[Cm-roma] Traffico, ecco quanto ci costa

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Autore: oltre
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Oggetto: [Cm-roma] Traffico, ecco quanto ci costa
L'inchiesta. Traffico, ecco quanto ci costa. Quattro milioni persi in coda
ogni anno dai pendolari in auto. Uno studio conferma: siamo in Europa il
paese che usa di più il trasporto privato. Una rete viaria inefficiente
influisce nel rallentare i tempi del tragitto casa-lavoro. Negli ultimi
tempi è in calo l'uso dei mezzi pubblici: così crescono smog e incidenti.

Bloccati sul raccordo anulare di Roma a macerare, in un interminabile
ripetersi di prima-seconda-freno, la coda del week end pasquale? O
sull'autostrada dei Laghi? O sulla tangenziale di Mestre? Pasqua è passata,
ma già incombono i ponti del 25 aprile e del 1° maggio e viene, come ogni
anno, da chiedersi se valga la pena di sottoporsi a questa tortura al
volante. Con tutto quello che costa oggi la benzina, poi.

Ma la verità è che il grosso di noi è vaccinato: un italiano su due si
sottopone ogni giorno - e non solo nelle feste comandate - al supplizio
quotidiano di infilarsi in un traffico sempre più caotico per andare in
ufficio o a scuola. E il costo non è solo quello della benzina che svapora
dentro il serbatoio. Abbiamo il record europeo di macchine che circolano sul
territorio nazionale, otto milioni in più solo negli ultimi dieci anni, e
questo record ha un prezzo esorbitante. Repubblica è in grado di
quantificarlo: il maledetto traffico, ovvero la congestione della rete
viaria, urbana ed extraurbana, costa all'economia nazionale oltre 4 miliardi
di euro ogni anno, circa 200 euro, in media, per ogni famiglia. Per dirla in
un altro modo, se il paese avesse una rete viaria efficiente, l'Italia
risparmierebbe l'equivalente di 8mila miliardi di lire l'anno.

Il calcolo è stato effettuato dalla Trt Trasporti e Territorio, utilizzando
un sofisticato modello matematico, che si chiama Astra-Italia. Ma
attenzione: il confronto è fatto fra il costo corrente del traffico
effettivo e quello del traffico ottimale. Ottimale non vuol dire strade
vuote: se noi sfrecciamo, alle 9 del mattino, a 150 all'ora su una
provinciale deserta, questo probabilmente vuol dire che quella strada era
inutile. Costruirla è costato di più di quanto risparmiamo con traffico
zero. L'ipotesi virtuosa, appunto ottimale, è quella di un traffico che
fluisce regolarmente a una velocità - fuori città - di 70-90 chilometri
l'ora (che è anche quella in cui si consuma meno benzina), spiega Marco
Ponti, che insegna Economia dei trasporti al Politecnico di Milano.

Un miraggio, soprattutto nell'area più motorizzata del paese: i dannati del
traffico sono gli italiani del Nord. Qui si concentra - stima, in via di
approssimazione, il modello - più di metà del costo nazionale della
congestione, rispetto all'ipotesi di traffico scorrevole: 2,3 miliardi di
euro. Va meglio nell'Italia centrale, dove l'inefficienza della rete
stradale pesa solo per 800 milioni di euro l'anno. Nel Sud, ci sono meno
macchine e meno camion, ma le strade sono peggiori e il prezzo risale: 1
miliardo di euro.

Naturalmente, il costo complessivo sociale della viabilità (cioè, senza
considerare quelli più diretti, immediati e individuali, come acquistare la
macchina) è molto più alto, soprattutto per i fattori igienico-sanitari. Il
modello Astra-Italia valuta questo costo sociale, per il 2005, a poco meno
di 80 miliardi di euro, dove il grosso è dato dall'impatto dell'inquinamento
e dell'effetto serra e dagli incidenti (il cui costo è, peraltro, in buona
misura riassorbito sul singolo guidatore con le polizze di assicurazione).
Il peso della congestione di traffico sul costo sociale complessivo è
limitato al 4 per cento. Ma sta crescendo molto rapidamente: di un terzo in
cinque anni, dai 3 miliardi 240 milioni di euro nel 2000 ai 4 miliardi 80
milioni del 2005. Colpa soprattutto, come può anticipare chiunque guidi
un'auto, del traffico urbano e, specificamente, delle grandi città.

Sono oltre 26 milioni, infatti, gli italiani che ogni giorno escono di casa
per andare a scuola o in ufficio. Chi vive a Roma o a Milano apprenderà con
sorpresa che, secondo il censimento Istat, il 60 per cento degli italiani ci
mette meno di un quarto d'ora e un altro 25 per cento se la cava in meno di
mezz'ora. Il problema si concentra su quei 4 milioni di italiani che ogni
giorno si spostano nei 13 comuni più grandi: a Roma oltre il 40 per cento
dei pendolari rimane in viaggio oltre mezz'ora, a Milano e Venezia un terzo.

Di sicuro non ci mette tanto perché prende l'autobus. La retorica dei
trasporti pubblici è una delle più percorse, da parte di politici ed
esperti. Gli ultimi dati dell'Uitp, Unione internazionale dei trasporti
pubblici, sottolineano, ad esempio, che tram, autobus e metropolitane
consumano, in media, 2,2 volte meno energia dell'automobile. Ma gli italiani
disertano in massa: l'utilizzo dei trasporti pubblici - peraltro, spesso
inquinanti e inefficienti - è in caduta verticale. Nel 1991 li usava un po'
più del 17 per cento della popolazione. Dieci anni dopo la percentuale è
crollata di un terzo: solo il 12,9 per cento sale su un tram o su un
autobus. E, nonostante che ai semafori uno abbia spesso l'impressione di
essere immerso in un fitto sciame di motorini, meno del 5 per cento usa lo
scooter o la moto. E allora, visto che solo il 16 per cento va a piedi e il
4 per cento in bici, come si muove la gente? La risposta è facile: in
macchina. Quasi il 60 per cento dei pendolari si sposta in auto, per un
quarto come passeggeri. Punta massima a Roma, dove ormai ci sono 7 macchine
ogni 10 abitanti, bambini compresi, record assoluto europeo.

Il risultato lo si vede, tornando ai calcoli del modello Astra-Italia: metà
del costo nazionale della congestione è dovuto al solo traffico urbano delle
automobili. Se ci aggiungiamo anche furgoni e camion si arriva ai due terzi.

E' la prova - e il prezzo - dell'ennesima anomalia italiana, come il tifo
violento degli stadi e l'attico abusivo? Le statistiche, a sorpresa, non
dicono questo e chiamano, forse, più in causa il modello e l'evoluzione di
quei grandi organismi che sono le metropoli. A Parigi, 4 milioni di
pendolari su 10 usa il mezzo pubblico, ma in media - compresi tutti i tipi
di trasporto - per arrivare in ufficio si impiegano 36 minuti. Nell'area
metropolitana di Londra si spostano in 26 milioni, un terzo con i mezzi
pubblici: il tempo medio per arrivare in ufficio, in centro, è 56 minuti.
Eppure, solo 2 parigini e 4 londinesi su 10 usano la macchina: in Italia, 6
su 10. Allora, in fondo, ce la caviamo, nonostante le stime di Astra-Italia,
con poco? Al contrario: provate a immaginare cosa succederebbe ai dannati
del traffico italiani, se il raccordo anulare di Roma o la tangenziale di
Milano dovessero sopportare gli spostamenti di decine di milioni di persone,
al livello di grandi megalopoli come Londra o Parigi.

Articolo di Maurizio Ricci tratto da "la Repubblica" di lunedì 24 Aprile
2006, pag. 14.

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