[RSF] CS - Appello di EuropAfrica a Governo e Regioni: fermi…

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著者: Monica Di Sisto
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題目: [RSF] CS - Appello di EuropAfrica a Governo e Regioni: fermiamo la liberalizzazione agricola senza regole
EuropAfrica - Terre Contadine
Per un'agricoltura solidale e sostenibile nel Nord come nel Sud del Mondo
Info stampa Monica Di Sisto [fair] + 39 335 8426752 Paola Venanzi + 39 329 3563275
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Appello di EuropAfrica a Governo e Regioni:
fermiamo una liberalizzazione senza regole delle agricolture dei nostri continenti
Ong e Organizzazioni contadine africane e italiane chiedono un impegno per la revisione radicale
degli Accordi commerciali (APE) che l'Europa sta negoziando con le sue ex colonie

Roma, 24 maggio - "Oggi in Africa occidentale (CEDEAO), 15 Paesi per oltre 5 milioni di metri quadri, vivono 260 milioni di persone delle quali il 66% vive in ambito rurale. Nel 2025 saremo 450 milioni, e le stime dicono che il 61% di noi vivrà in città. A meno che la terra non continuerà a dare cibo e lavoro alle nostre famiglie, alle nostre piccole imprese familiari non potremo cessare l'esodo incessante dei nostri giovani che ingrossano le bidonville o tentano impossibili viaggi della speranza in tutto il mondo". Mamadou Cissoko, padre del movimento contadino in Senegal e presidente onorario del ROPPA, network di movimenti contadini di 12 Paesi dell'Africa occidentale, ha aperto a Roma, presso l'Università di Roma 3, la Campagna 2006 della coalizione EuropAfrica-Terre Contadine, per un'agricoltura solidale e sostenibile nel Nord come nel Sud del mondo. La Campagna, coordinata dalle ong Terra Nuova e Crocevia, vede tra i suoi promotori il gruppo d'appoggio al movimento contadino africano tra i quali coordinamento di ong Cipsi, AUCS, CISV, COSPE e per il mondo rurale Coldiretti, con la partecipazione di Campagna Riforma Banca Mondiale, l'associazione dell'agricoltura biologica Aiab e quella equosolidale Fair.

Quest'anno EuropAfrica accende i riflettori sugli Accordi di Partenariato Economico che l'Unione Europea sta negoziando dal 2002 con le sue ex colonie di Africa, Caraibi e Pacifico. Sugli APE la campagna ha prodotto un nuovo dossier "Gli Accordi di partenariato economico: occasione di sviluppo o rovina dei piccoli coltivatori?", scritto da Sabina Morandi e che rilancia le attività 2006 della Campagna EuropAfrica-Terre Contadine (www.europafrica.info).
Il dossier svela come la liberalizzazione dei mercati agroalimentari, indotta e la crisi delle produzioni locali impediscano la sovranità alimentare e uno sviluppo più sostenibile in Africa. Ma anche che il modello di produzione agricola di qualità nel nostro Paese verrà penalizzato, senza alcun vantaggio per i consumatori. Basti pensare che il 60 per cento delle esportazioni dei Paesi di Africa, Caraibi e Pacifico si concentra solo su 9 prodotti e le liberalizzazioni degli ultimi anni hanno ridotto - e non aumentato - la partecipazione dei paesi ACP al commercio mondiale: dal 3,4% del 1976 all'1,1% del 1999. Dall'altro lato del Mediterraneo, la liberalizzazione metterebbe a rischio pomodori, cipolle, olio d'oliva, nocciole, arance, mandarini, limoni, uva da tavola,melone, fragole, fiori, patate, riso e vino, più del 45% del valore aggiunto agricolo di 8 regioni italiane - tra le quali le più colpite sarebbero Puglia e Sicilia - 8 regioni spagnole, 8 regioni greche, 5 regioni olandesi, 4 regioni belghe, una regione portoghese e una regione francese.

"Siamo attori diversi ma condividiamo lo stesso messaggio - speiga Nora McKeon di Terra Nuova, coordinatrice della campagna - che in campo agricolo il conflitto non è tra Nord e Sud del Mondo, ma tra due modelli di agricoltura, quello familiare e quello industriale e che con un processo di decisione delle politiche agricole e commerciali dal quale sono praticamente esclusi produttori e conumatori, si porta avanti una fede astratta nella liberalizzazione come strada maestra per lo sviluppo. Noi non siamo contro il commercio ma chiediamo che non sia fine a se stesso e che il nuovo Governo italiano metta al centro delle sue politiche il primato dell'agricoltura familiare e la produzione per il consumo interno, che in Africa combattono la fame e in Italia difendono un modello agricolo di qualità".

"Mentre azioni di pressione e informazione sui parlamentari europei sono in corso già dallo scorso anno, e la presidente della Commissione Sviluppo Luisa Morgantini è stata recentemente relatrice di un documento di indirizzo molto esplicito al riguardo, la Campagna, spiega Antonio Onorati di Crocevia "chiede alla Conferenza delle Regioni, che hanno la competenza istituzionale più forte sull'agricoltura, di difendere gli obiettivi di solidarietà e di sviluppo sui quali gli Accordi di Partenariato Economico sono nati e dai quali oggi sono ben lontani, a esclusivo vantaggio della penetrazione dell'Europa, prima potenza mondiale dell'agrobusiness, nei mercati emergenti africanistanno discutendo in questi mesi i Piani di sviluppo rurale locali. La Campagna lancia un appello perché approvino, spiega ancora Onorati "atti di indirizzo nella quali si impegnino a chiedere conto al Governo dei contenuti di sviluppo sostenibile degli Accordi con Africa, Caraibi e Pacifico" ma anche di "attuare un meccanismo di monitoraggio dei negoziati, con la piena partecipazione dei decisori politici e della società civile".

Sergio Marini, vice presidente di Coldiretti, in un messaggio ai partners africani del ROPPA, ha impegnato la sua organizzazione a lavorare "perché i negoziati di revisione degli accordi di Partenariato Economico tra l'Unione Europea e i Paesi ACP, in particolare l'Africa occidentale, siano improntati a un vero sviluppo e non soltanto ad una liberalizzazione del commercio senza regole chiare, che danneggerebbe l'agricoltura familiare africana e la nostra agricoltura multifunzionale e territoriale europea".

Un impegno necessario se, come ha dichiarato nella presentazione del nuovo piano d'azione Vittorio Agnoletto, europarlamentare della GUE-NGL "il libero mercato non può creare alcuna opportunità di autentico sviluppo per il continente Africano, né per il nostro". L'europarlamentare ha presentato a riprova un'anticipazione di un nuovo studio di simulazione realizzato applicando un modello dell'agenzia delle Nazioni Unite sullo sviluppo, sull'impatto degli accordi di liberalizzazione che l'Unione Europea sta negoziando con le sue ex colonie di Africa, Caraibi e Pacifico, gli Economic Partnership Agreement (EPA). "Se prendiamo il caso del Burundi - ha spiegato Agnoletto - dove dazi e tariffe sulle importazioni rappresentano tra il 30 e il 40% del Pil, la loro abolizione e la liberalizzazione del mercato interno provocherebbe una perdita di 12.4 milioni di dollari. Altri 1.6 milioni di dollari si sposterebbero dal commercio con altri stati Africani agli scambi che risulterebbero più facili con l'Unione Europea, creando un danno al continente. Altri 7 miliardi di dollari di mancate entrate si otterebbero con la liberalizzazione delle altre tariffe. E' vero, i consumatori africani guadagnerebbero 1.825 miliardi di dollari perché molti prodotti importati diventerebbero più economici, ma paragonata alle perdite dell'intero Paese, questa cifra vi sembra poter assicurare da sola uno sviluppo più sostenibile?"

Il nuovo dossier e i materiali della campagna si possono richiedere a info@???, e sono disponibili sui sito internet www.europafrica.info

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