Il commento di Paolo Beni sulla manifestazione della Pace di sabato scorso
Il 18 marzo, anniversario dell?attacco all?Iraq, i pacifisti sono tornati
nelle piazze di molte capitali in Europa e nel mondo. Manifestazioni non
enormi come tre anni fa, ma importanti di fronte all?aggravarsi del conflitto
israelo-palestinese, alla tragedia senza fine del popolo iracheno, alla minaccia
di un nuovo conflitto contro l?Iran.
La manifestazione più grande si è tenuta a Roma, con un corteo bello e sereno,
a dispetto delle previsioni catastrofiche che molti irresponsabili avevano
sparso alla vigilia. L?Arci ha scelto di essere protagonista della giornata
promuovendo il corteo, l?incontro internazionale dei soldati contro la guerra,
il concerto dei musicisti palestinesi, cioè con gli strumenti della protesta,
del dialogo, della cultura.
Il successo di tutte queste iniziative ci consegna alcune considerazioni.
La prima. Il movimento pacifista è ancora vivo, interpreta un sentimento
diffuso nel Paese, mobilita persone di età e culture diverse che niente hanno
a che fare con i facinorosi. Il tentativo di squalificare moralmente agli
occhi del paese i movimenti altermondialisti e pacifisti associandoli alla
violenza è cinico e ipocrita. Non ci meraviglia che lo faccia la destra,
ci preoccupa che la sinistra non lo respinga con la necessaria chiarezza.
La seconda. Ha sbagliato chi ha scelto di disertare il corteo. Tutta l?Unione
avrebbe dovuto far sua la giornata del 18 marzo con una grande iniziativa
contro la guerra e il terrorismo. E? puro autolesionismo derubricare dalla
campagna elettorale il tema della pace, ed è inaccettabile che i grandi giornali
di sinistra, dopo aver dedicato pagine intere alle violenze di Milano, abbiano
letteralmente censurato la manifestazione per la pace.
La terza. Le annunciate infiltrazioni non ci sono state, a conferma del fatto
che le provocazioni si evitano non disertando la piazza, ma presidiandola.
Sabato scorso abbiamo fatto da soli, dando prova di autonomia e di responsabilità,
ma non va bene. Un tema decisivo come la pace non può essere rappresentato
solo da una parte, chiama in causa la responsabilità di tutte le forze democratiche
e progressiste. Per questo non pretendiamo scuse da nessuno, ma un ripensamento
per il futuro ce lo auguriamo, nell?interesse del paese.
Paolo Beni, Presidente nazionale arci
CAMBIARE SI PUO'
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laura testoni
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