Abbiamo fatto un passo in avanti grazie
alla sensibilità comune che pare non sia
sopita. Ricordo ancora la mia
frustrazione da adolescente davanti
all’indifferenza generale, quando
fummo costretti da un concessionario
particolarmente invadente ed
invasivo a non poter più mettere piede nella parte
di spiaggia degli
Alimini denominata la “nave”, un tempo libera. Ricordo bene
come, con
il passare dagli anni, quella piccola costruzione occupò buona parte
della spiaggia. Ricordo anche molto bene come la strada che arrivava
sino al
mare, utilizzabile per legge esclusivamente dai mezzi di
servizio, veniva
aperta in modo tale da permettere a chiunque volesse,
di arrivare sino al mare
e parcheggiare liberamente nella pineta senza
la fatica di dover camminare
dieci minuti a piedi nella macchia. Questa
volta non è successo e si spera che
sia il buon esempio da tenere in
mente per chiunque d’ora in poi metta in conto
di fare e permettere l’
usufrutto indiscriminato di risorse naturali e
paesaggistiche rare e
dall’equilibrio delicatissimo.
Da questa storia traggo una serie di
spunti di riflessione:
- il comune di Otranto aveva decretato la
concessione per stabilimenti balneari
in quasi tutte le spiagge del
comprensorio di sua competenza. Non si parlava in
questa
amministrazione della volontà di valorizzazione del territorio avendo
il
rispetto dell’ambiente come volano di un turismo sostenibile?
- la
Regione, che ha dimostrato una grande recettività di fronte ai nostri
allarmi, ha predisposto un piano costiero regionale che tuteli gli
interessi di
tutti, cittadini ed operatori turistici. Ho però alcuni
dubbi sul metodo
Mi pongo una serie di quesiti. Sono sufficienti delle
concertazioni
istituzionali che tengano esclusivamente conto solo dell’
opinione di attori
portatori di interessi specifici (organizzazioni
ambientali comprese)? E’
corretto giungere a decisioni inerenti l’
utilizzo, a fini economici, di risorse
ambientali rare, di interesse
generale e, soprattutto, incidenti in modo
definitivo sull’equilibrio
ambientale senza che ci sia prima una consultazione
o quanto meno una
pubblicizzazione di tali decisioni?
Mi permetto alla luce di queste
domande di fare una serie di riflessioni che vi
sottopongo:
1) Il
movimento nato per contestare la decisione di concedere la concessione
alla baia dei turchi, spontaneo, forte e di massa, di singoli cittadini
non
appartenenti a partiti, associazioni ambientali, operatori
turistici evidenzia
una carenza di partecipazione democratica nelle
scelte politiche e strategiche
ma soprattutto evidenzia una difficoltà
da parte della politica di saper
interpretare le esigenze dei cittadini
oltre che di soddisfare interessi
economici parziali;
2) Che significa
dare una concessione, anche sottoposta a vincoli rigidissimi,
in una
spiaggia come la Baia dei turchi? Mi auguro e mi augurerei che
nell’
interesse di tutti, operatori turistici compresi, una Regione che abbia
a
cuore l’interesse prioritario per l’ambiente non abbia piuttosto
pensato di
proteggere da qualsiasi tipo di insediamento questa
spiaggia, che resta una
delle poche perle ancora tutelate in salento.
Ritengo legittimo sperare che
l’unica soluzione sia una riserva
naturale, come Porto Selvaggio;
3) La proprietaria della concessione ha
dichiarato ufficialmente di voler porre
nel suo progetto una grande
attenzione nei confronti dell’ambiente. Non mi pare
donna di grande
coerenza. Due enormi silos in plastica sono stati piantati sotto
diversi metri di spiaggia e velocemente coperti. Non mi sembrano un
buon viatico
per un progetto di imprenditoria sostenibile a livello
ambientale;
4) Alcune persone hanno espresso legittimamene il loro
pensiero su una idea di
sviluppo del territorio che diverge dalla
nostra. Ci dicono che è inconcepibile
che una spiaggia sia sfornita di
servizi, di un bar. Prendo atto. Si osserva da
varie parti che
permettere l’usufrutto della Baia a chiunque, determina un
incremento
della sporcizia ed un deterioramento della pineta. E’ nel modo più
assoluto compito del Comune prendersi cura quotidianamente, sull’intero
suo
comprensorio, del proprio territorio, con un servizio efficiente di
pulizia e
di organizzazione della raccolta dei rifiuti. Sarebbe una
buona occasione per
finanziare, con parte del patrimonio derivate dalle
laute multe, una
cooperativa di giovani che si occupino della pulizia
di queste spiagge,
5) Infine, penso che sia inconfutabile che il
successo turistico del Salento è
derivato dalla salvaguardia della
bellezza delle sue risorse (la pulizia del
mare, piccole spiagge
incantate, il libero accesso a tutte le spiagge). Questo
diverso
modello economico e di sviluppo più consono ai tempi moderni, non
impostato su un turismo di massa (evidentemente in crisi peraltro),
dove l’uso
di qualsiasi risorsa permette la determinazione di un
business, è evidentemente
risultato il volano turistico e commerciale
per questa terra, che sino a pochi
anni fa non destava altrettanto
interesse. La morfologia del territorio, le
strutture disponibili, la
caratteristica della costa non permettono una
crescita indiscriminata
del turismo. La distruzione dei pochi luoghi ancora
preservati in
Salento determinerà la fine di quel modello di sviluppo e, a mio
avviso, la disillusione del target turistico di riferimento. Pare il
paradosso
di Zenone, con buona pace di chi in questa terra vuole fare
soldi, tanti e
subito, senza porsi la domanda di cosa accadrà in
futuro. Scoprirà, forse, che
una politica più oculata avrebbe permesso
maggiori e più durature rendite
economiche.