[Lecce-sf] Fw: [NetworkcontroG8] Torino.Pinelli è stato assa…

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Autore: Rosario Gallipoli
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To: forumlecce
Oggetto: [Lecce-sf] Fw: [NetworkcontroG8] Torino.Pinelli è stato assassinato: la memoria non sirimuove
Quanto tempo è passato, è ancora siamo qui peggio di allora, siamo ritornati
ai tempi del duce, dove l'esaltazione collettiva dei politici al potere è
vomitevole e pericolosa.
Spero venga presto il tempo di una nuova resistenza popolare che faccia
giustizia e che rimetta l'umanità in corsa per la vita.
Ros.



Saturday, April 01, 2006 12:40 AM
Subject: [NetworkcontroG8] Torino. Pinelli è stato assassinato: la memoria
non si rimuove


Oggi pomeriggio a Torino gli anarchici hanno iniziato una campagna contro la
cancellazione della memoria. ---
Sul ponte pedonale che attraversa Corso Unità d'Italia sono stati appesi un
manichino e uno striscione con la scritta "Pinelli ucciso dallo Stato". ---
Il sindaco di Milano può rimuovere da piazza Fontana la lapide che ricorda
l'assassinio in questura del nostro compagno ma non può rimuovere la
memoria. ---
Di seguito il testo del volantino distribuito in questi giorni.
Foto quest'indirizzo:
http://italy.indymedia.org/news/2006/03/1035059.php

LO STATO UCCIDE

Era il 15 dicembre del 1969. Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico ed ex
partigiano viene gettato dal quarto piano della questura di Milano. Con lui
si trovavano il commissario Luigi Calabresi e il questore Guida, già
direttore del confino di Ventotene in epoca fascista.
Pinelli era stato fermato e trattenuto illegalmente per tre giorni il 12
dicembre a poche ore dalla strage della banca dell'agricoltura in piazza
Fontana, dove una bomba di stato aveva seminato la morte. 16 morti e
numerosissimi feriti. Della strage è accusato un altro anarchico, Pietro
Valpreda, che trascorre tre anni in carcere prima che la sua estraneità alla
strage venga riconosciuta. Erano gli anni della contestazione giovanile e
della rivolta operaia, erano gli anni in cui movimenti sociali forti e
innervati di tensioni libertarie e rivoluzionarie imponevano grandi
trasformazioni. Questi movimenti facevano paura al potere politico ed ai
padroni: la Strage di Stato, la prima di una terribile stagione di
attentati, inaugurò la strategia della tensione con la quale il potere tentò
di imporre la pace sociale.
Non ci riuscirono. La forza dei movimenti sociali, la straordinaria
mobilitazione per affermare la verità su piazza Fontana e sulla morte di
Pinelli, la campagna di liberazione di Valpreda, furono patrimonio di tutta
la sinistra italiana, che seppe reagire alle provocazioni di un potere che
vedeva traballare le sue fondamenta e reagiva scompostamente.
Erano gli anni dei tentati golpe, erano gli anni della polizia che non
esitava a sparare nelle piazze, che restarono macchiate del sangue di decine
di studenti, lavoratori, militanti politici. Ultima, nel maggio del 1977
Giorgiana Masi, studente di 19 anni freddata da un colpo di pistola al
termine di una manifestazione a Roma.
In quello stesso anno gli antifascisti e democratici milanesi collocarono in
piazza Fontana una lapide in ricordo di Giuseppe Pinelli, "ucciso innocente
nella questura di Milano".
Quella lapide, segno tangibile che la verità, rimossa sul piano giudiziario
da Gerardo D'Ambrosio, uno dei futuri "eroi" di "mani pulite", con
l'incredibile invenzione del "malore attivo" restava scolpita nel marmo e
nelle coscienze dei tanti che avevano vissuto da protagonisti quella
straordinaria stagione di lotte.

37 anni dopo il sindaco di Milano, Albertini, fa rimuovere la lapide e la
sostituisce nottetempo con un'altra, in cui la parola "ucciso" viene
sostituita con "morto". Il giorno successivo gli anarchici della FAI di
Milano, in un presidio pubblico, copriranno la scritta revisionista. Qualche
giorno dopo in una grossa manifestazione la lapide originale verrà collocata
nuovamente nei giardini antistanti la Banca dell'Agricoltura in piazza
Fontana. Purtroppo la lapide del comune è ancora lì a testimoniare l'infamia
di chi pensa di poter cancellare la memoria, di poter riscrivere la storia.
Sono gli stessi che solo una settimana prima avevano permesso una parata
neofascista per le strade di una città in cui vivo è il ricordo della lotta
contro la barbarie fascista e nazista. 25 antifascisti sono ancora in
carcere per gli scontri di quel giorno. Mentre la lapide dedicata dagli
antifascisti milanesi al partigiano Pinelli, ammazzato nella questura dove
governava il funzionario fascista Guida, viene rimossa.

Lo Stato Uccide. Per questa verità scritta su uno striscione del Fenix di
Torino il sindaco Chiamparino pretese ed ottenne lo sgombero
dell'osservatorio contro la repressione. 10 antifascisti anche a Torino sono
in attesa di processo per aver manifestato contro l'ennesima aggressione
fascista, quella che per poco non è costata la vita a due anarchici
accoltellati nella loro casa da una squadraccia penetratavi di notte.

Albertini è di centro destra, Chiamparino di centro sinistra, ma non sono
che la stessa faccia di un potere che uccide, reprime, riscrive la storia.

Un potere che non si limita all'omicidio politico ma colpisce chiunque si
opponga all'ordine feroce di questo mondo, un "ordine" basato sullo
sfruttamento selvaggio, sulla predazione delle risorse, sulla sottrazione di
spazi di libertà. Un potere che si accanisce in modo particolare sui più
deboli, sulle non persone che una legge fascista colloca nel limbo della
clandestinità. Si muore ogni giorno a causa di questa legge.
Un anno fa a Torino nel volgere di pochi giorni tre immigrati sono morti per
sfuggire ai controlli della polizia: uno annegato nel Po, uno sfracellato
dal terzo piano, uno colpito da un proiettile durante un fermo.
Ieri a Como, nello stesso modo è stato colpito a morte un ragazzo cingalese
di 19 anni. Un assassinio di Stato, uno dei tanti.

Non basta una medaglia d'oro come quella conferita al commissario Calabresi,
il commissario "finestra", non basta una lapide revisionista, per rimuovere
la verità.

Pinelli è stato assassinato, Calabresi assassino!

Federazione Anarchica Torinese - FAI
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