[NuovoLab] Fw: [fermiamolaguerra] Afghanistan: è così diffic…

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Szerző: norma
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Tárgy: [NuovoLab] Fw: [fermiamolaguerra] Afghanistan: è così difficile?
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Norma Bertullacelli

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Sent: Tuesday, June 27, 2006 2:33 AM
Subject: [fermiamolaguerra] Afghanistan : è così difficile?


NO AL RIFINANZIAMENTO DELLA GUERRA IN AFGHANISTAN : E’ COSI DIFFICILE?





Gli elettori che alle ultime elezioni hanno scelto l’Ulivo erano
motivati soprattutto dalla giusta esigenza di liberarsi di Berlusconi.
Gli elettori che alle ultime elezioni hanno votato la sinistra radicale
erano motivati anche da una speranza di fuoriuscita dalle politiche
liberiste. E’ a questi elettori che la sinistra radicale deve
innanzitutto fare riferimento.



La missione in Afghanistan non fa
parte del programma dell’Unione. Vuol dire che su questo tema non c’è
accordo. Vuol dire che non c’è alcun patto sottoscritto dalla sinistra
radicale. Vuol dire che è un tema su cui si può aprire una battaglia
politica. Senza timore di tradire alcunché.



Per aprire una
battaglia politica occorre innanzitutto rivendicare le proprie
posizioni. Occorre dire a Prodi che in nessun caso la sinistra radicale
voterà il rifinanziamento di una missione di guerra. Perché tale è la
missione in Afghanistan. Come ha più volte spiegato Gino Strada. Come
sa chiunque è sceso in piazza in questi cinque anni. Come sa ciascun
eletto della sinistra radicale.



Poi occorre che la sinistra
radicale dica a Prodi che non voterà neppure la fiducia, se questa
comporterà il rifinanziamento della missione di guerra. Anche per non
sottostare al paradosso per cui si chiede la fiducia quando non ci si
fida.



A quel punto sarà Prodi a dover decidere se intende
proseguire, mettendo a rischio la tenuta della sua coalizione. O
prendere atto che c’è un problema aperto e costruire luoghi in cui si
possa aprire la discussione.



E la discussione dovrà essere ampia.
Non solo sull’Iraq. Non solo sull’Afghanistan. Su tutta la politica
estera. E sulle spese militari. Dove non si è sottoscritto accordo, è
tutto terreno aperto alla battaglia politica.



Certo, qualcuno degli
eletti della sinistra radicale dirà che così si mette in difficoltà il
governo e si rischia di far tornare Berlusconi. Ma il popolo italiano
ha già attraversato il guado. Dapprima timidamente, col voto di
aprile; poi un po’ più rinfrancato nelle giornate di maggio; infine
finalmente sicuro, proprio ieri. Inequivocabile. Ciascun eletto della
sinistra radicale può finalmente smettere di temere la propria ombra.



Certo, qualcuno degli eletti della sinistra radicale dirà che il
movimento è in difficoltà nel far sentire la propria voce. Niente di
più vero. A volte il movimento è talmente preso dalla necessità di
incidere sulla politica istituzionale da assumerne su di sé perfino i
tatticismi. E’ un problema. Se perdura è un rischio mortale. Ma non può
comunque essere un alibi.



Perché magari le piazze non sono piene,
ma le coscienze non hanno abdicato. E chi oggi pare smarrito, domani
sarà di nuovo in prima fila. E riconoscerà chi possono essere i propri
compagni di viaggio.



Chi sta nel Parlamento, magari per la prima
volta, tra i banchi della sinistra radicale, non dovrebbe mai
dimenticarsi di aprire le finestre e guardare fuori. Può darsi non veda
nessuno, ma sicuramente eviterà il rischio di farsi imprigionare da un’
illusione.



Non sembra così difficile. Certo, occorrerebbe dapprima
chiedere scusa a Lidia Menapace. Per non averla difesa. Per aver
continuato a guardare il dito mentre lei tentava di indicare la luna.

Ma a tutto c’è rimedio. Perché un altro mondo è possibile. E inizia da
ciò che ciascuno di noi fa. Qui ed ora.



Marco Bersani (Attac
Italia)






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