[NuovoLab] Un Ponte per... al governo italiano

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Author: brunoa01
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To: aderentiretecontrog8
CC: forumgenova
Subject: [NuovoLab] Un Ponte per... al governo italiano
Qualche idea per una diversa politica estera

      Caro Governo,
      la vittoria elettorale del centro sinistra in Italia è stata vissuta dai popoli del Medio Oriente come speranza di una nuova politica. 
      Nel corso degli ultimi anni, a seguito di una politica estera sbagliata, l'Italia ha perso, tra la gente del Medio Oriente e del Nord Africa, la credibilità che aveva acquisito nei decenni precedenti. 
      La dichiarazione del premier sulla pretesa superiorità della cultura occidentale, l'appoggio incondizionato alla politica statunitense, l'invio dei soldati in Iraq, il blocco dei fondi alla Autorità Palestinese sono state altrettante lacerazioni di questa credibilità. 
      Recuperare questa credibilità è, ci sembra, il primo passo da fare di una nuova politica estera. Occorrono però segnali immediati di discontinuità e nello stesso tempo, riteniamo, una nuova visione strategica, basata sul ripudio della guerra, il dialogo, l'impegno per i diritti delle persone. 
      Sulle due sponde del Mediterraneo occorrono politiche nuove per far uscire le popolazioni da quell'intrico di guerre, occupazioni e terrorismo, interessi economici occidentali, corruzione e autoritarismo locale, fondamentalismi e razzismi che sta facendo del mare di mezzo il confine su cui si potrebbe combattere il cosiddetto scontro di civiltà. 
      Pensiamo invece che proprio in questa culla di civiltà sia possibile cominciare una nuova storia, a beneficio dei diritti e della sicurezza di tutti.
      Quella che segue non è una proposta organica di politica estera, ma solo alcuni spunti, simbolici, che offriamo alla vostra considerazione e che potrebbero dare atto che ciò è possibile.


      1. Chiudere con il passato coloniale 
      Non si può aprire una nuova pagina senza chiudere la precedente. Ritirare le truppe dall'Iraq e dall'Afganistan dovrebbe quindi essere il primo passo. Ma c'è un'altra storia con la quale occorre fare i conti. Nella prima metà del secolo scorso tutto il mondo arabo è stato colonizzato. Non è storia passata, ma una ferita ancora non rimarginata. Il fatto che durante le manifestazioni seguite alla pubblicazione delle vignette su Maometto gli unici atti ostili verso simboli italiani siano avvenuti in Cirenaica dovrebbe essere sufficiente a ricordare che l'Italia non ne è fuori. Per chiudere quella pagina occorrerebbe un atto simbolico che, porgendo ufficialmente le scuse ai popoli libici e del corno d'Africa, riconosca la responsabilità storica del nostro paese nell'epoca coloniale offrendo nel contempo un adeguato risarcimento.


      2. Riconoscere il valore dell'altro 
      Un altro elemento di una politica che si voglia finalizzata alla convivenza è il riconoscimento dell'altro, la dimostrazione che lo si considera seriamente un interlocutore. E, in tempi di preteso scontro tra civiltà e di crescita del razzismo e del fondamentalismo, si dovrebbe cominciare dal riconoscimento culturale. Lo si potrebbe fare promovendo la nascita di un istituto di alta cultura, sul modello dell'Istitute du Monde Arab di Parigi, che sia dedicato alla valorizzazione e alla diffusione della conoscenza delle culture della sponda sud del Mediterraneo e alla promozione di relazioni e dialogo culturale. 


      3. Difendere seriamente i diritti umani ed il diritto internazionale
      Se si vuole promuovere la democrazia e combattere il terrorismo occorre prendere seriamente a cuore i diritti fondamentali delle popolazioni, ed il diritto internazionale delle convenzioni, abbandonando la politica dei due pesi e due misure. Si dovrebbe, ad esempio, chiedere conto delle torture di Abu Ghraib, della costruzione del muro in Palestina, della mancanza di libertà che caratterizza paesi i cui Governi sono stati considerati sinora interlocutori privilegiati. Si dovrebbe avviare una politica accogliente verso i migranti. Si tratta di dare un segnale a chi si batte per i diritti umani che può contare sull'Italia per conquistare piena sovranità e liberarsi dall'oppressione di governi corrotti ed autoritari, senza cadere nelle mani dei fondamentalismi. Legare le politiche economiche al rispetto dei diritti umani potrebbe essere un segnale che l'Italia è disponibile a mettersi in questa prospettiva.


      4. Cooperare con la società civile
      Una politica di sostegno al rispetto dei diritti delle popolazioni deve individuare gli interlocutori adeguati e questi non possono essere i cosiddetti governi arabi moderati, corrotti, autoritari e senza reale rappresentatività delle popolazioni. Occorre invece avviare una politica di sostegno alla società civile ad esempio aprendo, come sta già facendo l'Unione Europea, canali di finanziamento per i progetti di cooperazione a cui le organizzazioni della società civile della sponda sud possano accedere direttamente. Nello stesso tempo occorre ampliare i fondi destinati all'aiuto allo sviluppo raggiungendo rapidamente lo 0,7% del PIL.


      5. Instaurare relazioni economiche eque 
      E' noto che sono in corso negoziati per la definizione delle condizioni delle concessioni di sfruttamento dei campi petroliferi del sud Iraq, le multinazionali del petrolio premono per contratti di Production Sharing che possono risolversi in una vera e propria rapina delle risorse irachene. L'Italia vi è coinvolta attraverso l'Eni, interessata al giacimento di Nassiria. Il nuovo governo dovrebbe imporre all'Eni di rompere il cartello delle multinazionali del petrolio che hanno finanziato la guerra e chiedere trattative separate, proponendo condizioni contrattuali che non profittino della partecipazione alla guerra, ma siano orientate a sostenere la ricostruzione del paese.


      6. Sostenere la riconciliazione nazionale in Iraq 
      Occorrerebbe infine che alla presenza militare di sostegno alla occupazione statunitense si sostituisse una politica incentrata sulla riconciliazione nazionale e sulla sovranità. L'intervento civile umanitario di sostegno, che è stato annunciato, è certamente utile, ma non basta. L'Iraq necessita di una soluzione politica che metta fine alla violenza. Una soluzione che, per essere trovata, deve vedere le forze irachene libere dalle interferenze esterne. In questo senso l'Italia potrebbe offrire il proprio territorio come luogo neutrale in cui le diverse componenti irachene, compresi coloro che sono attualmente fuori dal processo politico, si possano incontrare, in autonomia, per avviare negoziati finalizzati a porre fine alla guerra civile.


      7. Riconoscere la nuova Autorità Palestinese
      Può non piacere il risultato delle recenti elezioni in Palestina, ma la reazione che i Governi europei hanno prodotto non fa che smentire l'impegno occidentale a favore della democrazia agli occhi di milioni di persone e rafforzare il fondamentalismo. Solo un impegno serio per il riconoscimento dei diritti nazionali dei palestinesi può sconfiggere il terrorismo e trovare la strada per la pace nella giustizia.


      Con i migliori auguri di buon lavoro 


      I volontari e le volontarie di Un ponte per.


      per aderire http://www.unponteper.it/sostienici/lettera.php 



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