[Cm-roma] Traffico e smog, allarme Oms in tredici città nove…

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Autore: oltre
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Oggetto: [Cm-roma] Traffico e smog, allarme Oms in tredici città novemila morti.
Traffico e smog, allarme Oms in tredici città novemila morti. Monitorati
quasi tutti i centri italiani con più di 200.000 cittadini. Il 9% della
mortalità degli over 30. Nelle aree urbane costantemente violati i limiti di
legge. Pecoraro: bisogna intervenire con urgenza.

ROMA -Lo smog ne uccide uno su dieci. Da uno studio su 13 città italiane con
oltre 200 mila abitanti, condotto dall'Oms (Organizzazione mondiale di
sanità) e dall'Apat (Agenzia per la protezione dell'ambiente), è venuto
fuori un quadro allarmante: tra il 2002 e il 2004 si sono registrati, in
media, 8.220 morti all'anno perle polveri sottili. Il che equivale al 9 per
cento della mortalità degli over 30, comprendendo tutte le cause tranne gli
incidenti stradali.

In altre parole, se l'obiettivo di qualità dell'aria che diventerà legge a
partire dal 2010 - una concentrazione massima di PM10 (le particelle con un
diametro inferiore a 10 millesimi di millimetro) pari a 20 microgrammi per
metro cubo - fosse già in vigore e venisse rispettato, ogni anno si
salverebbero più di 8 mila vite.

Oggi la soglia massima di polveri consentite è più alta: 40 microgrammi per
metro cubo. A portare la responsabilità di queste morti aggiuntive (a cui si
aggiungono 516 vittime da ozono) non è però il passo lento delle direttive
europee che ci garantiscono un quadro legale più protettivo, ma lo scarso
impegno nel disciplinare il traffico che si è tradotto in un sostanziale
aggiramento della legge formalmente in vigore e di fatto ignorata.

La normativa attuale prevede infatti che quando una città raggiunge i 35
superamenti del tetto
massimo di polveri sottili previsto in un anno scatti un piano di
contromisure efficaci. In questo modo si eviterebbe l'effetto di accumulo
che può scatenare, nell'arco di alcuni anni, le malattie elencate nel
rapporto Oms-Apat: infarto, cancro al polmone e ictus. Ma questo tetto
continua ad essere oltrepassato senza che le città reagiscano. Anzi, negli
ultimi anni il problema si è aggravato: i fondi per il trasporto pubblico
sono stati tagliati e le domeniche senz'auto, poco incisive sul piano
pratico ma utili come strumento di comunicazione del cambiamento necessario,
sono state abolite.

Il nodo che nessuno sembra voler sciogliere è proprio il traffico. Lo dice
con chiarezza il rapporto Oms-Apat che ha fotografato la salute di 9 milioni
di persone precisando che nelle città prese in esame i veicoli a motore sono
responsabili di oltre metà dell'inquinamento totale (il resto dipende dal
riscaldamento, dalle industrie e, in misura ridotta, da cause naturali): «Un
sostanziale guadagno in salute può essere ottenuto grazie a politiche che
mirino al contenimento delle emissioni da trasporto privato motorizzato e
promuovano il trasporto pubblico, la pratica di camminare e andare in
bicicletta. Nelle città italiane un'attenzione particolare dovrebbe essere
dedicata all'inquinamento provocato dai ciclomotori, in particolare quelli
con il motore a due tempi».

«I dati Oms e Apat confermano che siamo di fronte a una situazione grave che
richiede inter-venti energici e mirati», ha commentato il ministro
dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. «Si dovrà arrivare in tempi rapidi a
piani regionali per la qualità dell'aria e occorrerà studiare incentivi in
grado di spostare quote importanti di traffico verso il mezzo pubblico. E'
un impegno che non possiamo rimandare».

Alcune delle contromisure possibili si potrebbero attuare rapidamente con
effetto immediato. Ad esempio, ha ricordato ieri la Coldiretti, con il
biodiesel ottenuto da coltivazioni come il girasole si può dimezzare
l'emissione di polveri sottili.

Articolo di Antonio Cianciullo tratto da "la Repubblica" di venerdì 16
Giugno 2006, pag. 31 (Cronaca).

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