Newsletter Osservatorio Iraq
10/2006: 4 maggio - 18 maggio 2006
Italia via dall'Iraq?
Mentre vengono a galla i costi, ma soprattutto gli sprechi, della missione italiana in Iraq, dimostrando, se ce ne fosse bisogno, che non è appropriato definirla "missione di pace", anche in ambienti vicini ai militari c'è chi sostiene apertamente, dopo l'ultimo attentato, che l'Italia si trova impelagata in un conflitto che mira a sopprimere una resistenza popolare armata.
Per il nuovo governo di centro sinistra ora è tempo di scelte, e di rispettare gli impegni.
Intanto in Iraq sta prendendo forma il "team di ricostruzione provinciale" italiano, che a fine anno dovrebbe subentrare alla nostra missione militare. Un impegno preso dal governo Berlusconi per venire in soccorso dell'amministrazione Bush.
Spreco Nassiriya
Gianluca di Feo - L'Espresso
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La confusione pericolosa della "missione di pace" in Iraq
Gianni Rufini - Lettera 22
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Iraq, l'alternativa alla guerra anti-partigiana è venire via
Ezio Bonsignore - Pagine di Difesa
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Iraq, si lavora per Nuova Babilonia
Corriere Canadese
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E gli Usa?
Sono sempre di più le voci favorevoli a un ritiro immediato, anche fra i militari, e in nome degli interessi nazionali. Ma c'è chi invece sostiene che gli Stati Uniti sono andati in Iraq per restare, e che un ritiro completo non ci sarà mai. Al momento, comunque, dicono i vertici militari, le forze Usa non possono ritirarsi da nessuna delle province irachene.
Tuttavia un recente emendamento del Senato alla legge che stanzia altri fondi per la guerra vieta esplicitamente di utilizzarli per stabilire basi permanenti in Iraq o per controllare il petrolio del paese.
Tagliare la corda? Ma certo
Gen. William E. Odom - Foreign Policy
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Usa non si ritireranno completamente dall'Iraq, ex generale
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Forze Usa non possono ancora ritirarsi da nessuna provincia in Iraq, generale
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Senato Usa: no a basi militari permanenti in Iraq e a controllo petrolio iracheno
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In Iraq
In Iraq intanto non si ferma l'ondata di violenza, che ha già costretto 100.000 persone a fuggire dalle loro case - una vera e propria campagna di terrore cui partecipano squadroni della morte ben addestrati. E mentre un nuovo governo sembra ora essere imminente, a cinque mesi dalle elezioni, anche fra gli sciiti cresce il risentimento nei confronti degli occupanti. Ma c'è una società civile che resiste e non intende rassegnarsi, e che può trovare una ragione di speranza anche nella solidarietà internazionale.
100.000 iracheni fuggiti dalla violenza, Mezzaluna Rossa irachena
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Iraq: l'Opzione Salvadoregna
John Pilger - The New Statesman
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Gli sciiti iracheni ora sono irritati dalla presenza americana
Borzou Daragahi - Los Angeles Times
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"Non possiamo mollare"
Conversazione con Hana Edwar, coordinatrice dell'ong irachena Al Amal
Paola Gasparoli - Osservatorio Iraq
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Appello di pacifiste Usa sui giornali iracheni per la fine dell'occupazione dell'Iraq
http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=2312
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