[Incontrotempo] RICORDA SEMPRE IL 6 NOVEMBRE?

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Autor: info
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RICORDA SEMPRE IL 6 NOVEMBRE?

Il ricordo è ancora vivo di quella giornata, centinaia di persone che
entrano festanti in un centro commerciale e poi in un supermercato per
non comprare nulla, per non consumare nulla, ma per affermare che
quell’insieme di vetro e ferro è uno dei luoghi dove ogni giorno si
produce e si riproduce la precarietà, dove ogni giorno si produce e si
riproduce un meccanismo di precarizzazione e di sottomissione costante.
Quel giorno volevamo chiedere noi per una volta una cosa, quel giorno
non ci siamo fatti dare i tempi dalle pubblicità accattivanti, o dai
super-sconti ai quali ci dobbiamo attaccare ogni giorno per
sopravvivere.
Quel 6 Novembre i precari e le precarie hanno chiesto uno sconto per
tutt@, uno sconto simbolico per un giorno, ma che parlasse altri 364
giorni della necessità e della voglia di uscire fuori da una
condizione di precarietà estrema che fa leva sulla nostra necessità e
voglia di vivere bene, sulla nostra necessità e voglia di comunicare,
sulla nostra necessità e voglia di vivere una vita che ci appartenga.
Quel 6 Novembre eravamo centinaia in quel supermercato e siamo tutt@
innocenti perché quella contrattazione sociale dal basso per tutt@,
significava essere contro la precarietà, contro il carovita e per un
reddito per tutt@.
Le ore scorrono ed arriva il pomeriggio le centinaia si moltiplicano e
divengono migliaia di precari e precarie per un reddito garantito.Le
strade si colorano e prendono vita, una vita diversa da quella che
ogni giorno ci schiaccia e ci uccide di lavoro, che ci schiaccia negli
impegni e nella rincorsa ad un quotidiano che significa un lavoro per
mangiare, uno per l’affitto ed un altro per pagare le rate e
permetterci un sabato sera da leoni…
Quel 6 Novembre abbiamo poi incontrato un altro di quei luoghi dove
ogni giorni si spaccia cultura che costa talmente tanto da non essere
accessibile, e quando è accessibile ci risulta incomprensibile perché
si confonde nel mare di lettere e spazzatura che dobbiamo ingoiare per
essere produttivi, per andare a lavorare e produrre sempre per qualcun
altro…
Quel 6 Novembre Feltrinelli ci è sembrata irresistibilmente bella per
non entrare e non dire che la cultura è un diritto per tutt@.

Il 10 Ottobre 2006, 105 persone saranno alla sbarra nell’aula bunker
di Rebibbia, dove si giudica la camorra, o i racket malavitosi, ma dal
21 Giugno 17 uomini e donne, precari e precarie sono stati privati
della loro libertà di manifestare, di dissentire, di essere precari e
precarie in movimento.
Schifosamente la giustizia non guarda in faccia nessuno, la giustizia
ci accusa di essere dei rapinatori, la giustizia ci vorrebbe punire
dai 6 ai 20 anni, la giustizia, puntuale, sfacciatamente puntuale ci
toglie l’affetto, gli occhi e le teste di 17 persone perché a 20 mesi
dai fatti potrebbero reiterare, ma reiterare cosa? Una rapina mai
avvenuta, o una manifestazione contro la precarietà e per un reddito
per tutt@?
Nel fango delle sue condanne la giustizia ha pronunciato anche il nome
e il cognome di un nostro compagno-fratello morto sul lavoro il 17
Gennaio 2006, perché la giustizia è uguale per tutti…
Questa giustizia pretende di trattare i precari che si sono mobilitati
quel 6 novembre 2004 alla stregua di chi ruba milioni di euro
facendo sparire la parmalat, o speculando sulle case di migliaia di
senza tetto, oppure facendo gli impicci col pallone o ancora li
persegue come chi monarchicamente sfrutta la prostituzione e si riempe
le tasche di mazzette.
Se questa è la giustizia uguale per tutt@, allora ne vorremmo una
disuguale una che con chiarezza affermi senza troppi giri di parole
che per i precari e le precarie incazzate in questo pezzo di occidente
non c’è posto, perché pericolosi, perché colpevoli di vivere una vita
altra.
E allora liberi tutti e tutte, senza eccezione di sorta, una amnistia
generalizzata perché probabilmente non ha senso mettere in galera
nessuno, perché in galera ci si finisce spesso per necessità e perché
non si possono pagare dei buoni avvocati. Perchè la miseria quotidiana
spinge a non accettare le regole del gioco, soprattutto se tutto
intorno sono i poteri forti a decidere il confine tra legale ed
illegale, tra libertà e galera.
Infine perché quel 6 Novembre c’erano migliaia di precari e precarie
colpevoli solo di aver affermato il proprio protagonismo sociale, e di
aver detto che esiste un’altra umanità che è gioia, lotta e vita.
Per questo lanciamo la proposta che durante la POP parade del 28
Giugno su tutti i camion si parli di amnistia, e del grave problema
della carcerazione preventiva in riferimento alle misure restrittive
scattate per punire l’iniziativa del 6 Novembre 2004.
Inoltre auspichiamo che sotto il Ministero di Grazia e Giustizia ci
sia un momento di forte visibilità, comunicazione e informazione che
parli ai precari ed alle precarie delle iniziative di lotta del 6
Novembre.

VOGLIAMO I NOSTRI COMPAGNI E LE NOSTRE COMPAGNE LIBER@SUBITO,
NON VOGLIAMO NESSUN CARCERE…
VOGLIAMO REDDITO E DIRITTI PER TUTT@!

NOI RICORDEREMO SEMPRE QUEL 6 NOVEMBRE…
SEE YOU @ POP PARADE