22.06.06
Avanzare nel processo politico in Hego Euskal Herria con l'organizzazione
e la mobilitazione
Da Editoriale Boltxe Kolektiboa
Questo è un tempo di vertigine per l'ultradestra. Col risultato che
persino la Conferenza Episcopale tenti di buttarsi nella mischia con un
tedeum per l'unità della Spagna fascista con la quale la setta
nazional-sindacalista godette di tutti i privilegi immaginabili da parte
della Dittatura.
Boltxe inizia una nuova modalità di analisi politica destinata alle nostre
lettrici e lettori. Con carattere mensile analizzeremo gli elementi di
congiuntura che ci sembrano più rilevanti. Ed iniziamo questa nuova forma
di editoriale.web con un riferimento alle manate di soffocamento che il
franchismo sociologico arieggia da mesi. Non deve perdersi di vista il
viso afflitto di Aznar e Rajoy il giorno in cui ricevevano la notizia del
cessate il fuoco di Euskadi Ta Askatasuna con l'espressione chiara che"
era la peggiore notizia che avevano potuto ricevere." E lo fu, non c'è
dubbio alcuno. Questa proposta dell'Organizzazione Socialista
Rivoluzionaria ETA ha obbligato lo Stato a definirsi ed in quella
definizione rimangono chiare le due proposte dei gruppi economici e
politici che determinano la rotta che deve prendere lo Stato spagnolo nel
suo insieme nella sovrastruttura esecutiva.
Il franchismo storico, organizzato attorno al Partito Popolare, PP, non
vuole nemmeno sentire parlare di una pace negoziata, avendo come unica
proposta la continuazione del dolore in forma generalizzata fino al
conseguimento di una vittoria militare impossibile su Euskal Herria.
Temono che se il PSOE riesce a farla finita col" terrorismo" il suo
livello di rappresentatività istituzionale, possa finire in niente. È
certo che l'ultradestra spagnola mascherata dietro le sigle del PP conta
su più di 10.000.000 di voti, ma è anche certo che l'allontanamento dal
potere sta aprendo brecce tra queste famiglie. Corre la diceria di
movimenti nell'ala più conservatrice del PP, che cercano un profilo più
duro di fronte al PSOE, ma anche l'ombra di Ruiz Gallardón pianifica su
questo dibattito di elementi franchisti sorpassati, cercando portare la
nave verso acque più tranquille di centrodestra. Lo dice ben chiaro il
mondo mediatico del PSOE: quanto più si puntella il PP verso la destra più
possibilità esiste di sconfiggerli nelle urne poiché, alla Madrid politica
il centro è lo spazio naturale delle maggioranze assolute.
Ed il PSOE è incantato dalla regressione nel tempo che il PP continua
ostinato ad approfondire. Quelli di Rajoy gettano di meno i tempi in cui
l'Europa dura protesse le sue posizioni, il tempo in cui Hitler -tanto
ammirato dal poverello Jimenez Losantos - con Mussolini protessero e
condivisero il colpo militare nello Stato spagnolo. Ma, cose della vita,
Hitler si suicidò, Mussolini fu appeso ad una trave coi suoi collaboratori
più vicini e l'Europa non protegge in questo periodo storico, per il
momento, processi militari contro le istituzioni dell'Unione Europea,
cosicché per adesso i nostri golpisti rimangono tanto soli con la voglia
del colpo.
Il PSOE nel frattempo, si è rimboccato le maniche e comincia a lavorare
per il suo signore che non è altro che la frazione del capitale che serve
i desideri di normalità politica ed istituzionale nel seno dell'Unione
Europea. Inoltre le istituzioni europee hanno appoggiato la negoziazione
politica tra le formazioni politiche basche che si esprime nel Foro di
Dibattito Nazionale e nel prossimo Tavolo di Partiti che si costituisce
prossimamente, nonostante il boicottaggio del PP.UPN e dell'ultradestra
del PSN ed UGT di Nafarroa. L'avanzamento non si ferma, vediamo due casi
come esempio in Nafarroa: le voci che propongono di vietare Chivite come
candidato per le prossime elezioni giurisdizionali nel territorio dato il
suo tanfo marcatamente affine agli hooligans di UPN e la posizione di
Candido Mendez che esautorano la maggioranza dell'unionismo ugetista in
Nafarroa decantandosi per una sola posizione dell'UGT in Hego Euskal
Herria.
Qui va la strada, per sommare volontà alla cornice basca di Euskal Herria,
i sette territori senza frattura territoriale alcuna, di fronte al
segregazionismo franchista sviluppato in forma istituzionale dall'anomalia
per cui in Hego Euskal Herria, Nafarroa e la CAV ci siano due cornici
distinte. E non lo sono, per quello che corrisponde a questo processo
politico normalizzare questa situazione. I quattro territori di Hego
Euskal Herria insieme ora per andare all'incontro con Zuberoa, Lapurdi e
Baxe Nabarra, riconoscendo le differenze esistenti tra herrialdes ma uniti
in un unico progetto di futuro.
Questo è un tempo di vertigine per l'ultradestra. Col risultato che
persino la Conferenza Episcopale tenti di buttarsi nella mischia con un
tedeum per l'unità della Spagna fascista con la quale la setta
nazional-sindacalista godette di tutti i privilegi immaginabili da parte
della Dittatura. Non hanno chiesto perdono i vescovi a causa del loro
rilevante contributo al massacro ed agli assassini del dopoguerra. Non lo
faranno, essendo una struttura verticale e superba, no. Non chiederanno
semplicemente perdono per la loro natura reazionaria ed apertamente pro
fascista.
La sinistra indipendentista basca dimostrò nel BEC di Barakaldo e ha
dimostrato in Iruña che nonostante Marlasca e Garzón niente né nessuno può
mettere limiti al campo della mobilitazione indipendentista basca. Segnalò
con evidente preveggenza Martín McGuinnes, persona riferimento della lotta
per la costruzione di una Irlanda libera ed unificata, che il processo di
pace in Irlanda ed in Euskal Herria sono in se stessi un fronte di lotta,
nei quali l'audacia, l'intelligenza, i principi e la dosatura degli sforzi
tattici, come gli strumenti sono la questione centrale, l'arco di volta
del processo che ci porta all'indipendenza di una Euskal Herria unificata
ed indipendente.
Di fronte alla grandezza politica ed al sacrificio del MLNV si presentano
le miserie di quelli di Josu Jon ed il suo curioso partito nazionalista,
quello che un giorno sì ed un altro pure si appresta anche a mangiare le
verze che un giorno predisse il defenestrato Arzalluz che il nostro paese
avrebbe mangiato se si portava a termine il processo di autodeterminazione
difeso gli ultimi anni in solitario dalla Sinistra Indipendentista basca
e... attenzione!, assunto finalmente individualmente e collettivamente
anche dalle forze politiche delle sinistre nazionaliste e le forze
democratiche della sinistra rivoluzionaria dello Stato.
Questo si muove, unitariamente ed in avanti, è il tempo delle riuscite
politiche e del dialogo tra le forze democratiche e rivoluzionarie, di
fronte al tentativo di volere porci un nuovo statuto, di volere fare un
referendum in condizioni non democratiche, come hanno fatto in Catalunya.
Il popolo basco deve organizzarsi affinché l'iniziativa del processo non
l'abbia la borghesia, deve essere il popolo lavoratore basco chi deve
segnare i modelli per i quali deve avanzare il processo di risoluzione del
conflitto, perché altrimenti non ci sarà risoluzione del conflitto. Il
paese lavoratore basco è quello che deve organizzarsi e mobilitarsi, non
deve aspettare che le cose si risolvano da sole, è nella base, per la
strada che si dirimerà la situazione finale di Euskal Herria. Il processo
di soluzione del conflitto è incominciato, ma non si deve dimenticare in
nessun momento che la lotta di classe continua, che la società patriarcale
è in pieno apogeo, che la repressione continua... per cui la lotta deve
continuare nelle fabbriche, nei centri di studi, per strada. Aurrera bolie!
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Irabazi arte!
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