Autore: fernanda Data: To: forumgenova Oggetto: [NuovoLab] referendum
Riporto quì di seguito l'articolo di Curzio
Maltese pubblicato sul Venerdì di Repubblica. e
invito tutti/e a mobilitarci al più presto, per
esempio a cominciare da mercoledì all'ora di silenzio.
fernanda
Non si poteva scegliere una data più infelice del
25 giugno per celebrare il referendum
costituzionale. Così si trasforma un passaggio
cruciale per l'avvenire del paese in una lotteria
estiva. Anzi in una doppia lotteria, dal momento
che la maggioranza dei partiti, soprattutto del
centro sinistra, non sembra aver ancora compreso
l'importanza di questo appuntamentoo.
Il referendum costutuzionale avrà un valore
politico immediato e un effetto più generale e
duraturo, entrambi potenti. Cominciamo dal primo.
La vittoria del si o del no referendario è in
grado di stabilire da subito il successo o il
fallimento del nuovo governo. La sera del 25
giugno sapremo insomma se e quanto durerà il governo Prodi.
L'approvazione della dev olution significa la
morte politica istantanea della maggioranza, la
sicura sostituzione di Prodi con un altro
premier dopo la Finanziaria, quindi il ritorno
alle urne nel giro di un anno o al massimo due.
Una volta confermata dal voro popolare una
riforma che stravolge la mappa dei
poteri istituzionali,il presidente Napolitano
non potrebbe far altro che prenderne atto e
sciogliere al più presto le Camere. Si tornerebbe
alle elezioni nella primavera del 2008 e, con
tutta probabilità, ci toccherebbe assisstere al
ritorno al potere di Berlusconi, stavolta premier
a vita. Questo almeno suggerisce la logica.
In caso contrario, una sconfitta dei riformatori
di centrodestra, Prodi ne uscirebbe molto
rafforzato, mentre Berlusconi vedrebbe finire in
pezzi, dopo dodici anni, la destra costruita a
propria immagine e somiglianza. Questa si sarebbe
la fine del berlusconismo, una condanna senza appello.
A parte ciò il 25 giugno si gioca una partita
culturale decisiva fra quanti in questi anni
hanno difeso i valori costituzionale e
antifascisti e l'ondata eversiva che li ha messi
in dubbio per la prima volta dalla nascita della
democrazia. Bastano queste due ragioni per
spingere il leader del centrosinistra ad
abbandonare la trincea della lotta per la
poltrona e tuffarsi nella campagna referendaria?
La domanda sarebbe retorica, ma purtroppo la
risposta non è affatto scontata. Finora tutti, da
Rifondazione ai centristi, hanno sottovalutato
l'appuntamento del 25 giugno per concentrarsi su
questioni assai meno rilevanti e bisogna
ammettere che anche la cosidetta società civile,
che pure è scesa in piazza in innumerevoli
occasioni per la difesa della Costituzione in
questi anni, non si è svegliata dal lungo torpore
in cui è piombata da qualche tempo. In queste
condizioni un risultato che poteva apparire
sicuro, ovvero la sconfitta del delirante
progetto leghista di spezzettare l'Italia in
tante microregioni, rischia di passare nella indifferenza.