Autor: norma Data: Para: forumgenova Assunto: [NuovoLab] facciamo un volantinaggio?
Il Manifesto
venerdi' 23 giugno 2006
MARTEDI' I PACIFISTI IN PIAZZA
Primo sit-in per l'Afghanistan. Mentre De Gregorio (IdV) vuole piu' spese militari
Il primo sit in dei pacifisti per il ritiro dall'Afghanistan e dall'Iraq si fara' martedi' prossimo alle ore 18 davanti a Palazzo Chigi. Lo hanno indetto i Cobas, due aree di Rifondazione come "Ernesto" e "Sinistra Critica", i Giovani Comunisti di Roma, Attac, il "Comitato per il ritiro dei militari italiani" vicino a Radio Citta' Futura e le Donne in Nero.
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Facciamo almeno un volantinaggio a Genova?
Possibilità secondo me:
a) pomeriggio ore 18 in un luogo di passaggio
2) sera 20.30 a Sestri (perchè a quell'ora ci sono A Sestri la festa dell'Unità e un dibattito no - tav. Si distribuiscono i volantini a chi va alla festa e poi - chi può e vuole - va al dibattito che si svolge poco distante, in via Sestri)
Per il testo riproporrei quello che abbiamo consegnato ai partiti del centro sinistra e che re - incollo qui sotto per chi lo volesse rileggere.
Norma 010 5740871
347 3204042
AGLI ELETTI, ALLE ELETTE E AI PARTITI DELL'UNIONE
Le nostre ragioni contro la guerra senza se e senza ma non sono mutate.
Fin dalla prima grande manifestazione del novembre 2001, quando in 150.000 siamo scesi in piazza contro l'attacco all'Afghanistan, non abbiamo fatto altro che chiedere il ritiro di tutte le truppe da tutti i teatri di guerra.
In un momento in cui l'attacco alla Costituzione si traduce in un tentativo di stravolgerne i principi fondamentali siamo mobilitati per la difesa della Carta nata dalla Resistenza e dei suoi valori e per un conseguente NO al referendum. Ma per noi la difesa della Costituzione repubblicana si traduce anche e soprattutto nella difesa dell'articolo 11, vale a dire nel ripudio della guerra come strumento di soluzione dei conflitti internazionali. A più voci in questi anni abbiamo avanzato proposte per l'elaborazione di politiche tese ad affrontare in maniera pacifica e senza l'uso delle armi i conflitti internazionali e abbiamo chiesto che tali proposte rientrassero nell'agenda di politica estera del governo italiano.
Nel contesto delle campagne di questi anni contro la guerra abbiamo più volte richiesto la demilitarizzazione dei territori italiani, la denuncia degli accordi internazionali, che consentono a terzi l'utilizzo del territorio nazionale per depositi e sistemi di puntamento di armi nucleari. Allo stesso modo ci siamo battuti perché l'Italia non aderisse alla nuova missione di enforcement e di istituzione di una forza di intervento rapida globale, che di fatto ha assunto la NATO. In contrapposizione alle soluzioni militari e violente, portate avanti dal governo italiano, abbiamo sviluppato ponti di pace e di dialogo con i popoli delle aree in conflitto.
Ad aprile molti di noi hanno deciso di votare per le forze politiche, che sostengono l'attuale governo, nella speranza di un'inversione radicale della politica estera del Paese in direzione di una politica internazionale di pace e di solidarietà e per l'uscita dell'esercito italiano da tutte le operazioni di guerra dov'esso è attualmente impegnato.
Il 30 giugno scade il finanziamento alle missioni di intervento internazionale. In questa occasione vi chiediamo di rispettare il mandato che vi abbiamo dato, mandato che è scritto nelle lotte di questi anni del popolo della pace, mandato che non può essere oggetto di contrattazioni, di capriole retoriche o di mediazioni politiche: in nessuna maniera la pace può essere soggetta alla politica dei due tempi!
VOTATE CONTRO IL RIFINANZIAMENTO DI TUTTE LE MISSIONI MILITARI E DI TUTTE QUELLE, CHE SOTTO LE DENOMINAZIONI DI PEACE-KEAPING O PEACE-ENFORCING SONO COSTITUITE DA UOMINI E DONNE IN ARMI E/O FANNO PARTE LOGISTICAMENTE DI MISSIONI MILITARI ARMATE DI ALTRI PAESI "ALLEATI".
Riteniamo che solo sulla base di una tale decisione sia possibile aprire nel parlamento un ampio dibattito - già ampiamente aperto nella società civile di cui facciamo parte e in cui siamo impegnate/i - per la revisione della politica estera del nostro Paese, contro la guerra, in direzione della costruzione di rapporti internazionali di pace basati sulla solidarietà, sulla giustizia e sul riequilibrio economico fra nord e sud del pianeta.