[NuovoLab] articoli Manifesto su Commissione Inchiesta G8

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Author: antonio bruno
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To: forumgenova, veritagiustiziagenova
CC: fori-sociali
Subject: [NuovoLab] articoli Manifesto su Commissione Inchiesta G8
11 giugno 2006

«Subito l'inchiesta sul G8»
Al senato legge per l'inchiesta parlamentare promossa da Malabarba (Prc)
che lascia il posto a Heidi Giuliani. Agnoletto: via De Gennaro. Gelo
dell'Unione. Relatore sarà Bianco, il ministro dei preparativi del G8.
Destra in rivolta
A. Man
Roma
Enzo Bianco sarà il relatore di maggioranza sulla proposta di legge che
mira a istituire una commissione d'inchiesta sul G8 di Genova, in
discussione la prossima settimana alla commissione affari costituzionali
del senato. Se l'inchiesta parlamentare verrà aperta è probabile che dovrà
ascoltare lo stesso Bianco, che era ministro dell'interno nei primi sei
mesi del 2001, durante i quali le forze dell'ordine si prepararono a una
gestione militare ed eccezionale della piazza molti mesi prima che il
centrodestra vincesse le elezioni (13 maggio) e assumesse il governo,
offrendo anche un'inquietante anteprima della «grande repressione» al
Global forum del 17 marzo di quell'anno. Cariche in piazza Municipio
trasformata in tonnara con tutte le vie d'accesso chiuse, i violentissimi
reparti speciali della finanza per la prima volta in piazza e la prova
generale di Bolzaneto nella caserma Raniero Virgilio della polizia (mezza
squadra mobile napoletana dell'epoca è sotto processo). Bianco
personalmente firmò la conclusione di una frettolosa indagine interna della
polizia sul Global forum di Napoli e lasciò il posto a Claudio Scajola solo
a metà giugno, un mese prima di Genova. E' il ministro che dovrebbe aver
saputo qualcosa delle curiose decisioni dei carabinieri di organizzare
speciali «compagnie d'intervento rapido e risolutivo», mai sentite né prima
né dopo, guidate da una catena di comanda presa in prestito da ufficiali
paracadutisti del Tuscania e di altri reparti speciali della seconda
brigata mobile dei cc; o almeno del nucleo antisommossa della polizia,
armato per la prima volta con i micidiali manganelli «tonfa» in
policarbonato subito dopo abbandonati, che diverrà famoso alla scuola Diaz
(dieci capisquadra e il comandante sono alla sbarra a Genova, aspettando la
prescrizione...).
Quasi metà della sinistra invoca da cinque anni la commissione parlamentare
d'inchiesta sul G8. Incredibilmente però la notizia della calendarizzazione
del provvedimento l'ha data il presunto associato per delinquere Francesco
Storace, ex ministro della sanità ed ex presidente della regione Lazio, che
non vedeva l'ora di tornare in pista dopo lo scandalo delle intercettazioni
abusive e si erge a paladino di carabinieri e poliziotti che si spera non
abbiano bisogno di lui. Forza Italia e An, anche con l'ex sottosegretario
Alfredo Mantovano, si sono scatenate beceramente contro Gigi Malabarba,
Prc, primo firmatario della proposta. La sinistra tace. Muta. La proposta è
firmata da senatori di tutti i gruppi dell'Unione ma l'iniziativa di
depositarla è di Malabarba, che l'aveva promesso in campagna elettorale e
lascerà il posto a Palazzo Madama a Heidi Giuliani, la mamma di Carlo. Che
ieri era contenta: «Certo non potranno ridarmi Carlo ma dobbiamo dimostrare
che il capo della polizia Gianni De Gennaro fu il responsabile della
repressione. «Regista della repressione e mandante operativo
dell'operazione alla scuola Diaz - aggiunge sinteticamente Vittorio
Agnoletto - Indipendentemente dall'inchiesta l'Unione dovrebbe esigerne le
dimissioni».
La storia l'abbiamo raccontata mille volte: mesi e mesi di preparativi
inauditi, l'agguato alle tute bianche (Disobbedienti) che volevano andare
ad assediare la zona rossa ma erano ancora nel percorso consentito dalla
questura in via Tolemaide, le cariche violentissime con i blindati e gli
scontri furibondi nelle strade attorno a piazza Alimonda, dove Carlo è
stato ucciso da un carabiniere «ferito e terrorizzato» dal vano posteriore
di una jeep che seguiva i un plotone lanciato alla carica. Poi la seconda
giornata di scontri, sabato 21 luglio, infine i pattuglioni, la caccia
serale ai manifestanti, perché a fronte di seicento feriti e di una
passerella rovinata a Silvio Berlusconi c'erano meno di cento arresti: i
migliori uomini mandati a Genova, anche all'ultimo momento, le violenze e
le prove false alla Diaz.
«Questo lo sappiamo noi - osserva Heidi Giuliani - ma dobbiamo farlo sapere
al paese. Non succede solo a Genova ma nelle carceri, nei cpt...Lo stato
non può allevare delinquenti, nazisti, torturatori in divisa».

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Ma la commissione parlamentare potrebbe essere un boomerang
Alessandro Mantovani
Del G8 di Genova sappiamo abbastanza. In altri paesi europei quel che
sappiamo basterebbe per mandare a casa il capo della polizia Gianni De
Gennaro e un buon numero di dirigenti, da quelli che armarono il nucleo
speciale antisommossa a quelli che organizzarono la perquisizione alla Diaz
e a quelli che trattavano con i Disobbedienti fino a poco prima delle
cariche di via Tolemaide, che furono un agguato. Dovrebbero andare a casa i
generali dei carabinieri che mandarono in piazza i parà del Tuscania e i
loro ufficiali che diressero personalmente le manovre tra via Caffa e
piazza Alimonda, fino all'uccisione di Carlo Giuliani da parte di un
ragazzo in divisa che non aveva neanche i suoi 23 anni (ammesso che sia
stato lui). Dovrebbero pagare un prezzo i magistrati allora a capo del Dap
che allestirono l'avamposto carcerario di Bolzaneto e portano la macchia
delle sevizie come i 45 appartenenti alle forze dell'ordine che sono
imputati a Genova. Dovrebbero essere svergognati coloro che nel Sisde e nel
Sismi hanno diffuso falsi allarmi: ricordate i palloncini di sangue
infettato con l'Hiv da lanciare sui poliziotti e Vittorio Agnoletto, una
vita per la lotta all'Aids, che rincorreva quel delirio gridando che «il
virus muore a contatto con l'aria»? Altre bufale, più credibili,
orientarono la repressione, anche dall'estero. E soprattutto ci fu la
repressione. Inaudita, fredda e programmata. Migliaia di giovani tornarono
nei loro paesi pensando che l'Italia somiglia al Cile di Pinochet.
Bisogna riconoscere la coerenza di Gigi Malabarba e di coloro che da cinque
anni non mollano. Ma oggi grazie a una parte della magistratura, delle
forze dell'ordine e della stampa - più quella genovese che quella
nazionale, allevata a pane e Viminale - del G8 sappiamo quasi tutto e la
commissione parlamentare potrebbe essere uno strumento inadeguato, se non
un boomerang. Certo potrebbe fare delle domande agli ufficiali dei
carabinieri o a De Gennaro. Lo stesso Francesco Gratteri, suo fedelissimo,
sulla Diaz non se la caverebbe dicendo che «le perquisizioni non si fanno
con i guanti», come fece davanti al comitato d'indagine aperto e chiuso dal
Polo nell'estate 2001. Potrebbero dire tante cose, ma solo se volessero e
anche senza inchiesta parlamentare.
Quasi nessuno dei veri responsabili del G8 si ritrova sul banco degli
imputati. I processi di Genova sono decisivi, per carità, sostenuti da un
pugno di pm, di avvocati e di attivisti di Supportolegale senza mezzi (anzi
chi può sottoscriva: www.supportolegale.org e diffidate delle imitazioni) e
al cospetto di collegi di difesa che sembrano disporre di interi apparati,
chissà se pubblici o privati. Ma è più importante misurare il ruolo di De
Gennaro o sapere se il vicequestore Mortola prese parte o no alla
messinscena delle molotov? Bisogna chiedersi se a sparare a Carlo fu
davvero Mario Placanica o è più urgente censurare le cariche con i blindati
e le jeep, ordinate e guidatd da gente che ha nome, cognome, stellette e
magari fa bella figura a Nassiriya come democratico addestratore di
poliziotti iracheni? Occorre far valere responsabilità non penali ma
operative, in un certo senso «politiche». La repressione fu programmata ben
prima che Silvio Berlusconi vincesse le elezioni (maggio) e si insediasse
(giugno), con quella micidiale «prova generale» che fu il 17 marzo 2001 a
Napoli: il ministro dell'interno era Enzo Bianco e il capo del governo,
Giuliano Amato, oggi è al Viminale. E i preparativi di Genova risalgono a
fine 2000.
La passata solidissima maggioranza di centrodestra ha sperimentato su
Mitrokhin e Telekom Serbia quanto sia difficile scrivere o riscrivere fatti
complessi e recenti con le inchieste parlamentari. Di Ilaria Alpi meglio
non parlare. La commissione sul G8 potrebbe perdersi in mille rivoli dietro
ai fantasmi del G8: quello di Gianfranco Fini che comanda i carabinieri al
Forte San Giuliano, per esempio, quando in realtà la sua fu solo una visita
di cortesia, rilevantissima sì ma sul piano simbolico, anche perché un
generale dei parà come Leonardo Leso, capo delle truppe a Genova, non
prenderebbe mai ordini da Filippo Ascierto, maresciallo in aspettativa a
Montecitorio. O alla leggenda del black bloc «manovrato» dai servizi
segreti: in realtà era tutta gente nostra, che ci piaccia o no, tranne
qualche infiltrato e qualche noto fascista. L'inchiesta parlamentare
potrebbe perfino far dire al capo della polizia e ad altri: «Ce ne andremo
solo quando saranno state accertate le nostre responsabilità». E invece chi
vuole sapere ne sa già abbastanza. Il centrodestra si è preso la
responsabilità di tenerli tutti lì e di promuoverli. Se il centrosinistra
vuol fare lo stesso, si accomodi. E' sulla buona strada.
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"Eppure il vento soffia ancora...." Pierangelo Bertoli (1942 - 2002)

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