La trasformazione del 'waterfront' di Genova in una sola, lunga banchina,
da levante a ponente (il porto in linea) e' l'ultima delle suggestioni
proposte all'opinione pubblica da parte dell'architetto Renzo Piano, con
l'avvallo degli enti locali liguri.
Di fatto consiste nell'aggiungere alle servitu' che gravano sul Ponente
Genovese (Porto Petroli, Porto Container a Sampierdarena e a Pra, dissesto
idrogeologico portato dalle cave in Chiaravagna e in Val Varenna, aziende
petrolchimiche, inceneritore che si aggiungera' alla discarica di Scarpino,
l'aeroporto solo per fare alcuni esempi) un'altra piattaforma logistica
ricavata in mare o, piu' probabilmente al posto dell'aeroporto spostato a
mare.
I nuovi spazi a disposizione del porto, sarebbero, a seconda che vengano
ricavati sulla nuova piattaforma oppure sull'attuale pista aeroportuale
spostata al largo, tra i 1.350.000 e i 1.500.000 metri quadrati.
L´obiettivo è dichiarato, realizzare un grande porto-fabbrica che dia
spazio ai traffici.
Il punto di forza del progetto, come sostiene il Presidente della Regione
Liguria Claudio Burlando è dato proprio dalla coincidenza di tempi: si
parte con la gronda, potendo mettere il materiale dentro al mare.
E cosi' la devastazione portata da nuove autostrade o dalla TAV (Terzo
Valico) va di pari passo ai riempimenti portuali.
Non contenti gli enti locali stanno pensando a una legge speciale per
l´Affresco.
«Ora puntiamo all´accordo di programma - spiega il Presidente della
Provincia di Genova Sandro Repetto - poi si potrebbe anche arrivare alla
legge speciale».
Siamo arrivati al punto che, mentre i consigli eletti dai cittadini non
hanno mai discusso e deliberato, i 'principi' della citta' decidono insimee
all'architetto che nel frattempo riceve nella sua reggia parlamentari
presenti e futuri.
Per chi crede in un MONDO DIVERSO POSSIBILE in cui lo sfruttamento delle
risorse naturali e delle persone va contrastato, questo modello per cui
l'Europa diventa un grande mercato e una grande piattaforma logistica
(solcata da corridoi marini e terrestri) con una delocalizzazione feroce
delle aziende dove e' possibile sfruttare a piu' basso posto risorse e
persone in carne e ossa e un aumento indefinito di traffico di merci,
ebbene questo modello e' un INCUBO.
Per chi ha a cuore la democrazia partecipata, lo stravolgimento delle
regole democratiche in cui i consigli eletti sono ridotti a puri notai di
decisioni prese altrove e' un fatto gravissimo.
L'unica possibilita' e' che si coaguli una forte opposizione a questo
"Affresco", da parte di comitati, forze politiche anche vagamente
democratiche, cittadini che non vogliono piu' che le scelte fondamentali di
una citta' siano prese al chiuso tra poche persone.
E' ORA di AVERE IL CORAGGIO DI DIRE NO
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(luglio 2001).
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