[NuovoLab] FW: Inoltro: Genocidio palestinese

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Szerző: Elisabetta Filippi
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Új témák: [NuovoLab] duplicazione dvd palestina
Tárgy: [NuovoLab] FW: Inoltro: Genocidio palestinese
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Elisabetta



----- Messaggio inoltrato da alhikma@??? -----
    Data: Thu, 11 May 2006 19:14:30 +0200
    Da: Edizioni Al Hikma <alhikma@???>
Rispondi-A: Edizioni Al Hikma <alhikma@???>
Oggetto: Genocidio palestinese: c’è chi lo denuncia
      A: "Undisclosed-Recipient:;"@???




>
> Genocidio palestinese: c’è chi lo denuncia
>
>Maurizio Blondet
>
>10/05/2006
>
>Latifa Nimir Tanna, 53, è stata curata solo per pochi giorni;
>esauritisi i medicinali, si è dato fondo alla scorta strategica di
>tre mesi per salvarla (dal reportage del NY Times)
>
>GAZA - «Palestinesi innocenti sono trattati come animali, nella
>presunzione che siano colpevoli di qualche crimine»: è arrivata la
>denuncia, alta e forte.
>
>Ma non, come avevamo sperato, da Benedetto XVI.
>
>Viene da Jimmy Carter, ex presidente USA, oggi predicatore domenicale
>nelle chiese battiste e - semplicemente - brava persona. Carter ha
>alzato la sua voce sul genocidio in corso in Terra Santa.
>
>Lo ha intitolato così: «Punire gli innocenti è un delitto» (1).
>
>Nel titolo è chiaro riferimento al fatto che Israele, mettendo alla
>fame i palestinesi per la colpa di aver votato Hamas, li assoggetta
>alla «punizione collettiva»: e la rappresaglia collettiva di
>un'intera popolazione da parte dell'occupante è un crimine di
>guerra, un crimine contro l'umanità, previsto e sanzionato dalla
>convenzione di Ginevra, e punito a Norimberga.
>
>Ai nazionalsocialisti si imputò la punizione collettiva degli ebrei.
>
>Ora gli ebrei applicano la stessa punizione collettiva ai palestinesi.
>
>La cosa stupefacente è che l'appello e la denuncia di Jimmy Carter
>sia stata pubblicata: e sul New York Times, il più importante
>giornale americano.
>
>La cosa dovrebbe incoraggiare i vili europei a rompere il silenzio
>totale dei media sulla persecuzione che i palestinesi stanno
>soffrendo.
>
>Sappiamo che in Palestina ci sono giornalisti che mandano articoli,
>reporter che mandano servizi fotografici su quanto sta avvenendo:
>sistematicamente, in Europa, articoli e foto vengono cestinati, non
>pubblicati.
>
>Un ordine è venuto dall'alto: tacere sull'atrocità, non dare voce
>alle vittime.
>
>Ma ora il New York Times, giornale non poco ebraico, rompe il silenzio.
>
>Non solo pubblica l'appello di Jimmy Carter.
>
>Pubblica in prima pagina un lancinante reportage sul genocidio (2).
>
>Nell'ospedale Al-Shifa, il principale di Gaza, un terzo dei reni
>artificiali hanno smesso di funzionare perché non arrivano i filtri,
>i materiali usa-e-getta, i medicinali.
>
>Si sono formate lunghe file d'attesa per i bisognosi di dialisi, ogni
>giorno che passa li avvicina alla morte.
>
>E chi riesce ad entrare in dialisi, non riceve le dosi normali di
>ormoni e minerali che accompagnano la terapia: non ce n'è
>abbastanza, è in corso un tragico razionamento dei farmaci.
>
>E senza questi ausili, «presto i dializzati avranno bisogno di
>trasfusioni di sangue, non di dialisi», dice un'infermiera.
>
>Il direttore dell'ospedale, dottor Ibrahim el-Habbash, segnala che
>non è più in grado di somministrare la chemioterapia ai cancerosi.
>
>Dice che gli sono rimaste solo poche scorte di farmaci comuni come
>atropina, adrenalina, eparina e lidocaina, essenziali per la chirugia.
>
>Sta dando fondo alla scorta strategica di tre mesi, che veniva tenuta
>da parte per affrontare gravi crisi.
>
>Quando finirà, a Gaza non si faranno più operazioni chirurgiche.
>
>«Abbiamo già sofferto in passato, naturalmente, ma in questo mese i
>problemi sono davvero diventati gravissimi», dice il primario.
>
>«Tutti i reparti mancano di farmaci, siringhe, materiale clinico
>monouso. Stiamo cercando di limitare la lista degli interventi
>chirurgici; e c'è gente che soffre, e che muore, a causa di questo
>razionamento».
>
>E il dottore mostra la lista delle necessità che ha passato al
>ministero della sanità: antibiotici, gesso per ingessature, guanti
>chirurgici, fleboclisi, filo da sutura, lenzuola da gettare,
>siringhe…il ministero non può provvedere.
>
>Non ha denaro.
>
>Tutto ciò accade, dice il New York Times, perché il sistema
>sanitario pubblico di Gaza, «un tempo eccezionale, si sta
>rapidamente bloccando sotto una duplice pressione: i tagli degli
>aiuti (internazionali) e la chiusura del valico di Karni», il valico
>tra Gaza e Israele attraverso cui arrivavano - e non arrivano più -
>le forniture necessarie alla vita.
>
>E' l'assedio mortale con cui Israele sta soffocando il lager a cielo
>aperto di Gaza.
>
>La «cura dimagrante» imposta alla collettività, come dicono
>sghignazzando gli aguzzini.
>
>A volte entrano negli ospedali poliziotti palestinesi armati che,
>minacciando, chiedono di saltare la lista d'attesa per far curare
>loro padri, fratelli, figli o amici.
>
>Le solite belve umane di Hamas?
>
>No, spiega il New York Times: gente inasprita perché da due mesi non
>riceve lo stipendio, come del resto i 1400 dipendenti dell'ospedale,
>e molte famiglie dei ricoverati.
>
>Vivono ormai vendendo i piccoli oggetti d'oro di famiglia, vecchi
>regali di nozze.
>
>L'Autorità Palestinese, quasi il solo datore di lavoro di Gaza, non
>ha più soldi.
>
>E non li ha perché «Israele ha smesso di trasferire le tasse»
>doganali che spettano ai palestinesi (55 milioni di dollari al mese),
>e «gli USA e l'Unione Europea hanno tagliato tutti i fondi da quando
>Hamas è salito al potere».
>
>E non solo Israele deruba i palestinesi del loro denaro.
>
>Blocca anche il valico di Karni, in modo da non far arrivare ai
>palestinesi nemmeno il poco che potrebbero comprare.
>
>Lo dice il New York Times, non noi.
>
>Perché, contrariamente a quel che può far credere il massiccio
>silenzio mediatico europeo sul genocidio operato dagli israeliani,
>c'è chi lo denuncia, chi grida al soccorso.
>
>James Wolfensohn, per esempio.
>
>Notevole personalità, già delegato speciale della comunità
>internazionale per il problema palestinese.
>
>Oggi non tace.
>
>Dice che Israele tiene chiuso il passaggio di Karni «per la metà
>del tempo», e ciò dal primo gennaio scorso.
>
>Da quel passo dovrebbero transitare ogni giorno 150 autocarri; ne
>passano a malapena 23.
>
>Le magre esportazioni palestinesi, per lo più prodotti agricoli,
>marciscono sugli autocarri; e le importazioni più necessarie non
>arrivano.
>
>Non si creda che l'Unione Europea abbia il truce coraggio di
>partecipare al genocidio in modo aperto.
>
>No, promette di non interrompere l'aiuto «umanitario».
>
>Ma, piccolo trucco, ha aderito alla posizione di Washington: gli
>stipendi non sono «aiuto umanitario», quindi niente.
>
>I 130 mila dipendenti dell'Autorità Palestinese (che di fatto
>mantengono il milione e mezzo di abitanti, al 70% profughi cacciati
>dai giudei dalle loro terre) non sono pagati.
>
>Wolfensohn informa che ci sono stati «colloqui» per mettere in
>piedi «una nuova struttura», che dovrebbe convogliare gli aiuti in
>modo da scavalcare Hamas, fornendoli direttamente ai dipartimenti
>della Sanità e dell'Istruzione, e perfino «pagare direttamente i
>salari a persone individuali che non risultino collegate ad Hamas».
>
>Ma, dice il New York Times, «niente è stato deciso».
>
>Ovviamente.
>
>Non c'è fretta, in fondo la «cura dimagrante» dei palestinesi è
>cominciata solo da cinque mesi.
>
>Basta sopprimere le notizie in Europa: per questo, non c'è stato
>bisogno di alcun «colloquio»: tutti i giornali obbediscono, come a
>segnale convenuto.
>
>Nel tentativo di assorbire le varie bande armate palestinesi,
>pericolose in tempi di fame, il governo di Hamas ne ha arruolato i
>membri, a migliaia, nella polizia.
>
>E' il modo giusto di risolvere il problema della smobilitazione degli
>irregolari, sempre applicato da ogni Stato.
>
>Ma per questo motivo, la Banca Mondiale ha trovato il pretesto per
>tagliare anche i suoi fondi. Sappiamo che cuore generoso dirige oggi
>la banca Mondiale: l'ebreo Paul Wolfowitz, l'ammiratore fanatico di
>Sharon, l'autore della guerra americana all'Iraq.
>
>L'Organizzazione Mondiale della Sanità, in un suo rapporto, teme
>«un rapido declino del sistema sanitario» palestinese ormai
>prossimo al «collasso»; nota il pericolo imminente della fine dei
>«programmi di prevenzione», come le vaccinazioni dei bambini, e le
>ovvie conseguenze che ciò può avere, specie fra i più poveri.
>
>In realtà, il rapporto dell'OMS era «per uso interno».
>
>Ma ne è venuto a conoscenza il Times di Londra, e l'ha pubblicato.
>
>Non tutti tacciono.
>
>L'organizzazione «Medici per i diritti umani», di cui fanno parte
>medici israeliani, dichiara che l'Autorità Palestinese copriva il
>64,5 % delle esigenze sanitarie generali, il 77 % delle emergenze, il
>76 % delle cure per maternità e parto.
>
>Ora, «la mancanza di fondi per il sistema sanitario porterà alla
>morte di migliaia di persone nel breve termine, e ad estesa
>morbilità nel lungo termine», si legge nel rapporto
>dell'organizzazione.
>
>E invoca almeno la restituzione dei diritti doganali, quei 55 milioni
>di dollari mensili il cui furto rovina la salute della popolazione.
>
>Parla persino la Federazione Luterana Mondiale: gestisce un grande
>ospedale a Gerusalemme Est, l'Augusta Victoria, e anche questo non ha
>più soldi, né medicine, e sta perdendo il personale, che non può
>più pagare.
>
>La chiesa luterana ha lanciato una raccolta di fondi in USA e Canada:
>ha raccolto 225 mila dollari, una goccia nel mare.
>
>Ma almeno non tace.
>
>Parla anche l'UNRWA, l'ente dell'ONU per i rifugiati, che fornisce un
>aiuto alimentare minimo all'oltre mezzo milione di profughi di Gaza,
>ed è anche il secondo datore di lavoro della zona, dopo l'Autorità
>palestinese.
>
>L'UNRWA riesce ancora a pagare gli stipendi, «ma non possiamo
>sostituire l'Autorità», dice il direttore responsabile a Gaza, John
>Ging.
>
>I fondi sono contati, e già l'ente dell'Onu deve spendere 78 mila
>dollari al mese più del previsto solo per i suoi autocarri che,
>impediti di passare dal valico di Karni, devono andare a caricare
>merci e aiuti in Egitto, a 500 chilometri di distanza.
>
>«E' tutto denaro che preferiremmo usare per gli alimenti», dice Ging.
>
>Insomma, non mancano le voci che gridano, che tentano di sventare la
>catastrofe umanitaria imminente.
>
>Persino Haaretz, il giornale ebraico, tiene indignato il conto dei
>soli «prodotti» che gli affamati di Gaza ricevono da Israele: un
>bombardamento con oltre 300 proiettili d'artiglieria, lanciati sulla
>parte nord della Striscia di Gaza dal glorioso esercito israeliano
>nel solo giorno 8 maggio (3).
>
>Persino Haaretz segnala il tipo di cure che i palestinesi innocenti
>ricevono dai loro aguzzini (4). Sabir Al-Shatya, 73 anni, ha ricevuto
>dai coloni israeliani, religiosssimi, gente colma di carità, il
>regalo di una bastonatura in piena regola.
>
>Risultato: tre vertebre rotte e quattro costole spezzate, un buco in
>un polmone, una frattura al piede ed una alla mano, ed ora lotta per
>la vita in un ospedale.
>
>La sua colpa: era nel campo di famiglia a lavorare.
>
>Nasser Sabatin, anni 43, padre di 11 figli, anche lui ha voluto
>andare a lavorare il suo campicello, bisogna pur mangiare.
>
>Un eroico soldato israeliano gli ha sparato a una gamba.
>
>E' stato ricoverato, ma la ferità si è infettata, mancano gli
>antibiotici, ed ora è in pericolo di vita.
>
>Voci si alzano qua e là nel mondo.
>
>Voci protestanti, americane e inglesi, persino voci ebraiche.
>
>E in Italia?
>
>Si potrà pensare che nessuno parli, nessuno denunci, tanto il
>silenzio è assordante.
>
>Invece no.
>
>C'è chi ha parlato.
>
>Scriviamo qui il nome dell'eroe: Sandro Magister, vaticanista
>dell'Espresso.
>
>Questo personaggio, da anni, si è dato una missione nella vita:
>denunciare al cardinal Ruini le malefatte di un suo dipendente, tale
>Maurizio Blondet, bollarlo come «antisemita», per ottenerne il
>licenziamento.
>
>Non credo lo faccia per ordini ricevuti, ma per spontanea pienezza di
>un cuore generoso.
>
>Tant'è vero che lo ha fatto anche ora che il suo ardente desiderio
>è stato esaudito.
>
>Il Magister ha segnalato la più recente malefatta del Blondet:
>quell'articolo in cui, in questo sito, abbiamo invitato il Pontefice
>a levare la sua voce contro il genocidio in atto dei palestinesi.
>
>Ancora una volta, il Magister ha segnalato alle autorità cattoliche
>che Blondet chiama «malvagi giudei» gli aguzzini persecutori:
>fatelo tacere, perdio! E' un antisemita!
>
>I vaticanisti dei giornali italiani sono in genere dei preti
>spretati, e perciò godono di alta considerazione fra vescovi e
>cardinali: sono vecchi colleghi, gente del mestiere, di sicura
>cattolicità. Sappiamo per certo che Magister è molto ascoltato fra
>i principi della Chiesa.
>
>Ed è giusto.
>
>Infatti il problema urgente della Chiesa non è di cercar d'impedire
>che i palestinesi siano lasciati morire di fame, né che la Chiesa -
>accusata di aver taciuto sul genocidio degli ebrei - non possa né
>debba tacere su questo delitto immane di cui è testimone nel nostro
>tempo, nel nostro oggi.
>
>Il problema urgente, come segnalato da Magister, è denunciare Blondet.
>
>Perciò è bene, è giusto che la Chiesa taccia.
>
>Resista, non dica nulla.
>
>Fra poche settimane tutto sarà finito.
>
>Non ci sarà più nessuno per cui alzare la voce in Palestina
>
>Maurizio Blondet
>
>Note
>
>1) Jimmy Carter, «Punishing the innocent is a crime», New York
>Times, 8 maggio 2006.
>
>2) Steven Erlanger, «Cuts make palestinian lives ever worse», New
>York Times, 8 maggio 2006.
>
>3) Amos Harel, «IDF fires more than 300 artillery shells in northern
>Gaa strip», Haaretz, 9 maggio 2006.
>
>4) Ada Ushpiz, «Why are you firing on us? W're only workers»,
>Haaretz, 9 maggio 2006.
>
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