Invece di questa sinistra
Tutto quello che avevamo scritto, detto, gridato in questi anni era vero, esatto: la televisione berlusconiana ha modificato l'Italia. Per meglio dire una buona metà dell'Italia. L'ha modificata in peggio e in modo profondo. Comunque vada la conta finale, sul filo di lana, dobbiamo sapere che il problema che abbiamo di fronte è quello di ricostruire l'Italia democratica. Non è un problema nostro, che siamo pochi, ma di tutti insieme i milioni di italiani che non sono stati intaccati, modificati nel loro dna, e che oggi sono costretti, attoniti, a constatare che mezza Italia ha votato contro se stessa, contro la civiltà del diritto, contro ogni criterio etico di gestione della cosa pubblica [Giulietto Chiesa].
La sinistra tutto questo non solo non lo ha capito, ma lo ha favorito con la sua assenza di analisi, con il suo provincialismo, con il suo spirito bottegaio, che le ha impedito di unificarsi.
Penso che, fatti i conti, una sinistra unita sarebbe oggi il terzo partito, dietro Forza Italia e i DS, davanti alla Margherita e a Alleanza Nazionale. Chi non ha voluto questo dovrà farsi l'autocritica
Ma anche nei settori più moderati e arrendevoli del centro sinistra – penso ai DS - e ai settori più aperti del mondo cattolico, s'impone una riflessione. A meno che si arrendano al risucchio ormai quasi inevitabile, di un inciucio centrista (a cui molti pensavano anche prima di questo risultato, e che ora rilanceranno come una necessità “per governare”) che la farà finita con ogni ipotesi di alternativa al disastro. Voglio aggiungere solo una notazione, a futura memoria. Nella campagna elettorale non si è parlato del mondo, della politica estera. Che saranno invece proprio gli elementi che costringeranno tutti a un brusco risveglio.
La battaglia per un'altra sinistra, “invece di questa sinistra”, si farà in un contesto internazionale di grande drammaticità, che farà impallidire le discussioni sugli schieramenti, le alchimie provinciali che tutti voi ascolterete all'infinito nei prossimi giorni. Noi dovremo invece partire proprio da questo per tentare una ricostruzione: dicendo quelle verità che il centro-sinistra non è stato capace di dire. E per questo non è stato capace di vincere, oppure di vincere in modo convincente. di Giulietto Chiesa
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Bush e Berlusconi: Prodi come Lukashenko
Neanche una telefonata, neanche un SMS ha mandato George Bush a Romano Prodi. Non sappiamo se alla Casa Bianca stiano studiando perfino sanzioni contro l'Italia, come se Romano fosse un Lukashenko bielorusso qualsiasi. Ma è chiaro che a quasi 48 ore dalla chiusura dei seggi in Italia, l'amministrazione statunitense ha scelto una grave presa di distanza verso il voto democratico degli italiani. di Gennaro Carotenuto
Bush avrà creduto a Berlusconi, che gli ha descritto Prodi comunista, amico dei terroristi e complice di Al Qaeda, fatto sta che lo screzio diplomatico c'è, anche se il centrosinistra tende a sminuirlo. Finora si presenta come un atto di cortesia all'amico Berlusconi, nonostante il Ministro dell'Interno di Berlusconi stesso abbia sanzionato il trionfo dell'opposizione e tutti gli altri capi di stato e di governo al mondo si siano già complimentati con Romano Prodi.
In realtà è inammissibile e vergognoso che Berlusconi con una mano chieda la Grande Coalizione e con l'altra non faccia una telefonata di complimenti a Romano Prodi come si fa in tutte le democrazie del mondo e inducendo l'amico George allo screzio.
Fatto sta che, nonostante l'equilibrio elettorale, le varie Freedom House, NED ed altre fondazioni specializzate in "regime change" (cambiamento di regime), hanno agito in Italia per conto di George Bush, ma fatto cilecca nella loro azione per aiutare la "conservazione di regime" dell'amico Silvio.
Povero Silvio, ridotto a pietire una grande coalizione nella quale al massimo potrebbe essere presidente della Camera (neanche del Senato). Si abbasserebbe a tanto pur di garantirsi l'impunità (Lodo Maccanico) per le cinque più alte cariche dello stato. Appena lo hanno beccato (nelle urne) si è subito pentito ed ha chiesto di collaborare con il "nemico rosso".
Altra tempra Bernardo Provenzano: beccato a Corleone con i santini di Totò Cuffaro sulla scrivania, si è avvalso della facoltà di non conoscerlo. Berlusconi invece accetterebbe perfino di raccontare come ha fatto i soldi in cambio di uno strapuntino che continui a garantirgli l'impunità.
Triste fine Silvio, gli resta solo George, ché né Pierferdinando né Gianfranco, e nemmeno il fido Pisanu, mostrano troppa convinzione ad entrare nel bunker di Berlino del riconteggio o in quello della Grosse Koalition. Resta solo George. E George si sa, asilo politico agli amici ne concede. Dicono che per Silvio stiano già attrezzando una megavilla a Miami, giusto di fronte a quella di Manuel Noriega e a lato di quelle di Luís Posada Carriles e Gonzalo Sánchez de Lozada.
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