Testimonianze da chi c'era? E dalla Piramide a Ostia com'è andata? lx
Movimenti
Le bici «critiche» invadono Roma
La Critical mass Oltre tremila ciclisti militanti hanno bloccato per
tutto il pomeriggio di ieri le vie del centro della capitale. Un vero
e proprio corteo su due ruote che ha mandato in crisi vigili e
polizia. «Noi non blocchiamo il traffico, noi siamo il traffico», è lo
slogan della «massa critica» che chiede città più a dimensione d'uomo
e meno inquinate. Un fenomeno in crescita
Marina Zenobio
Roma
Se invece che in bicicletta le oltre 3000 persone che ieri sera hanno
invaso il centro storico di Roma l'avessero fatto a piedi sarebbe
stato un corteo non autorizzato, e sicuramente sarebbero state
bloccate dai reparti celere della polizia che invece, sorpresa da una
iniziativa che non avevano ben valuto, si è limitata a presidiare
l'ingresso di via del Corso. Si trattava della terza edizione italiana
della Critical mass interplanetaria, la «massa critica» che rivendica
il diritto di percorrere le grandi città andando in massa in
bicicletta. «Noi non blocchiamo il traffico, noi siamo il traffico», è
lo slogan di uno dei più vivaci fenomeni prodotti negli anni novanta
che vuole rappresentare un nuovo modo di vivere le metropoli
inquinate, «per costruire - come si legge sul loro manifesto - una
nuova rivoluzione nel sistema dei trasporti». Si sono trovati così in
tanti ieri pomeriggio, ai piedi di un Colosseo soleggiato, a fare
«massa critica». Migliaia di ciclisti e cicliste, giovani, meno
giovani e bambini, studenti, impiegati, professionisti e pensionati,
tutti in sella alle loro biciclette, vecchie Graziella, moderne
montain-bike, ma anche stravaganti modelli modificati per l'occasione.
Alberto non è giovanissimo, sembra però un pensionato sereno. Per
venti anni ha lavorato all'Onu ed è qui «perché questo mondo va
difeso». Ci sono famigliole al completo come quella di Arianna,
allenatissima babyciclista di 7 anni, orgoglio del papà. Nessuno sa
quale sarà il percorso, qualcuno azzarda l'arrivo, probabilmente il
Circo Massimo, ma non prima di aver bloccato il traffico lungo via
della Greca dove la «massa» incontra il primo punto «critico», con
vigili urbani che guardano sconsolati il mare di biciclette avanzare
verso il lungotevere: l'obiettivo prioritario è di rallentare il
traffico e dimostrare che si può fare un uso più umano delle città. Il
comitato elettorale del signor «Pijo La Bici» incalza, bandiere
arcobaleno al vento, si gira su ponte Vittorio Emanuele per prendere
l'altra sponda del fiume, mentre scampanellii salutano i detenuti di
Regina Coeli. Gli ambientalisti di Bracciano sono arrivati in treno,
con bici al seguito, ma per la Critical mass interplanetaria sono
arrivati perfino da Milano, Brescia, Cagliari, Catania. Per loro al
centro sociale Ex Snia Viscosa di via Prenestina è stata attrezzata
un'area campeggio gratuita con tanto di docce e bagni. E' emozionante
vedere tante persone in bicicletta occupare le strade del centro
storico capitolino, la maggior parte degli automobilisti hanno facce
tutt'altro che rilassate, ma in genere restano bloccati al massimo per
15 minuti e comunque scene di intolleranza dura non ce ne sono.
All'inquinamento acustico delle auto si è sostituito quello dei
campanelli, nell'attesa un autista dell'Atac ne approfitta e scende a
fumarsi una sigaretta. Generalmente la «massa critica» ha un
appuntamento settimanale che accomuna ormai oltre 200 città in tutto
il mondo, ma questa è «interplanetaria» e si concluderà con una festa
al Circo Massimo e le Olimpiadi delle biciclette sponsorizzate dalla
Reboc, la Rete boicottaggio Coca Cola. E oggi il gran finale: alle 11
tutti a Piramide per la grande pedalata verso il mare di Ostia. Priva
di qualsiasi struttura gerarchica, senza leader e copyright, la «massa
critica», da Torino a Cagliari passando per Palermo, comunica
attraverso internet e mailing list nazionali e locali. Tutte le
informazioni sul sito
www.inventati.org/criticalmass. Ma da dove nasce
la «massa critica»? Il primo gruppo di ciclisti organizzati è apparso
a San Francisco il 25 settembre del 1992. L'idea venne a Chris
Carlsson, scrittore e giornalista californiano che documentò il
rifiuto del lavoro degli impiegati delle industrie informatiche (una
raccolta degli articoli, Ribellione nella Silicon Valley, è stata
pubblicata dalla casa editrice Shake). E' lui l'autore di Critical
mass. L'uso sovversivo della bicicletta , che nel 2003 Feltrinelli ha
tradotto in italiano. Con gli anni il fenomeno si è trasformato in un
movimento che ha contagiato le principali città dei paesi occidentali.
In Gran Bretagna «Critical mass» si chiama Reclaim the street
(rivendichiamo le strade), un movimento che ha affiancato la lotta dei
portuali di Liverpool. L'origine del nome però pare derivi da un
fenomeno che avviene in Cina, una volta paradiso della bicicletta. I
ciclisti cinesi spesso non riescano ad attraversare un incrocio privo
di semaforo per colpa del traffico automobilistico, ma quando si
ammassa un sufficiente numero di ciclisti (una massa critica), le
biciclette riescono ad interrompere il traffico automobilistico e a
passare. Come si dice, l'unione fa la forza.