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NUOVA CICLOFFICINA ALLA STECCA:
MERCOLEDI' 21 GIUGNO SERATA D'INAUGURAZIONE
CON ROLLAPALOOZA & CAMPIONATO DI CICLOTAPPI
Piu' grande, piu' tranquilla e piu' profumata: la Ciclofficina della Stecca
si e' trasferita di 50 mt, verso via De Castilla, nella ex-falegnameria di
Controprogetto. In dotazione c'è un grande bar, con uno stuolo di soffici
divanetti (il bar di Controprogetto). Per celebrare tutto 'sto bendiddio,
mercoledì 21 giugno: apertura serale bar + ciclofficina dalle ore 19 alle
24, con CAMPIONATO DI CICLOTAPPI e ROLLAPALUZA. Per i ciclotappi, i
concorrenti devono arrivare con proprio tappo di tolla e immaginetta di
ciclista prediletto. Si accettano scommesse, anche sul Rollapaluza.
Cos'è il rollapaluza?
http://www.movingtargetzine.com/article/rollapaluza-iv-a-new-hope
http://www.flickr.com/photos/movingtarget/60416826/
Ciclotappo. Le regole del giuoco:
http://www.ciclotappo.it/Gioco.htm
Queste le prime foto della nuova ciclofficina:
http://www.piubici.org/stecca
Scarica il volantino della Ciclofficina Stecca:
http://www.piubici.org/pdf/cilofix_flyer.pdf
Il merchandising:
http://www2.autistici.org/scarpa/rotafixa/maglia.jpg
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Inaugurazione Nuova Ciclofficina Stecca
BAR + CICLOTAPPI + ROLLAPALUZA
Via Confalonieri 10 (o direttamente via del Castilla)
Mercoledì 21 giugno dalle 19 alle 24
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IL GIUCO DEL CICLOTAPPO
Il Ciclotappo è uno stretto parente della "corsa di biglie" che si effettua
tradizionalmente sulle spiagge, spesso con grosse biglie di plastica che
contengono l'immagine di ciclisti. Per giocare occorre un tappo a corona per
ogni giocatore. Ogni tappo deve essere riconoscibile quando viene
rovesciato: tradizionalmente, all'interno si incolla la foto di un noto
ciclista. Per migliori prestazioni, i tappi vengono spesso zavorrati con
della cera, come racconta Francesco Guccini nelle sue memorie: di recente si
è anche affermato il sistema di fissarvi dentro una moneta da 500 lire. In
passato, al posto dei tappi si usavano anche coperchi di scatoline di lucido
da scarpe. Per poter giocare si traccia a terra una pista chiusa ad anello:
si usa un gessetto sull'asfalto, un bastone sulla nuda terra e così via. La
pista dev'essere piena di curve e strettoie. Poi si traccia una linea di
partenza che fa anche da traguardo. Ogni giocatore mette il suo tappo sulla
linea di partenza. Si sorteggia l'ordine di gioco: a turno, ciascun
giocatore colpisce con l'indice il proprio tappo spingendolo in avanti. A
partire dal secondo turno, tira per primo chi è in testa e gli altri seguono
nell'ordine di piazzamento. Se un tappo si ribalta o esce di pista, lo si
rimette dov'era e il turno passa all'avversario successivo. Se un tappo
colpisce quello di un avversario, quest'ultimo resta lì dove viene mandato:
ma se il tappo colpito va fuori pista, entrambi i tappi vengono rimessi a
posto e il turno passa all'avversario successivo. Vince il primo che taglia
il traguardo. Queste le regole base: ma ci sono molte varianti. giocatori
più clementi non annullano il tiro del tappo che si ribalta: si limitano a
lasciarlo là dove è finito, raddrizzandolo. Si può decidere che, a partire
dal secondo turno, a chi sorpassa il giocatore in testa viene regalato un
tiro in più. Si può anche decidere che chi esce dalla pista non viene
rimesso dov'era, ma resta sul bordo nel punto in cui è uscito: per penalità
deve però saltare un turno. Alcuni segnano nella pista dieci "traguardi",
come se fossero altrettante tappe, scrivendo accanto a ciascuna il nome di
una città. Ogni giocatore, al suo turno, fa tre lanci: se il tappo esce di
pista viene portato indietro fino al "traguardo di tappa" precedente e il
giocatore perde gli altri eventuali lanci di quel turno. A volte un
traguardo intermedio fa da Gran Premio della Montagna e attribuisce comunque
un titolo di campione o un piccolo premio al primo che lo attraversa.
Così racconta Francesco Guccini in "Vacca d'un cane" (Feltrinelli, Milano
1993), nel suo misto di italiano e modenese in cui il tappo è chiamato
"coperchino": "Il coperchino è arte. Da normale tappo a corona per chiusura
di bibite si trasforma in velocipede completo di ciclista o in auto da corsa
col suo pilota dentro. Ci son quelli da collezione, ampi scatoloni li
contengono, e lì importa la bellezza cromatica del disegno e l'eventuale
rarità... Ma non in quelli da corsa, che perdevano ben presto sulle piste i
colori originali per mostrare la loro essenza di lucido metallo. Dovevano
essere appesantiti, per non svolazzare fatui come falene impazzite a cricco
assestato, ma andare dritti e veloci là dove la mano lanciante li voleva;
allora sul sughero colavi cera di candela, poi, appena a sfiorare l'orlo, il
viso di un corridore ad arte ritagliato da un fifi, o da un giornalino, indi
un ultimo strato di cera coprente, velante e svelante al tempo stesso, che
il faciòtto dell'eroe si distinguesse al meglio..." Il riferimento è
all'infanzia di Guccini, trascorsa a Modena nell'immediato dopoguerra. Il
termine "fifi" indica le figurine. Il vocabolo "cricco" designa un tipico
colpo dell'indice noto in ogni regione con termini diversi: a Roma è per
esempio "schicchera", a Genova "bicellata" e così via. E' sempre il Guccini
che spiega: "Si effettua tenendo il medio, impaziente di fuggirsene, col
pollice dell'istessa mano, indi, al culmine della tensione nervosa ed
emotiva in genere, lo si lascia libero. Si scatena una forza incredibile che
può facilmente mandare in frantumi un normale orecchio o scaraventare a
lunga distanza (a volte proverbiale) palline, coperchini o altri oggetti da
lanciare lontano."