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Io torturato a Bolzaneto
Nuove testimonianze ieri mattina e pomeriggio al processo nei confronti di 47 imputati per i fatti avvenuti all'interno dela caserma di Bolzaneto nei giorni del luglio 2001.
Sono stati ascoltati 4 testi che erano stati fermati e arrestati durante le manifestazioni.
Uno di loro, il torinese Evandro F. 34 anni, laureato in psicologia e impiegato di banca, ha raccontato che era arrivato a genova nella tarda mattinata di sabato del luglio 2001 per partecipare alle manifestazione che avrebbe dovuto avere luogo nel pomeriggio e che mentre si trovava in corso Torino insieme alla sua fidanzata era iniziato un lancio di lacrimogeni. Con la sua ragazza e un altro gruppo di manifestanti erano scappati imboccando la rampa di un garage di una traversa di corso Torino. Dopo qualche minuto erano arrivati agenti in tenuta grigia, con il volto coperto da maschera antigas, che avevano iniziato a colpire tutti ad eccezione di lui e della sua fidanzata.
Quindi li avevano presi e mentre la giovane era stata rilasciata subito, lui insieme ad altri 7 manifestanti era stato fatto salire su una camionetta e portato verso le 17 a Bolzaneto.
Quando era sceso, ha detto che un poliziotto gli aveva puntato un manganello contro lo stomaco e poi lo aveva colpito. Ma non era stato in grado poi di riconoscerlo.
Successivamente era stato condoto in una cella dove c'erano gia' altre persone e gli avevano ordinato di stare con le braccia alzate, la faccia contro il muro e le gambe divaricate.
In questa posizione, insieme a tutti gi altri era stato costretto a rimanere per circa 5 ore.
In quei frangenti all'interno della cella arrivavano degli agenti che picchiavano i detenuti a mani nude. Anche lui ha raccontato di aver subito delle percosse.
In particolare ai giovani venivano dati calci nei testicoli e con delle manate gli facevano sbattere la testa contro il muro.
A un certo punto dall'esterno, da una finestrella, era stato spruzzato del lacrimogeno dall'odoere acre e irritante tanto che uno degli agenti di guardia aveva redarguito quelli di fuori dicendo: smettetela perche' qui noi stiamo lavorando.
Poi verso le 22, con gli altri detenuti, era stato portato fuori dalla palazzine per le procedure di identificazione e quelli che ritiene fossero carabinieri li avevano obbligati a stare in ginocchio sul marciapiede.
Dopo il rilevamento delle impronte digitali e le fotografie Evandro era stato condotto in infermeria dove lo avevano obbligato a spogliarsi completamente nudo. Era presente anche quello che il torinese ritiene fosse un medico donna.
Dopo la visita Evandro era stato riportato in cella dove ancora una volta era stato obbligato a rimanere nella posizione con le braccia e la faccia contro il muro. Diverse volte era stato preso per i capelli e gli era stata sbattuta la faccia contro il muro.
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