[NuovoLab] CS ABITI PULITI: NOTTE BIANCA A MESTRE DAVANTI A …

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Autore: deb
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To: \"\"\"\"\"\"\"\"\"lilliput-ge@yahoogroups.com\"\"\"\"\"\"\"\"\", Mailing list del Forum sociale di Genova
Oggetto: [NuovoLab] CS ABITI PULITI: NOTTE BIANCA A MESTRE DAVANTI A COIN PER IL CASO A-ONE
<http://www.abitipuliti.org>

COMUNICATO STAMPA

QUANDO LA NOTTE BIANCA DIVENTA ROSSA DI VERGOGNA
DOMANI A MESTRE Manitese in collaborazione con Officina Sociale di Venezia
organizza un'azione di pressione e drammatizzazione davanti al quartier
generale di COIN/Oviesse per chiedere un impegno serio e concreto che ponga
fine allo sfruttamento dei lavoratori della A-One.


Genova, 15 giugno 2006 - Continua la pressione internazionale sulle imprese
Coin, Tessival, C&A e Target e sulla impresa coreana A-One per ottenere il
reintegro dei 255 lavoratori ingiustamente licenziati a causa della loro
legittimo tentativo di organizzarsi attraverso l'elezione del consiglio di
fabbrica. Negli ultimi giorni in Bangladesh sono continuati pesanti scontri
che hanno visto la serrata di diversi stabilimenti e anche il ferimento di
alcuni lavoratori della A-One. La situazione, giunta ad un livello di
esasperazione insostenibile, è da qualche giorno rientrata e le fabbriche
hanno tutte riaperto. La A-One dovrebbe riaprire oggi per garantire l'avvio
della produzione, il pagamento dei salari arretrati dei lavoratori e la
possibilità di riavviare il negoziato; la situzione è estremamente dinamica
e delicata.

In Italia le imprese al centro della protesta continuano a ricevere e-mail
dalla società civile internazionale che invitiamo a continuare nell'azione
di pressione via web.
Anche il sindacato italiano del tessile e del commercio si sta mobilitando
in sostegno alla campagna, a partire dall'immediata e positiva presa di
posizione congiunta dei segretari generali di Filtea-CGIL e Filcams-CGIL che
hanno subito espresso pieno sostegno alle richieste della Clean Clothes
Campaign.
Leggi il comunicato
<http://www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/comunicati/A-ONE/newsitem_view>

Venerdì 16 giugno, Manitese insieme a Officina Sociale di Venezia
denunceranno pubblicamente questo caso di sfruttamento proprio davanti al
quartier generale di COIN/OVIESSE a Mestre, contribuendo alla campagna di
pressione nazionale ed internazionale in corso.

Dalle ore 21.00 saranno davanti al centro commerciale Le Barche con un
volantinaggio ed una drammatizzazione sul peso dei nostri consumi sui
lavoratori del Sud del Mondo: una grande Coin-Card sarà trasportata a mo¹ di
croce, mentre altre persone spingeranno un carro carico di vestiti.
Lo slogan che accompagnerà l¹iniziativa sarà ³Coin Card, i soprusi non
finiscono mai², parafrasando lo slogan ³Coin Card, i privilegi non finiscono
mai².
Sarà un'occasione per riflettere anche sul nostro stile di vita e di consumo
quotidiano: un consumismo spesso sfrenato ed al di là delle nostre reali
possibilità economiche che ci rende tutti più schiavi ed inconsapevoli
complici di chi prospera e guadagna sullo sfruttamento dei paesi più poveri,
come il Bangladesh.

E quale momento migliore della Notte Bianca Mestrina?

Per interviste sull'azione di Mestre contattare:
Stefano Giorgetti - Manitese Mestre - 3289766591

Per maggiori informazioni sulla campagna contattare:
Deborah Lucchetti - Campagna Abiti Puliti - 338 1498490
http://www.abitipuliti.org

Per inviare le lettere di protesta alle imprese andate su
http://www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/azioni/A-One/azione

Tutte le informazioni sul caso potete trovarle su
http://www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/azioni/A-One/index_html


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Le richieste della Clean Clothes Campaign alle imprese:
- lavorare con Tchibo e Miles per applicare l¹accordo raggiunto il 7 marzo
2006, incluso il reintegro di tutti i lavoratori licenziati e costretti alle
dimissioni
- informare ufficialmente la A-One che il rifiuto di attenersi all¹accordo
avrà come esito la cessazione degli ordini attuali e futuri mentre il
raggiungimento         dell¹accordo consentirà alla A-One di venire
considerata prioritariamente nella lista dei fornitori
- assicurarsi che i lavoratori ricevano le spettanze pendenti dal settembre
2005
- contattare Bepza (Government of Bangladesh and Export Processing Zone
Authority) e Bepzia (Bangladesh Export Processing Zone Investors
Association) per chiedere che assicurino le condizioni per il raggiungimento
di un accordo pacifico alla A-One e lavorino per la piena attuazione della
legge in vigore dal 2004 nelle EPZ
- Inviare copia delle comunicazioni alla Clean Clothes Campaign


La risoluzione del caso A-One è più che mai urgente date le recenti proteste
dei lavoratori avvenute in Bangladesh che hanno messo in luce la situazione
disperata del settore tessile nel paese. Il caso mostra quanto la legge, le
autorità locali e gli imprenditori stiano ostacolando il miglioramento delle
condizioni di lavoro e la formazione di sindacati liberi dentro le imprese
tessili in Bangladesh. Dopo le ultime settimane di protesta, che hanno avuto
per conseguenza anche la distruzione della mensa della A-One, molte
organizzazioni hanno richiesto alle autorità di investigare e affrontare le
cause alla radice dei disordini.
La Clean Clothes Campaign ritiene che le cause siano da ricercare nella
mancanza del rispetto dei diritti dei lavoratori a formare e iscriversi al
sindacato liberamente e a eleggere proprie rappresentanze sindacali.

Il fallimento nell'applicazione della legge nelle Zone Speciali per
L'Esportazione e nell'implementazione significativa dei codici di condotta
quando si tratta di libertà di associazione sindacale, orario di lavoro e
salari dignitosi insieme alla non volontà delle imprese committenti ad agire
concretamente, rapidamente e collettivamente di fronte a vertenze serie come
questa, sono da considerarsi tra le cause primarie dei gravi disordini in
corso.

I FATTI

Nel febbraio 2005 i lavoratori avevano eletto alla A-One un consiglio di
fabbrica di 15 persone (Workers Representation and Welfare Committee -
WRWC), com'era loro diritto secondo la legge vigente nella EPZ del Savar dal
2004. Il WRWC era stato approvato dalla Autorità della Export Processing
Zone (BEPZA) il 4 aprile del 2005 e aveva portato in discussione alla
direzione della A-One 13 punti da migliorare all¹interno della fabbrica.

Il 18 agosto la direzione A-One aveva concordato su 12 delle 13 richieste
sottoposte. Subito dopo le reali intenzioni dell¹azienda sono divenute
chiare. A metà settembre la A-One ha cominciato a licenziare illegalmente i
lavoratori e i membri del comitato: il 10 settembre sono stati licenziati 47
lavoratori mentre 9 membri del WRWC ricevevano minacce di morte per forzarli
a dare le dimissioni; l¹11 settembre, sono stati licenziati altri 80
lavoratori e il 10 di ottobre ulteriori 119. L¹azienda non aveva pagato
quanto dovuto ai lavoratori licenziati.

All¹inizio di Ottobre del 2005 il Consiglio di Fabbrica aveva chiesto alla
Clean Clothes Campaign (CCC) di contattare le imprese e le autorità
bengalesi, incluse Bepza e Bepzia (Bangladesh Export Processing Zone
Investors Association). Il WRWC era sostenuto da due federazioni sindacali
tessili bengalesi NGWF e BIGUF, dal Bangladesh Center for Worker Solidarity
e dal Solidarity Center Bangladesh.

La CCC aveva contattato le imprese committenti della A-One: le imprese
tedesche Tchibo e Miles, le imprese italiane Coin e Tessival e l¹impresa
olandese C&A. La CCC inoltre aveva scritto anche direttamente alla A-One, al
Bepza, al Bepzia e a varie autorità governative. Anche il WRWC aveva scritto
lettere a tutti i committenti, alla direzione A-One e al Bepza, che
rifiutarono di incontrarli.

Da allora le CCC tedesca, italiana e olandese con il segretariato
internazionale, insieme ad altri gruppi, sono stati costantemente in
contatto con le diverse imprese coinvolte; si sono tenuti diversi incontri
tra la direzione della A-One, alcuni committenti (Tchibo e Miles), i
lavoratori e i sindacati locali e internazionale (ITGLWF). Sebbene alcune
imprese, in particolare la Tchibo, abbiano fatto sforzi concreti e abbiano
ufficialmente richiesto alla A-One di reintegrare tutti i lavoratori
illegalmente licenziati o costretti alle dimissioni (mentre facevano
presente che un rifiuto avrebbe avuto conseguenze negative per gli ordini
futuri e invece il reintegro avrebbe favorito la A-One come fornitore
preferito), tali richieste fino ad oggi non sono state esaudite.


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La Clean Clothes Campaign è un network internazionale di ong e sindacati che
lavora per il miglioramento delle condizioni di lavoro ed il rafforzamento
dei lavoratori nell¹industria tessile globale. In Italia la Campagna Abiti
Puliti è promossa da Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Coordinamento
Lombardo Nord/Sud del Mondo, FAIR, Manitese con l¹adesione di
CTM-Altromercato.