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Uno studio inglese rivela che il Lazio è la regione italiana più colpita
dal "traffic stress sindrome". Roma ha lo stress. Da ingorgo. Quasi 300mila
automobilisti della Capitale soffrono di mal di traffico
di MARCO GIOVANNELLI
Più parcheggio meno stress, meno stress più amore. Partendo da questo
gioco di parole una casa automobilistica sta offrendo sul mercato un nuovo
modello di auto dalle piccole dimensioni e quindi facile da parcheggiare.
E già, il posto per lasciare l'auto sta diventando una chimera al punto
che, in media, l'automobilista impiega 25-30 minuti per trovare il
posteggio. Lo dice una ricerca di una compagnia di assicurazioni che ha
commissionato allo psicologo David Moxon di studiare il comportamento e le
abitudini di 1.792 automobilisti inglesi in rapporto con quelli italiani.
Quest'ultimi stanno peggio dei colleghi di Oltremanica e sotto il
tricolore i più stressati sono i romani che in città viaggiano a una
velocità media compresa tra 9 e 16-18 chilometri orari.
Il risultato dello studio non lascia possibilità di dubbi: al volante ci
si ammala di "Traffic stress sindrome", una forma di ansia psicologica che
si manifesta proprio nei momenti di maggiore traffico. A Roma si soffre
quindi di mal di traffico e il particolare nel momento in cui scatta la
caccia al posto. La metà degli automobilisti romani denuncia proprio la
difficoltà a parcheggiare la causa principale dello stress. Aumento del
battito cardiaco (20 per cento degli intervistati), mal di testa (19 per
cento) e sudorazione delle mani sono i sintomi più diffusi mentre nei casi
più gravi si arriva anche a nausea e crampi allo stomaco.
Ma chi è l'automobilista bloccato in fila, in attesa che il semaforo
diventi verde o di trovare un posticino dove lasciare la macchina senza
pagare la multa? «Il suo atteggiamento è simile a quello di un topo in
gabbia - risponde la professoressa Maria Rita Parsi, psicoterapetuta e
presidente della fondazione Movimento bambini -. Quando si rimane bloccati
nel traffico si verifica una delle situazioni peggiori nelle quali può
incappare un uomo: non c'è via d'uscita, siamo costretti a rispettare
tempi dettati da altri fattori. A questo punto può succedere anche
qualcosa di terribile: ansia, irritazione e aumento dell'aggressività che
si possono combinare con l'aumento di incidenti stradali. La trasgressione
in auto significa anche reagire in maniera brutale pur liberarsi da quelle
catene e può esplodere qualcosa che abbiamo dentro. Lo stress da traffico
può trasformarsi in una rappresentazione indiretta della propria
situazione ecco perché ci sono automobilisti che competono per guadagnare
un centimetro, passanti sfiorati e incidenti evitati per un soffio».
Dal traffico è difficile liberarsi, i parcheggi non ci sono e le strade
assomigliano sempre di più nelle ore di punta a una giungla. «Il filosofo
olandese Soren Kierkegaard sosteneva che la vera preoccupazione degli
esseri umani è l'organizzazione delle ore di veglia - aggiunge la
professoressa Parsi - e se partiamo da queste poche parole possiamo
trovare in una organizzazione diversa della nostra vita la possibilità di
evitare lo stress da traffico. Bisogna avere la forza di misurarsi con i
problemi reali e non scrivere improbabili liste di appuntamenti. Intanto è
imperativo programmare, fare i conti con i propri tempi, stabilire
alleanze con i mezzi di trasporto alternativi alle auto. Penso all'autobus
che è più lento negli spostamenti ma ci permettere di viaggiare rilassati
magari leggendo o ascoltando musica. Basta stilare un elenco di priorità,
avere il coraggio di rinunciare a qualcosa e chiedersi come ci vogliamo
sentire dopo il viaggio, corto o lungo che sia. Se risponderemo a questo
domande forse vivremo anche con meno stress».
da il messaggero del 19 aprile 2006
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Roma pedala: il blog dei ciclisti romani
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