[NuovoLab] Attentato elettorale? Qualcuno ci pensa

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Szerző: brunoa01
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Attentato elettorale? Qualcuno ci pensa - 21-3-06

Milano, 30 marzo 2006. Una bomba esplode a Villa S.
Martino, residenza del presidente del Consiglio.
Berlusconi rimane ferito a una gamba, insieme a due
passanti colpiti dalle schegge del muro di cinta. Un
sito arabo vicino ad Al Qaida esprime giubilo per
l'attentato, che colpisce i fedeli alleati di Bush. La
notizia fa il giro del mondo, le Tv e i giornali non
parlano d'altro. Tutto il paese si stringe compatto
intorno al presidente del consiglio, leader di
maggioranza e opposizione si dichiarano "solidali e
preoccupati". Il calendario elettorale è stravolto,
salta di fatto la par condicio, si aprono
consultazioni con Ciampi per capire se è il caso di
rinviare il voto. Le elezioni si tengono in un clima
tesissimo, Forza Italia è il primo partito, e così la
CdL vince di stretto margine alla Camera. A Berlusconi
rimane la scelta se fare di nuovo il presidente del
Consiglio o puntare alla presidenza della Repubblica.

Questo, per ora, è uno scenario di fantapolitica,
forse l'unico che potrebbe portare il premier a
rovesciare i pronostici. Un'ipotesi anticipata
peraltro da Cossiga, grande esperto di ombre e
occultismo politico, già il 1° marzo, quando
dichiarava: " L'unico modo che Berlusconi ha per
vincere è che qualcuno gli organizzi un attentato
contro ".

Però invece l'idea che sia plausibile un attentato
elettorale non è fantapolitica, ma cronaca.

Ieri, infatti Martino, ministro della Difesa,
dichiarava: "Attentati in Italia alla vigilia delle
elezioni? E' una eventualità che non può essere
esclusa - ha spiegato il forzista, secondo l'agenzia
Adnkronos - quanto accaduto in Spagna ci ha insegnato
che il terrorismo internazionale ama influenzare gli
esiti politici dei nostri confronti democratici.(...).


Se questo accadesse, ricompatterebbe il paese senza
nessuna esitazione".
Contemporaneamente, Gheddafi gettava benzina sul
fuoco: "Altre Bengasi o attentati in Italia? È da
aspettarselo, purtroppo". Lo afferma il leader libico
in un'intervista esclusiva a Sky Tg24 curata da Ilaria
D'Amico.

Insomma, c'è qualcuno che ci sta pensando. Da oggi
l'ipotesi di un attentato elettorale (con il
dichiarato fine di influenzare il risultato delle
urne) è nell'agenda ufficiale di questo paese. Alla
stregua delle violenze di piazza a Milano, delle
commissioni Mitrokhin e Telekom Serbia, dei servizi
paralleli di Saya, dello spionaggio elettorale dei
collaboratori di Storace.

In molti si sono esercitati, in questi anni, a
discettare della natura eversiva di Berlusconi. Questa
è la prova del nove. Che farà il premier quando - come
probabilmente sta capitando adesso - i sondaggi gli
diranno che nemmeno l'uso del suo corpo come kamikaze
mediatico, introdottosi e fattosi "esplodere" nella
tana del nemico, in Confindustria, è sufficiente a
vincere?

Quale sarà la sua arma da "fine del mondo" che molti
s'aspettano che tiri fuori ?

Tra le tante anime di servizi segreti, c'è un'ipotesi
che si fa strada. C'è qualcuno che si sta muovendo
secondo sperimentati schemi del passato, pensando a un
attentato - magari più dimostrativo che sanguinario -
con Al Qaida al posto delle varie brigate rossonere .
Contando magari su una "captatio benevolentiae"
ovviamente non dichiarata da parte di chi avrebbe
vantaggi da questo sviluppo. Rimane il problema di
capire a chi - dopo le magliette di Calderoli - gli
italiani attribuirebbero la "colpa" politica di un
attentato islamico.

Certo se l'attentato non fosse islamico, ma mafioso -
magari dopo la cattura di Provenzano - allora il
quadro diventerebbe decisamente diverso. E le
affermazioni di Martino sarebbero un presagio
abbastanza inquietante, già colto da qualcuno, come
Jacopo Venier, del Pdci, che ha commentato: "Le parole
del ministro Martino sono di una gravità assoluta:
parlare in termini generici di attentati in Italia ed
associarli al periodo elettorale e ai tempi del ritiro
delle nostre truppe dall'Iraq, è un gesto di totale
irresponsabilità". Giusto. A meno che non sia una
previsione fatta sulla base di informazioni che noi
non abbiamo. E i servizi della Difesa invece sì.

Ps - Nell'intreccio di fantapolitica abbozzato sopra,
dopo circa un anno dall'ipotetico attentato a
Berlusconi, sul Washington Post esce un trafiletto
nella pagina esteri: "Pentito di mafia: così ci
accordammo col premier per l'attentato a Villa S.
Martino".

di Giulio Gargia

http://www.megachip.info/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=1661

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