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Vi invio una recensione molto interessante su un testo che pone degli interrogativi seri sulle relazioni interculturali....buona lettura....

Scheda tecnica a cura di Alessia Grimaldi

“Occidentalismi”
Curatrice Carla Pasquinelli
Carocci editore
Roma, giugno 2005


La curatrice del libro, Carla Pasquinelli, ritiene ci siano maniere diverse di declinare la parola “Occidentalismo”, per questo appare più corretto utilizzare il termine “Occidentalismi”. Vi è un primo tipo di Occidentalismo che lo riconduce alla logica dello scontro di civiltà, demonizzando i valori dell’Occidente; un secondo tipo che fa da sostegno al colonialismo sottolineando l’azione civilizzatrice svolta dall’Occidente; un terzo tipo, quello degli studi postcoloniali, che vede nell’Occidentalismo “quell’insieme di procedure discorsive che hanno costruito la soggettività dei colonizzati ma anche quella dei colonizzatori nonché i loro rapporti reciproci”.
In questo testo, composto di quattordici saggi, storici, antropologi e filosofi indagano sul significato di questo concetto partendo dal presupposto che esso sia permeato da una violenza epistemologica sistematicamente utilizzata dall’Occidente per autodefinirsi e nel contempo per definire, in rapporto a sé, ciò che Occidente non è. Nella produzione di certi discorsi sull’altro (scientifici, letterari, economici, storici, filosofici) l’Occidente si è unilateralmente appropriato del mondo, rappresentandosi come civilizzato, superiore e sviluppato solo in rapporto a un Altro a cui ha attribuito tutto quello che non voleva essere ma di cui aveva bisogno per poter essere. Da qui sono nati tutta una serie di stereotipi che hanno rappresentato l’altro non per quello che effettivamente era ma, a partire dalla centralità del nostro sguardo, per quello che l’Occidente aveva bisogno che fosse per autodefinirsi e costruire la propria identità. Protagonisti di questo processo i paradigmi di Stato-nazione e scienze sociali, i quali rimandano a rappresentazioni discorsive che ancora oggi servono a riprodurre le strutture politiche ed economiche del dominio coloniale.
Il colonialismo è dunque un fenomeno chiave per la comprensione del presente poiché il dispiegamento della modernità non può essere compreso senza riflettere e analizzare le dinamiche coloniali che hanno costruito il rapporto di dominio sull’altro, dominio oltre che politico ed economico, culturale ed epistemologico. Si tratta quindi di spostare lo sguardo: non fermare gli occhi solo sui protagonisti europei o occidentali della storia, ma guardare anche ai dominati, assumendo così il punto di vista della molteplicità. La sensibilità per l’altro, il tentativo di ridare voce ai subalterni, costituisce uno dei punti centrali dei postcolonial studies. Bisogna dire però che la realizzazione di questo programma è più complicata di quanto appaia a prima vista e che negli studi postcoloniali esistono diverse interpretazioni su come possa avvenire questo recupero dell’altro. Con il termine postcoloniale s’intende non il fatto che il colonialismo sia finito, ma esattamente il contrario, cioè uno spazio di lotta sociale, culturale, politica ed economica caratterizzato dalla persistenza della condizione coloniale nel rapporto tra l’Occidente e i suoi altri, tra le zone centrali e quelle periferiche del mondo. L'immagine del “diverso” è difatti una costruzione ideologico-culturale dell'Occidente; capire quanto della rappresentazione dell' “indigeno” sia passato nell'attuale rappresentazione dell'”immigrato” che sta alla base della xenofobia e del razzismo oggi ampiamente diffusi può aiutarci a riconoscere e valorizzare le innumerevoli contaminazioni, sovrapposizioni, relazioni di cui é intessuta la storia ed ogni esistenza reale.