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Teste al processo G8 perquisito in stazione denuncia intimidazioni
Ma la Polfer accusata si difende: controllavamo i tifosi
Genova «Se continuate così finirete male». Una frase ambigua, che sarebbe stata buttata lì da due poliziotti della Polfer nel corso di una perquisizione a un giovane bolognese che poche ore prima era stato protagonista di una delicatissima testimonianza nel processo sull'irruzione della polizia nella scuola Diaz durante il G8. Max Valenti, 30 anni, assistito dall'avvocato Simone Sabatini, ha dichiarato che presenterà un esposto su quello che gli è accaduto alla stazione Principe subito dopo aver acquistato il biglietto per tornare a Bologna. «Presenteremo una denuncia - ha spiegato il legale - in modo che Max Valenti sia tutelato».
Il giovane ha raccontato di essere uscito da palazzo di giustizia ieri alle 16 e di avere raggiunto Principe per tornare a casa. Erano circa le 16,30 quando dopo aver fatto il biglietto, due agenti della Polfer - secondo quanto ha raccontato e scriverà nella denuncia - gli hanno chiesto i documenti. Poi gli hanno intimato di seguirlo. Lo hanno accompagnato in una stanza dove lo avrebbero sottoposto ad una minuziosa perquisizione facendogli togliere parte degli abiti. «Durante la perquisizione - spiega l'avvocato Sabatini - hanno pronunciato la frase sibillina "Se continuate così finirete male" senza fare nessun riferimento al processo, ma dandogli comunque del no-global».
Valenti in aula aveva raccontato che durante il G8 genovese era venuto nella nostra città per lavorare al media center del Social Forum e si trovava nella scuola Pascoli, quindi di fronte alla Diaz. Aveva così avuto modo di filmare molti momenti dell'irruzione della polizia nella Diaz dove avevano trovato rifugio notturno numerosi giovani. Il teste ha raccontato che il filmato gli era stato sequestrato, e che poi era evidentemente tornato alla luce visto che ieri era stato convocato come teste per commentarlo. Ad un certo punto Valenti rivolto al tribunale ha detto che il video era stato tagliato: era stata tolta la parte di un violento pestaggio dei poliziotti contro alcuni manifestanti. In aula l'atmosfera tra il gruppo compatto dei legali di parte civile e quelli che difendono i poliziotti imputati è divenuta incandescante. Finita l'udienza Valenti si è avviato alla stazione mentre il suo avvocato si è fermato per parlare con i pm. «Quando sono arrivato a Principe mi sono trovato davanti al mio cliente. Gli ho chiesto: "Che cosa fai ancora qui, non dovevi prendere il treno prima?" E lui agitatissimo e sconvolto mi ha raccontato l'accaduto. Si è trattata di una perquisizione irrituale: infatti non gli hanno fatto firmare nulla. Da Bologna faremo partire l'esposto, voglio che Valenti sia tutelato».
Salvatore Genova dirigente della Polfer di Genova interpellato ha rilasciato una dichiarazione assolutamente opposta a del giovane teste: «A quell'ora - ha detto Genova - i miei uomini stavano controllando molti giovani in partenza per Pavia per assistere alla partita Pavia-Genoa. In quel contesto sono stati controllati i documenti anche a quel giovane. Si è trattato di un episodio assolutamente civile durato pochi istanti. Escludo che sia stato perquisito e che gli siano state rivolte frasi ambigue».
Elisabetta Vassallo
23/03/2006
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Nuovo giallo in aula
IL PROCESSO
Blitz alla Diaz "censurato" il video verità
MATTEO Valenti, trent´anni, reporter bolognese di Indymedia, la notte del 21 luglio 2001 filmò l´assalto sanguinario alla scuola Diaz. Si trovava nella scuola Pascoli: quando gli agenti fecero irruzione anche nell´edificio di via Battisti che ospitava il Media Center, Valenti nascose rapidamente la telecamera in uno zaino che fu costretto ad abbandonare. Dopo l´intervento delle forze dell´ordine riuscì miracolosamente a recuperare la telecamera - e questo già dovrebbe sorprendere, perché nel blitz di quella notte sparì "misteriosamente" un po´ di tutto -, ma la videocassetta era sparita. Il ragazzo sporse regolare denuncia per furto. In seguito, la cassetta altrettanto "misteriosamente" ricomparve tra i corpi di reato, consegnata materialmente da uno dei funzionari oggi sotto accusa per i falsi verbali, le prove fasulle e le calunnie nei confronti dei 93 no-global. Tutto a posto? Non proprio, perché il filmato era stato evidentemente manipolato: dalla sequenza, che nell´ordine riprendeva l´ingresso della Celere (senza lancio di oggetti da parte delle persone che si trovavano nella scuola) e i poliziotti che si accalcavano all´ingresso, mentre altri sfondavano i vetri a manganellate, mancano alcuni fotogrammi. Sono quelli, assicura Valenti, che mostravano un poliziotto che al primo piano della scuola strattonava una ragazza, la gettava a terra e la prendeva a manganellate. Chi ha manipolato il video e perché? Mistero, o quasi. Matteo Valenti, interrogato ieri pomeriggio nel corso dell´udienza presieduta da Gabrio Barone, è rimasto vittima qualche ora più tardi di uno strano episodio. Il giovane, che veste di nero e porta i capelli con le trecce, stava per salire su di un treno diretto in Emilia quando alla stazione ferroviaria di Brignole è stato fermato da una coppia di agenti della Polfer. «Normale controllo», hanno spiegato, chiedendogli di seguirli nei loro uffici. Durante la perquisizione - ha spiegato Valenti, attraverso l´avvocato Simone Sabatini - gli avrebbero dato del Black Bloc, ed uno dei poliziotti avrebbe aggiunto: «Se continuate così, finisce male». Una storia decisamente inquietante che il reporter ha intenzione di denunciare con un esposto.
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