[Animate] Licenze copyleft (testo per il catalogo crack)

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Autor: scarph
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Para: Mailing list di coordinamento tra fumettari e amanti delle immagini indipendenti
Assunto: [Animate] Licenze copyleft (testo per il catalogo crack)
ciao a tutti/e
ho scritto qualche riga per il catalogo di crack sulla questione
licenze, copyright, copyleft ecc.
Il testo non e' assolutamente definitivo. Dategli un occhio: aggiungete,
cancellate, distruggete, copiate, insomma esprimetevi in merito :)
un bacio
scarph


No copyright o copyleft?

Di solito su una pubblicazione come questa trovate la dicitura
no-copyright.
Stavolta invece abbiamo deciso di utilizzare una licenza copyleft.
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/it/
Non si tratta di stare al passo con i tempi o di lanciarsi a capofitto
nelle mode del momento. E' piuttosto l'inizio di un percorso che ci ha
visto discutere i perchè ed i per come di questa scelta, sia durante la
scorsa edizione di Crack che durante gli incontri per l'ideazione e la
gestazione del catalogo.
La digitalizzazione e l'avvento del web, la lotta senza quartiere
scatenata dalle corporation dell'industria culturale per la proprietà
intellettuale, ci portano a ragionare sempre più insistentemente sui
temi del diritto d'autore e sulla necessità e l'importanza
dell'esistenza di una sfera pubblica di cultura non mercificata.
Nonostante il mondo culturale appaia sempre più come un immenso e
caleidoscopico mercato, c'è chi decide comunque di starne fuori e di
puntare decisamente alla libera diffusione e proliferazione di idee e
forme artistiche.
A questo punto pubblicare con un semplice no-copyright, pur restando un
importante manifesto politico, può rischiare di essere un arma a doppio
taglio e forse una questione mal posta.
A differenza del mondo anglossassone, in Europa il diritto d'autore
prevede infatti una divisione dei diritti su un'opera in diritti morali
e diritti economici. I diritti morali (la paternità di un autore
sull'opera) sono inalienabili e incedibili. Qualunque cosa si decida di
fare si sarà sempre autori dell'opera creata e detentori di tutti i
diritti su di essa.
(un'opera cade in pubblico dominio soltanto dopo 70 anni dalla morte
dell'autore). La dicitura no-copyright quindi prevede la liberazione
solamente dei diritti economici su un'opera
e rischia di aprire il fianco a quanti hanno voglia di mercificare anche
il non mercificabile, di portare sul banco del macellaio anche chi ha
deciso di starne fuori.
Dire: "questa cosa è completamente libera fatene ciò che volete" può
significare che se domani la corporation X decide di utlizzare un
immagine per la pubblicità di una nota marca di pannolini, noi non
possiamo dirgli ne fare nulla.
L'utilizzo di una licenza copyleft prevede invece una modulazione più
precisa dei diritti e permette un maggiore controllo su come un'opera
viene liberata. Quella scelta da noi ad esempio, permette qualsiasi
utilizzo dell'opera a patto che non sia a scopi commerciali e poi
collega il proliferare della copia e del riutilizzo alla virulenza e
alla proliferazione del permesso d'autore. Un'opera liberata rimane
libera anche quando viene copiata e ricopiata, riutilizzata, smembrata,
plagiata e mixata e fa diventare a sua volta libere tutte le opere da
essa derivate.
Il bello del copyleft, come ci insegna il mondo del software libero,
consiste proprio nell'utilizzo del diritto d'autore, normalmente
associato alle forme di chiusura tipiche delle corporation, per liberare
un'opera. E' l'autore stesso che decide come pubblicare, quali diritti
riservarsi e quali regalare al pubblico. Naturalmente un passaggio di
questo tipo prevede un ragionamento e una consapevolezza da parte di chi
crea opere che va ben al di là del mondo artistico e culturale.
Un autore, un artista, chiunque operi nel campo culturale con un etica
libertaria e comunitaria, deve porsi una serie di problemi sulla
gestione della sua opera.
E anche noi ci siamo ritrovati a farci molte domande, a dibattere sulle
mailing list e sui forum su quali scelte fare.
Perchè la neonata Forte Pressa chiede una liberatoria agli autori per
pubblicare un catalogo? Non andava bene il solito no copyright?
Quello che è successo è che gli autori stessi, sottoscrivendo una
liberatoria che prevede l'utilizzo di una licenza copyleft per la
pubblicazione del catalogo di Crack, hanno direttamente modulato i
diritti sulle opere che hanno messo a disposizione, liberandole. Hanno
preso parte direttamente ad un processo di liberazione collettiva che
può avvenire soltanto a partire dalla loro rinuncia, dalla volontà di
prendere parte alla libera circolazione e diffusione delle loro opere.
Le possibilità che il mondo delle licenze copyleft ci sembra dischiudere
sono immense. In un mondo dove si rischia di finire in galera per aver
scaricato un canzone o un film da internet, ogni forma di pubblicazione
che prevede la libera circolazione e diffusione contribuisce, da una
parte alla creazione di un serbatoio di opere liberamente fruibili,
dall'altra a scagliare una sassata contro quanti credono di poter
contrastare gli attacchi alla loro imbecillità con le leggi e i
tribunali. Sono le corporation dell'industria culturale che devono
capire che il vento è cambiato. Noi ci limitiamo a continuare a fare
quello che abbiamo sempre fatto (cercando di utilizzare i migliori mezzi
a nostra disposizione): non considerare la cultura come una merce, ma
come la possibilità per tutte e tutti di esprimersi, di conoscere, di
imparare, di condividere.

- Le licenze Creative Commons (alcuni diritti riservati...)
http://www.creativecommons.org

Il diritto d'autore, nell'accezione che fino ad oggi ci hanno propinato
la SIAE e le multinazionali del disco o dell'editoria, e' un diritto
esclusivo e inalienabile che crea delle restrizioni inoppugnabili
(...tutti i diritti riservati). Le licenze Creative Commons, prendendo
spunto dai movimenti del Free Software e dell Open Source, sono una
forma flessibile di diritto d'autore, danno la possibilita' di riservare
soltanto alcuni diritti, utilizzando la stessa legislazione che tutela
il classico diritto d'autore per far circolare liberamente un'opera.
Questo permette di fare a meno di quelle istituzioni come la SIAE che
prevedono una chiusura totale dell'accesso libero ad un'opera da parte
del pubblico e che si autoproclamano uniche depositarie della garanzia
del rispetto del diritto d'autore.
La scelta del grado di liberta' di un'opera ritorna ad essere nelle mani
di chi la crea.
Il progetto Creative Commons e' nato nel 2001 negli Stati Uniti e si
avvale di collaboratori liberi e volontari.
Dal 2003 esiste anche in Italia:
http://www.creativecommons.it
Qui potrete trovare le traduzioni in italiano delle licenze (dovrebbero
essere disponibili verso la fine del 2004), conoscere i modi per
utilizzarle, oppure partecipare attivamente al lavoro del gruppo. A tale
scopo esiste anche una mailing list:
http://lists.ibiblio.org/mailman/listinfo/cc-it

- Cosa potete fare con questa pubblicazione

Potete utilizzare a vostro piacimento tutto il materiale, testi ed
immagini, contenuto in questo libro. Potete copiarlo liberamente. Potete
scannerizzarlo e stamparlo. Potete tranquillamente scambiarvelo nelle
reti peer to peer. Potete metterlo in download sul vostro sito internet.
Potete utilizzarne pezzi o parti per farne una nuova opera. Potete
campionare le immagini e deturnarle a vostro piacimento. Insomma potete
fare liberamente e in tutta tranquillita' quello che gia' fate e che
tutti e tutte facciamo quotidianamente, cioe' quello che viene
comunemente bollato come pirateria. Il diritto che ci riserviamo su
quest'opera e' che nessuno possa piazzarci sopra il suo nome e possa
rivenderla e che comunque ogni eventuale nuova creatura generata a
partire da questi materiali venga rilasciata utilizzando questo stesso
tipo di licenza.