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Szerző: brunoa01
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Mi davano ginocchaite nell'osso sacro

Andrea Rostellato, 24 anni, indagato nell’inchiesta per le violenze di strada, ha deposto ieri mattina al processo per i fatti avvenuti all’interno della caserma di Bolzaneto nei giorni del G8 2001.
Era stato arrestato insieme ad altri aderenti del centro sociale Askatasuna, il 21 Luglio di 5 anni fa, per l’episodio del furgone tipo Iveco da cui, secondo l’accusa venivano prelevati dai dimostranti mazze e spranghe.
Ieri Rostellato non ha parlato di quell’episodio, ancora in istruttoria, ma ha raccontato che appena arrivato nella caserma di bolzaneto ricevette tre ginocchiate all’osso sacro.
A colpirlo era stato un agente in borghese con i capelli ricci e i calzoni color salmone.
<<In cella – ha detto – ci fecero stare con le mani alzate e la testa contro il muro. Se qualcuno staccava la testa gli agenti gliela sbattevano forte contro il muro >>.
Rostellato, sollecitato dalle domande dei pm Vittorio Ranieri Miniati e Patrizia Petruzziello, ha anche spiegato che appena fatto scendere dal furgone della polizia all’interno della caserma di Bolzaneto gli agenti lo condussero in una cella dove erano anche altri detenuti che dovevano stare in piedi se no erano botte.
Quindi lo trasferirono nell’ufficio dove venivano prese le impronte digitali e si facevano le foto segnaletiche siccome gli occhiali da vista gli erano già stati tolti e messi dentro una busta gli fecero indossare degli occhiali che erano nell’ufficio.
Oltre a Rostellato hanno deposto altri due testimoni ieri al processo davanti ai giudici presieduti da Roberto Deluchi. Uno al mattino l’altro al pomeriggio.
Michele B., di Perugina, sentito come ultimo teste, ha affermato che nella sala adibita a infermeria gli ordinarono di fare sei o sette salti nonostante avesse una caviglia gonfia perché se l’era rotta in precedenza.
Il giovane è assistito dall’avvocato Stefano Bigliazzi, e venne arrestato il 21 Luglio del 2001 all’istituto Paul Klee insieme ad una trentina di no global.
Al suo ritorno in cella, trovò un amico di Perugia, David M., molto impaurito, perché alcuni agenti, venuti a sapere che era il giorno del suo compleanno, lo avevano minacciato: << Questa sera ti faremo la festa >>.
Michele B. ha poi rivelato di aver sentito provenire dalla cella dove aveva visto a terra Mohamed Tabbach ( siriano, del centro sociale torinese Askatasuna, indagato per violenze di strada, ndr ) << dei colpi che immaginai fossero percosse >>.
Era successo che mentre tutti erano in piedi con le mani appoggiate al muro e le gambe divaricate Tabbach si era seduto. Senti qualcuno che lo minacciava se non si fosse alzato, ma il siriano rimase seduto. Allora entrò qualcuno e Michele, che non aveva il coraggio di girare la testa, udì dei colpi provenire dalla parte dov’era Tabbach e poi vide che lo mettevano a forza in piedi.
Il giovano ha anche raccontato dell’”umanità” di un carabiniere che aveva portato mezza bottiglia d’acqua nella cella dov’erano molti detenuti e permetteva che stessero seduti.
<< Più che per le botte ricevute – ha detto – ho sofferto per la detenzione subita da innocente. Avevo partecipato infatti alla manifestazione pacifica del Giovedì, mentre assistetti agli scontri di Venerdì solo dall’interno di un bar nei pressi di Brignole dove mi ero rifugiato >>.


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