Durante l'esercitazione militare «Spring Flag» due caccia F16
dell'Aeronautica si scontrano nei cieli di Capoferrato, in Sardegna.
Illesi i piloti. La protesta dei pacifisti: «Ora basta, poteva essere
una strage»
Costantino Cossu
Cagliari - Erano le 23 di lunedì quando i capitani Pier Francesco
Grassi, di 30 anni, e Fabio De Luca, di 29, entrambi di Roma, sono
stati recuperati da un elicottero della squadriglia ricerca e
soccorso dell'Aeronautica, di stanza nella base di Decimomannu. I due
erano finiti in mare dopo essersi gettati in volo, con il seggiolino
e con il paracadute, da due caccia F16 con i quali stavano
partecipando all'esercitazione «Spring Flag», in corso dall'8 maggio
in Sardegna. Si sono gettati quando hanno capito che i due caccia che
pilotavano erano in rotta di collisione. Lo scontro è avvenuto a
poche miglia da Capoferrato, sulla costa sud orientale dell'isola.
Gli aerei si sono disintegrati. I due piloti sono rimasti illesi.
«Spring Flag» è un'esercitazione alla quale partecipano le
aeronautiche militari di diversi paesi europei e israeliani. Nei
giorni scorsi sugli ennesimi giochi di guerra nei cieli della
Sardegna s'era accesa una polemica innescata dal ministro della
Difesa svedese. Stoccolma aveva ritirato i suoi caccia per protestare
contro la presenza degli aerei di Tel Aviv. E sabato scorso contro
l'esercitazione aveva manifestato un corteo organizzato dai gruppi
pacifisti sardi. «Quello che è accaduto stanotte nei cieli della
Sardegna - dice il senatore dei Verdi Mauro Bulgarelli, eletto in
Sardegna - è gravissimo. Sabato scorso alla manifestazione di
Decimomannu contro le esercitazioni militari e contro le servitù
militari tra la gente era palpabile tutta la preoccupazione e
l'indignazione per queste operazioni belliche che da decenni sono una
minaccia per la popolazione e per l'ambiente. Vorrei ricordare che di
incidenti come quello accaduto lunedì notte (che poteva avere
conseguenze catastrofiche essendo avvenuto tra i comuni di San Vito e
Muravera) ne capitano moltissimi nel corso delle esercitazioni.
L'ultimo è avvenuto solo nell'ottobre scorso, quando un velivolo Amx
è precipitato in un campo coltivato vicino alla base aerea di
Decimomannu, senza contare che in più di un occasione la magistratura
ha aperto inchieste in seguito alle denunce di piloti civili
imbattutisi in aerei militari che avevano invaso le loro rotte». «Se
a ciò si aggiungono - continua Bulgarelli - incidenti come quello del
sottomarino a propulsione e armamento nucleare Hartford, della Marina
degli Stati Uniti, e il pericolo costituito dalle esercitazioni con
uranio impoverito che si tengono nei poligoni presenti nell'isola, si
ha il quadro della drammaticità della situazione».
Sulla stessa posizione di Bulgarelli tutte le organizzazioni che
hanno organizzato la manifestazione di sabato: il comitato «Gettiamo
le basi», diverse associazioni, sindacalisti, rappresentati
dell'Ulivo e di Rifondazione, gli indipendentisti di «A sinistra per
l'indipendenza», «Sardigna Natzione», «Indipendentzia Repubrica
Sardigna». Tutti chiedono che sia accertata la dinamica
dell'incidente e che sia immediatamente sospesa l'esercitazione
«Spring Flag 2006», che dovrebbe proseguire fino al 27 maggio. Al
nuovo governo i gruppi che in Sardegna si battono per l'abolizione
delle servitù militari chiedono un impegno senza ambiguità per
bonificare l'isola da basi ed esercitazioni. «Sarebbe infatti
intollerabile - dicono - che anche l'esecutivo di centrosinistra
continuasse a ignorare la gravità e la pericolosità della situazione
e a non prestare ascolto alle nostre denunce».
La Sardegna ospita servitù militari per un'estensione in ettari
superiore a quella di tutte le altre regioni italiane messe insieme.
Un peso che per zone vastissime dell'isola è diventato intollerabile.
Ci sono i danni economici ma anche quelli all'ambiente e alla salute.
A Teulada, estrema propaggine meridionale dell'isola, spiagge
bellissime vengono sistematicamente devastate dagli stessi proiettili
usati nelle guerre vere. Nei paesi che stanno dentro il perimetro del
poligono di Quirra, dove si sospetta che vengano utilizzate o
stoccate armi all'uranio impoverito, i tassi di tumori al sistema
emolinfatico (gli stessi di cui si sono ammalati militari e civili in
Bosnia) sono enormemente superiori rispetto alle medie nazionali.
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il manifesto
24 Maggio 2006
Il caso politico
Scontro greco-turco sui cieli dell'Egeo
Grecia e Turchia ai ferri corti. Due caccia F-16 delle rispettive
aeronautiche si sono scontrati ieri mattina sul mar Egeo, mentre era
in corso un'esercitazione che tecnicamente viene chiamata «dog-
fight», «lotte di cani». Il pilota ellenico è morto, mentre quello
turco è riuscito ad azionare il seggiolino eiettabile e si è salvato.
La collisione è avvenuta intorno alle 12,48 ora locale vicino
all'isola di Karphatos, la più piccola del Dodecanneso, 35 miglia a
sud di Rodi. Ufficialmente i due governi cercano di minimizzare
l'accaduto assicurando che l'incidente non avrà ripercussioni sui
rapporti bilaterali, da tempo più amichevoli, ma sulla dinamica
dell'incidente le versioni divergono. Da Atene fanno sapere che
l'F-16 turco non aveva comunicato il piano di volo alle autorità
greche. Una prassi, visto che i caccia turchi in formazione violano
costantemente lo spazio aereo ellenico. Opposta la versione di Ankara
secondo cui l'aereo turco «era in volo di addestramento di routine ed
è stato ostacolato da velivoli militari greci».
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Comunicato stampa dei comunisti della Grecia sullo scontro tra F-16
*Plutocrats and Imperialists are behind the Tension in the Region*
The collision of the two F-16s indicates that there is an immediate and
imperative need for the people of Greece and Turkey to jointly face the
tensions created by the contradictions and plannings of US, NATO and the
EU, as well as by the antagonism between the Greek and Turkish
plutocracy in the region. This is especially important in a period when
the ground is being prepared for a military intervention in Iran, and
for the redrawing of borders in the Balkans.
This incident, unfortunately, comes to confirm the positions and
warnings of KKE that NATO - US - EU are not forces that operate in
favour of stability, for peaceful and just resolutions of problems, but
on the contrary they constitute factors of inflammation, of
encouragement and support for Turkish aggressiveness.
Greek sovereign rights are being disputed within the framework of NATO,
as a consequence encouraging the claims raised by the Turkish
leadership. The "grey zones" in the Aegean sea (i.e. areas whose
sovereignty is disputed by Turkey) are created with the support of the
US. At the same time it is once more revealed that the notorious "aquis
communitaire" of the EU - an argument that the parties supporting the EU
"one-way" constantly invoke- is void of content also in relation to
threats of war, violations and provocative claims for border changes.
The peoples of the two countries share a common path for achieving and
safeguarding peace, respect and stability of the borders and relations
equitable and mutually beneficial to the peoples: that is the path of
their joint struggle against their common enemies, the plutocrats and
the imperialist organizations.