Auteur: ugo Date: À: forum sociale di genova Sujet: [NuovoLab] Se Amnesty accusa Israele
Oggi il consiglio d'associazione con L'UE.
Omicidi mirati :100 palestinesi uccisi dall'inizio dell'anno
Da "il manifesto" del 130606
Guardiamo a ciò che accade prima di garantire benefici e privilegi E' questo
il senso dell'appello che Amnesty International lancia in occasione del Consiglio
di associazione Ue-Israele, in programma oggi. In un dossier presentato alla
presidenza austriaca dell'Unione Europea, Amnesty denuncia l'uso sproporzionato
della forza da parte di Israele contro i civili palestinesi. Un'accusa che
ha trovato venerdì scorso una nuova conferma quando un colpo di cannone sparato
da una motovedetta israeliana, andato fuori bersaglio, ha ceniate la spiaggia
di Sudanya (Gaza) uccidendo otto palestinesi, sette dei quali ap-jartenenti
alla stessa famiglia.
Amnesty scrive che oltre 100 palestinesi, tra i quali una trentina di bambini
e adolescenti, sono stati uccisi dall'inizio dell'anno dalle forze israeliane.
Gli «omicidi mirati» di attivisti dell'Intifada, con missili sganciati da
aerei ed elicotteri, oltre ad essere illegali hanno fatto numerose vittime
innocenti. Il centro israeliano per i diritti umani Betselem riferisce che
dall'ottobre del 2000 al marzo di quest'anno, 329 palestinesi sono stati
assassinati con operazionii «mirate» di cui 213 appartenevano gruppi armati:
gli altri erano civili. «Israeliani si trova ad affrontare gravi questioni
di sicurezza, ma non può reagire a spese di innocenti. Tutto questo non fa
altro che perpetuare il ciclo di violenza di cui Israele -finisce a sua volta
per essere vittima», a detto Dick Oosting, direttore dell'Ufficio di Amnesty
International presso l'Unione europea
II dossier di Amnesty mette in rilievo che continua anche la detenzione amministrativa
- una condanna (rinnovabile) senza processo a sei mesi di carcere sulla base
di informazioni riferite servizi di sicurezza - sebbene si tratti di un metodo
illegale che viola i diritti umani. Attualmente, oltre 600 palestinesi sono
detenuti senza accusa in campi militari, in condizioni estremamente dure.
Durante la prima Intifada (1987-93) la comunità internazionale aveva ripetutamente
criticato questa pratica (furono migliaia i palestinesi che durante «la rivolta
delle pietre» scontarono questa detenzione) mentre in questa seconda rivolta
è rimasta in silenzio accettando le ragioni di Tei Aviv che ha fatto sempre
riferimento all'emergenza attentati.
H dossier di Amnesty fa riferimento inoltre al continuo sviluppo ed espansione
degli insediamenti colonici nei Tenitori Occupati, sempre in flagrante violazione
del diritto internazionale. Il governo israeliano, spiega l'organizzazione
per la difesa dei diritti umani, ha appena confermato la prossima costruzione
di 3500 nuove abitazioni nell'area di Gerusalemme Est, occupata da Israele
nel 1967 e annessa unilateralmente al territorio dello Stato ebraico. Non
solo ma in quanto potenza occupante, Israele ha l'obbligo legale di soddisfare
i bisogni di base della popolazione sotto occupazione militare.
Questa responsabilità oggi è ancora più grande, alla luce del preoccupante
peggioramento della situazione umanitaria nei tenitori palestinesi. Invece,
sottolinea Amnesty, la costruzione del muro di separazione in Cisgiordania
e la chiusura del transito di Karni, l'unico valico commerciale di Gaza,
stanno aggravando la povertà' nella regione.
Amnesty è infine molto preoccupata per la legge sulla cittadinanza - emendata
nel 2003 e confermata dalla sentenza votata dai giudici della Corte Suprema
il mese scorso sulla base di "considerazioni di sicurezza" - che vieta le
riunificazioni familiari in caso di matrimonio tra palestinesi di Israele
(i cosiddetti arabi israeliani) e i palestinesi dei Tenitori occupati. Questa
legge, che si riferisce esplicitamente all'identità etnica dell'individuo,
coinvolge e nuoce decine di migliaia di coppie> costrette a vivere separate
o a riunirsi solo in Cisgiordania e Gaza. Amnesty afferma che la legge sulla
cittadinanza viola il divieto di discriminazioni contenute nel diritto internazionale
nonché alcuni trattati che Israele ha ratificato ed è quindi obbligato ad
adempiere, tra cui la Convenzione Intemazionale per l'eliminazione di tutte
le forme di discriminazioni razziali, il Patto Internazionale sui diritti
civili e politici, il Patto Intemazionale sui diritti economici, sociali
e culturali e la Convenzione sui diritti del fanciullo.
Soltanto qualche settimana fa la polizia ha fatto irruzione nella casa di
un cittadino arabo, Mohammad Al-Heen a Qalan-siia. L'intera famiglia, inclusi
i bambini, sono stati arrestati e portati al comando di polizia La madre
è stata immediatamente espulsa al posto di bloccò di Qalqiliya e separata
dai figli e dal marito che, successi vamente, è stato obbligato a firmare
una dichiarazione nella quale si impegna a non far rientrare in Israele sua
moglie.
di MICHELE GIORGIO