolare Batasuna,
nonché tutte le liste elettorali presentate nel corso degli ultimi anni
dalla sinistra basca.
Ma allora, ci si chiederà, a chi si riferisce quando parla di legittimi
rappresentanti? Il dilemma è chiarito poco sopra: “il futuro di Euskadi
esige un grande accordo di convivenza politica. Concretamente nel
dibattito sul Piano Ibarretxe”.
Sul Piano Ibarretxe già esprimemmo la nostra opinione quando venne
presentato (vedere
http://www1.autistici.org/irrintzi/opinioni/pianoibarretxe.htm).
Ma dunque, qui ci stanno dicendo che, grazie al fatto che “ETA dichiarò il
passato 23 marzo, <per la prima volta>, un cessate il fuoco permanente”,
consentono di discutere sul nulla? Ovvero su una farsa statutaria simile a
quella fatta passare in questi giorni in Catalogna?
Qui, intanto conviene dipanare la matassa dei discorsi, e separare le
chiacchiere dai dati reali.
“I governi succedutisi, tanto quello di Felipe Gonzales come quello di
Josè Maria Aznar, cercarono di raggiungere la pace, non fu possibile,
tentarono in buona fede”.
Stando alla cronaca risulta tutt’altro.
ETA proclamò una prima tregua per favorire i negoziati di Algeri negli
anni ’80, e per tutta risposta il Governo spagnolo arrestò i mediatori.
Il Governo di Felipe Gonzales, con molta buona fede ed altrettanto buona
volontà mise in campo i GAL, organizzazione clandestina parapoliziesca che
sequestrò, ferì ed assassinò cittadini baschi per anni, incluso il
deputato di Herri Batasuna Josu Muguruza, così come i loro predecessori
avevano fatto con Santi Brouard.
Poi ci fu la tregua sul fronte delle carceri per dare spazio alla campagna
popolare per il rimpatrio dei prigionieri baschi, prigionieri che tuttora
sono dispersi nel territorio degli stati francese e spagnolo. Seguì a
ruota un’altra tregua che dava spazio agli Accordi di Lizarra – Garazi
firmati dalla stragrande maggioranza dei partiti, sindacati ed
associazioni basche per raggiungere un accordo democratico.
Il Governo di Josè Maria Aznar, si fece ampiamente beffa della tregua,
proseguendo nella sua politica che aveva incarcerato l’intera direzione di
Herri Batasuna, e non disdegnando l’assassinio del militante di ETA Josè
Luis Geresta, sequestrato ed assassinato con una goffa messinscena da
suicidio. Qualche anno prima era toccato a Josu Zabala subire la stessa
sorte.
Terminata la tregua, per l’evidente unilateralità disprezzata, ecco Aznar
cercare di mettere in pratica il suo intento per cui “tutti quelli di
Batasuna finiranno in galera”.
Detto fatto, Legge dei Partiti che mette fuorilegge Batasuna, e prima di
questo, chiusura dei quotidiani Egin ed Egunkaria, di radio, associazioni,
messa fuorilegge di Jarrai, Haika, Segi, Gestora pro Amnistia, Xaki, Ekin,
eccetera, eccetera, fino al far inserire tutti, inclusi organismi che
denunciano la pratica della tortura, nelle liste internazionali delle
organizzazioni terroriste.
Ed ora, ecco la ciliegina sulla torta: “dopo tre anni senza attentati
mortali e <per la prima volta>, in situazioni di questo tipo, essendo
sparita praticamente la totalità delle sue azioni”, ecco a voi il Piano
Ibarretxe. Dopotutto, “i cittadini di Euskadi godono del maggiore
autogoverno che abbiano mai avuto nella loro storia (si dimentica i Fueros
abbattuti dalla monarchia spagnola?), con lo Statuto di Gernika elaborato
alla difesa della Costituzione del 1978 decisero liberamente i cittadini
baschi il loro futuro (in Euskal Herria la Costituzione fu rigettata al
voto ed imposta in nome dei risultati raggiunti nel resto dello stato
spagnolo)”.
Sinceramente come inizio, non solo non è granché, ma rende evidente più
che mai un dato di fatto: è abbastanza difficile che un governo,
espressione della borghesia imperialista al pari di tutti i suoi simili
europei ed aderenti al blocco occidentale, nel mentre occupa paesi in
altri continenti (Afghanistan ad esempio, il tutto al riparo della polvere
negli occhi del ritiro dall’Iraq, vero D’Alema?), mentre massacra e
opprime proletari di questi paesi, sia di colpo così bendisposto a
concedere libertà di decisione ad un popolo che opprime “in casa”. Ed
infatti le carte sono truccate fin dall’inizio. Di cosa vuole parlare con
ETA se non le riconosce legittimità rappresentativa, se d’altra parte non
la riconosce nemmeno al partito di unità popolare messo fuorilegge, e se
infine intende dialogare solo con un unico partito, il PNV, su una
proposta risibile come il Piano Ibarretxe?
A questo, la risposta più concreta e chiara, la daranno sicuramente nei
prossimi tempi le mobilitazioni e le lotte che il popolo basco non cesserà
di mettere in campo. Dalla borghesia imperialista non ci si può aspettare
nessuna concessione, solo la lotta di classe del popolo basco può
risolvere il conflitto.

SOLIDALI CON EUSKAL HERRIA - GENOVA


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