Lopposizione del centrodestra al PdL sulla riconversione dellindustria bellica
Mario Agostinelli
A seguire i diari che quotidianamente invia dal Senato Romano, una volta aborrito, si direbbe che lunica fissa di Roberto Formigoni in questo periodo sia la scelta tra la Nazione e la Lombardia, per il cui bene si sottoporrebbe ad un referendum pagato di tasca propria (sic!), visto che le eventuali elezioni anticipate in Regione sarebbero di tasca nostra...
Ma non facciamoci sviare dalla propaganda. In realtà, il Presidente non cessa in questi giorni di assestare colpi ai beni comuni della sua (nostra?) Regione: trasforma in Fondazioni aperte ai privati tre gioielli della sanità pubblica lIstituto dei Tumori, il Besta, il San Matteo di Pavia sollecita patti trasversali per le grandi opere che si mangiano il territorio, lancia le Spa regionali alla privatizzazione dellacqua, moltiplica licenze per spazi pubblicitari su cartelloni stradali avveniristici, con il logo della Regione.
Tutto a dispetto di un Consiglio o di Commissioni tenute alloscuro o sorpresi da atti unilaterali.
Lultimo, in ordine di tempo e il più grave dal punto di vista dei diritti democratici dei cittadini, consiste nella pretesa della sua maggioranza in Commissione Attività Produttive di impedire la discussione in Consiglio della proposta di legge di iniziativa popolare sulla riconversione dellindustria bellica.
Un progetto di legge presentato da oltre quindicimila firme e sostenuto e discusso con centinaia di iniziative da 83 associazioni sindacali, pacifiste, di volontariato religioso e laico.
Una legge che, se approvata, permetterebbe ad una Agenzia Regionale, supportata dalle parti sociali e dalle associazioni, di promuovere credibili progetti di riconversione, disarmo e formazione, reperendo tutte le risorse a livello locale, nazionale ed internazionale pe rilanciare e mantenere sul mercato prodotti innovativi, socialmente desiderabili e utili, garantendo la protezione dei posti di lavoro. Un obbiettivo di straordinaria attualità in Lombardia, dove proprio le tecnologie di uso militare sono oggi tra le più contigue al passaggio alle energie rinnovabili, alla riduzione del traffico e dellinquinamento.
Un obbiettivo squisitamente di lungimiranza amministrativa, oltre che uno sforzo non ipocrita per la pace e leducazione alla cooperazione.
Ma, evidentemente non è questo il clima dentro cui la destra vuole far crescere il rapporto tra istituzioni e popolazione in Lombardia. Preferisce glissare e non misurarsi con la responsabilità di un atto coraggioso, e, così, la Commissione vota, contro i rappresentanti dellUnione, un ordine del giorno da portare in Consiglio per impedire lesame dei contenuti ed accantonare la legge senza alcuna discussione di merito.
Evidentemente, sono le lobbies delle armi, fortissime nella nostra regione, a suggerire il non voto, equivalente al voto contrario, per uccidere il progetto di legge nascondendo la mano.
Da domani partirà una forte mobilitazione in tutti i territori, sostenuta dalle organizzazioni che hanno fatto della pace, a partire dalle bandiere ai balconi, il simbolo di un lavoro concreto, che si invera anche nelle scelte produttive, negli stili di vita, nelle finalità e nella destinazione della ricchezza che la società amministra. Una mobilitazione da non lasciare a se stessa e da riprodurre pacatamente e gioiosamente in un tempo sufficiente a creare cultura, oltre che conquistare norme innovative.
E dinteresse per tutti che la Lombardia finalmente si segnali su un fronte diverso da quello per cui è nota industrialmente in troppi teatri di guerra. Credo anche per il suo Presidente, che avrebbe ben altro ruolo da quello che gli attribuisce linchiesta Oil for Food, in cui viene segnalato per la promozione in Iraq di elicotteri e di sistemi radar.
------------
Articolo che esce domattina sul Manifesto
___________________________________
NOCC,
http://nocc.sourceforge.net