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Aihe: [NuovoLab] criminalità : ortofrutta, il pizzo è servito in tavola


da lanuovaecologia.it Giovedì 23 Marzo 2006 Home

CRIMINALITÀ|

Ortofrutta, il pizzo è servito in tavola

Frutta e verduraArriva fino a 10 miliardi di euro all'anno il business della criminalità organizzata nei mercati ortofrutticoli, secondo un dossier della Fondazione Cesar e Sicurstrada per conto della Cia, Confederazione italiana agricoltori
di RITA SALIMBENI

Minacce, violenze, pizzo e prezzi gonfiati, per un business di 10 miliardi di euro all’anno. È così che la malavita organizzata ha le mani in pasta anche nel mercato ortofrutticolo. A dirlo un dossier della Fondazione Cesar e Sicurstrada elaborato per conto della Cia, Confederazione italiana agricoltori sui mercati di Padova, Bologna, Fondi e Vittoria. Con intimidazioni e prepotenze la criminalità si è costruita, secondo il preoccupante quadro emerso, un vero e proprio sottobosco fatto di controllo delle vendite, soprusi nei confronti di operatori commerciali che devono pagare il “pizzo” e agricoltori, costretti a cedere i loro prodotti a prezzi stracciati, e listini di frutta e verdura "gonfiati" ad arte. Un caso per tutti: l’anguria. All’agricoltore viene pagata 10 centesimi al chilo e al consumatore arriva anche a 1 euro e 20.
«Si tratta di un fenomeno preoccupante – dicono dalla Cia - che tende ad affossare le energie e lo spirito imprenditoriale degli agricoltori per avere il reale controllo di tutte le operazioni commerciali e della stessa produzione». Un’intricata rete di infiltrazioni mafiose che dilaga e miete vittime. Nel mirino dei malviventi, infatti, sono finiti pure gli autotrasportatori. Nelle regioni del Sud, poi, la situazione è allarmante: macellazioni clandestine e truffe nei confronti dell’Unione europea sono all’ordine del giorno.
Migliaia gli agricoltori che subiscono furti di attrezzature e mezzi agricoli, estorsioni, danneggiamento alle colture, tanto che la stessa Dia, direzione nazionale antimafia ha creato un Servizio ad hoc. Dall’indagine appare sempre più rilevante il ruolo dei grossisti come reale forza dell’organizzazione di mercato capace di imporre le proprie regole.
«E’ qui – rimarca l’associazione agricola - che si annida la criminalità organizzata con compiacenze e connivenze che le consentono di penetrare nei meccanismi di controllo e gestione di ampi settori produttivi, e trasformare in pingui affari il risultato della sua azione».
Una consistente parte del ricavato, sostiene l’indagine, mette in moto una serie di mercati illeciti che hanno bisogno, per essere sostenuti, di una organizzazione disposta a tutto, e spesso legata ad altre, per assicurarsi la copertura di fette importanti del nostro territorio e, per alcuni prodotti, anche di quello internazionale. Dal rapporto, infatti, appare chiaro come l’abbattimento delle barriere doganali e l’irruente ingresso nel mercato di grossi operatori, abbiano rivoluzionato i rapporti commerciali consentendo a questi di fissare il prezzo dei prodotti e riducendo il singolo produttore a un «vaso di coccio».
«Sintomatica in questo senso – spiega la Cia - la furiosa reazione della grande distribuzione e dei grossisti alla nostra proposta di rendere obbligatoria il doppio cartellino con il prezzo di acquisto assieme a quello finale di vendita».
Dall’indagine emerge anche che i mercati più contaminati sono quelli delle zone in cui tradizionalmente regna la malavita, e che l’area di riferimento si sta gradualmente espandendo anche a quei luoghi dove i pregiudicati trascorrono soggiorni obbligati.
C’è poi il grave fenomeno del riciclaggio degli imballaggi. Dalle organizzazioni criminali viene contraffatto il marchio sulle cassette che risultano contenenti prodotti italiani, mentre frutta e verdura, spacciata come made in Italy, provengono dall’estero, in particolare dal Nord Africa.