[Incontrotempo] I: a proposito di rabbia e ottimismo vittori…

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Author: nAtY
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To: incontrotempo
Subject: [Incontrotempo] I: a proposito di rabbia e ottimismo vittoria delle lavoratrici sea
Già che ci sono vi posto comunicato e articolo del manfo sulla vittoria di
una ventina di lavoratrici sea. Pare che per quattro anni si siano vestite
in maniera elegantissima e che nei loro occhi si riflettessero infinite
sfumature di ottimismo. Poi accadde qualcosa. E qua la ricostruzione storica
non trova tutti gli studiosi concordi. La prima versione ci narra di un
accostamento troppo audace fra il colore tradizionale della giacca
d'ordinanza, un blu solenne, e il fazzoletto da taschino invece di colore
lilla. Un contrasto che le fece imbestialire, giustamente. Come sarebbe
accaduto a tutti i precari e le precarie di buon gusto. Altri storici,
invece, hanno scovato un antefatto differente e tendono a focalizzarsi,
crediamo a torto, su una serie di rinnovi contrattuali a tempo
determinato - undici per la precisione e tutti con la Sea stessa - dopo i
quali è seguita la proposta di passare al servizio di una agenzia
interinale, sempre per la stessa mansione. Pensiamo che sia impossibile
rintracciare in questo motivo una valida ragione. Sopratutto senza altri
elementi di supporto e spiegazione. Che divisa ha questa agenzia interinale.
Di che tessuto è composta e di che colori....
baci frenchi
nb il primo è il comunicato e quello seguente è l'articolo del manfo

Le Sea Girls vincono. Punto SanPrecario
Lunedì 13 marzo il Santo protettore dei precari è apparso sulle piste dell’
aeroporto di Milano - Malpensa. I tecnici della torre di controllo sgomenti
raccontano “dell’improvviso lampo di luce che ha squarciato il cielo sopra
le nostre teste, e dell’immagine del Santo che si è materializzata sulle
piste di volo”. Un’immagine mai vista ma evidentemente subito riconosciuta
visto che la notizia dell’apparizione ha attraversato, fulmineamente, l’
aeroporto.

Il tribunale di Busto Arsizio ha, infatti, dichiarato l’illegittimità dei
contratti a termine stipulati dalla Sea ed ha riconosciuto le ragioni di una
ventina di lavoratrici che hanno lavorato per essa dal 2001 fino al 2005.
Ordinando per alcune un risarcimento e per altre la reintegrazione sul posto
di lavoro oltre al pagamento delle retribuzioni dalle stesse maturate fino
all’effettiva reintegrazione.

Questo è l’esito del giudizio che le SeaGirls - così ribattezzate da chi ne
ha conosciuto la determinazione - sono riuscite a strappare grazie alla
propria tenacia . Infatti le SeaGirls, dopo aver cercato invano tutela
presso diverse sigle sindacali presenti a Malpensa – filt/ cgil, fit/cisl,
uil trasporti - si sono rivolte al punto SanPrecario di via Angelo della
Pergola 5 a Milano - luogo di auto/tutela e spazio di solidarietà di
persone, in altri ambiti, altrettanto precarizzate - chilometri e chilometri
distante dalle proprie residenze e dal proprio luogo di lavoro. Possibile
che in cinquanta e più chilometri di distanza non abbiano trovato nessuno
con la volontà di aiutarle ?

Ebbene, non solo si sono riprese il loro posto di lavoro, ma hanno
dimostrato che, qua come altrove, i precari e le precarie non sono
semplicemente prede del vampirismo delle politiche aziendali ma risultano
essere anche le vittime dell’ immobilismo dei sindacati. Di un idea stanca,
molte volte corrotta, dell’ azione sindacale che non rappresenta più un
movimento di difesa solidale ed intelligente nei luoghi di lavoro - dei
lavoratori con i lavoratori - bensì il luogo di sopravvivenza della
burocrazia e del privilegio

A partire dall’aprile 2001 fino a gennaio 2005, la Sea ha mantenuto in
servizio centinaia di lavoratrici/tori con ripetuti contratti a termine
facendo leva sui picchi stagionali. Ogni lavoratrice finiva in pratica per
lavorare in media 10 mesi l’anno. Del resto, si sa, l’Italia è un paese di
viaggiatori. Alcuni viaggiano lungo le rotte del lieto turismo. Altri/e, i
precari e le precarie, viaggiano di contratto in contratto e di lavoro in
lavoro. Seguendo rotte certamente meno piacevoli ma altrettanto avventurose

In questo modo la Sea si è garantita le stesse prestazioni di una
lavoratrice a tempo indeterminato senza assumersene gli oneri ed inoltre ha
di fatto reso impossibile ogni rivendicazione ed ogni conflitto. In questa
situazione, infatti, si sarebbe corso il rischio di essere scaricate in ogni
momento Un ricatto durato quanto il rinnovo di undici contratti consecutivi
e pesante quanto l’angoscia di una speranza che muore e rinasce, infinite
volte.

Ancora due parole su questa triste situazione e sulle responsabilità : tale
livello di precarizzazione non sarebbe stato possibile senza la collusione
dei sindacati sopra citati i quali funzionano, tuttora, per operare come
ufficio del personale della Sea. Questi, infatti, non solo hanno firmato gli
accordi aziendali che hanno permesso di stipulare i contratti di lavoro
oggetto della sentenza del Tribunale di Busto Arsizio, ma hanno anche
negato, fino alla fine, che i malumori e le rivendicazione dei lavoratori
potessero essere legittime e giustificate.

Punto San Precario, Spazio della cospir/azione precaria, via Angelo della
Pergola 5 Milano. Zona isola, metro verde fermata Garibaldi.
Ogni mercoledì dalle 19.00 alle 21.00. Per contatti chainworkers@???
Non temiamo corruzione perché i privilegi sono la ragione della nostra
precarietà. Non temiamo cedimento perché la nostra situazione è già il
risultato del crollo sociale. Non temiamo isolamento perché siamo i più. E
se non cambia saremo ancora di più. Noi, precari e precarie, siamo quelli/e
che invertiranno la lotta.
Da “il manifesto”
Vittoria delle precarie della Sea
Otto lavoratrici con i contratti «stagionali» pluriennali dovranno essere
assunte - Sentenza importante del tribunale di Busto Arsizio, che può
funzionare da precedente per i precari di tutti gli aeroporti e per quelli
di Poste italiane

MILANO
Otto persone reintegrate e nove risarcite perché nel frattempo hanno trovato
un altro lavoro. E' questo l'esito della sentenza emessa il 13 marzo 2006
dal giudice del lavoro, dottoressa Maisano, presso il tribunale di Busto
Arsizio, che ha dato ragione alle lavoratrici e a un lavoratore - hostess di
terra, addette al check in alla Malpensa - e torto alla Sea Handling, le
attività di terra della società che gestisce i servizi aeroportuali
lombardi, già elemento di scontro politico, oltre che giudiziario, tra
Comune e Provincia di Milano nelle scorse settimane. La vittoria giudiziaria
è doppiamente importante: la sentenza infatti dovrebbe fare giurisprudenza e
costituire un precedente anche per altri lavoratori, sottoposti alle
medesime condizioni contrattuali. La causa è iniziata nel luglio 2005,
quando alcune lavoratrici, dopo anni di promesse e contratti a tempo
determinato rinnovati, scaduti e poi ancora rinnovati, furono lasciate a
casa dalla Sea. Non trovando risposte dai sindacati, si rivolsero ad uno dei
«punti san precario» presenti a Milano, dove furono accolte da alcuni
avvocati che iniziarono un percorso giudiziario conclusosi con una vittoria
rilevante, specie in un ambito come quello dei contratti a termine, che ha
pochissima giurisprudenza alle spalle. I numeri del procedimento parlano
chiaro: le diciassette persone "scaricate" - 28 anni come età media, alcune
laureate - dalla metà del 2001 fino all'inizio del 2005 hanno avuto almeno
una decina di contratti distinti, per coprire circa 26 mesi di lavoro. Gli
avvocati Matteo Paulli e Massimo Laratro, che hanno seguito l'avventura
delle «Sea Girls» precisano le caratteristiche del ricorso: «nel 2001 è
stata introdotta la normativa sui contratti a termine: si gridò alla
liberalizzazione dei contratti, mentre invece la normativa (il decreto
legislativo 386 del settembre 2001) ha introdotto nuovi limiti a garanzia
del lavoratore come l'obbligo di motivare le cause dell'assunzione con
contratti a tempo determinato». In tutto questo però la disciplina degli
aeroportuali è rimasta invece invariata, «perché le aziende - proseguono gli
avvocati - non sono obbligate a motivare nulla, potendo assumere persone
senza l'obbligo di indicare una specifica causale. A fronte di questo
vantaggio devono stare entro alcuni tetti temporali annuali, ovvero i picchi
stagionali». Proprio su questo si basa l'impugnazione: «è stata sollevata la
problematica in relazione ai 'tetti massimi' previsti dalla legge: sei mesi
tra aprile e ottobre e quattro mesi nei restanti periodi dell'anno. In
sostanza la Sea voleva che questi due tetti venissero considerati come
cumulabili». In pratica la società aeroportuale di Linate e di Malpensa,
stipulava contratti di dieci mesi grazie all'uso dell'articolo 2 della
norma, mentre «pretendeva di coprire i restanti due mesi con la clausula
generale dell'articolo 1». Il che si traduceva, per le lavoratrici Sea, in
anni interi a tempo determinato: «Hanno voluto la botte piena e la moglie
ubriaca», chiosano i legali. Questi contratti, naturalmente, hanno delle
ripercussioni evidenti: «l'aumento costante del precariato, l'elusione
dell'articolo 18 e tutta la normativa a favore dei lavoratori», nonché, di
fatto, l'impossibilità di qualsiasi rivendicazione. «Inoltre - continua
Massimo Laratro - la riduzione assoluta del costo del lavoro, porta, come
conseguenza indotta, la riduzione dei costi dei voli, che dovrebbe invece
andare a intaccare gli utili della società e non le remunerazioni dei
lavoratori». Questi contratti sono «la regola» in tutti gli aeroporti
italiani e non solo; per questo la sentenza potrebbe costituire un
precedente di grande rilevanza sindacale: in attesa di conoscerne le
motivazioni, si può infatti prevedere alcune conseguenze della decisione del
tribunale di Busto Arsizio, per il settore - ad esempio - delle poste, al
cui interno, grazie a un emendamento della finanziaria 2006, è stato esteso
il controverso articolo 2 del decreto 368, riguardo i cosiddetti «picchi
stagionali». I precari delle poste e quelli degli aeroporti italiani possono
quindi contare su un precedente importante: i «precarizzatori» - dal canto
loro - sono avvisati.