[NuovoLab] MILANO, LA PACE COME SERVIZIO PUBBLICO

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Szerző: ugo
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Tárgy: [NuovoLab] MILANO, LA PACE COME SERVIZIO PUBBLICO
In periferia è nata la "Casa della Pace" un progetto della provincia che
coinvolge comuni movimenti e cittadin. All'interno dell'ufficio ONU contro
la povertà

750 metri quadrati di pace, cultura e differenze. Sono nati a Milano come
promessa della campagna elettorale per le provinciali di due anni fa e come
fatto nell'impegno dell'assessorato alla pace e cooperazione (e sport e giovani
e partecipazione), guidato da Irma Dioli. Si chiama "Casa della Pace" ed
è qualcosa di più di un luogo, anche se è d'obbligo partire da lì. Piazzale
Ab-biategrasso, periferia Sud-Ovest milanese, a pochi metri dai casermoni
di viale dei Missaglia, una ex mensa scolastica, per quasi vent'anni usata
come deposito, viene recuperata dall'architetto Massimo Cigo-gnini. Pareti
rotonde e colorate, uno spazio silenzioso, sotto il Centro ricerca teatro
e a fianco degli istituti superiori Allende, Custodi, Varal-li. L'arcobaleno
alle finestre in un mare di cemento.
La Casa della pace è un luogo di partecipazione, nato con un protocollo d'intesa
tra la Provincia, i 32 comuni milanesi de "La pace in comune" e una Consulta
formata ormai da più di 40 associazioni della galassia pacifista di questi
anni e della cooperazione (Arci, Acli, Cgil e Fiom, Sincobas, Donne in Nero,
Chico Mendes, diverse Ong, Bastaguerra e cosi via). Ciò che si dice un patto
tra istituzioni e società civile varato l'I 1 settembre 2004, un anno di
lavori e il giorno dopo la Perugia-Assisi 2005 il via alle attività con il
pieno di scuole, incontri associativi, dibattiti, mostre, in attesa del completamento
del centro documentazione aperto al pubblico tutti i giorni con libri e materiale
multimediale. Il budget è garantito dalla Provincia, le attività sono promosse
da un coordinamento paritetico presieduto dall'assessora: cinque membri per
fondatore con alcune sorprese. "La Pace in Comune" ha ceduto un posto ai
comitati istituzionali del magentino
(E' nata con un protocollo d'intesa tra la Provincia, i 32 comuni milanesi
de "La pace in comune" e una Consulta formata da più di 40 associazioni pacifiste)
e un altro al presidente del Consiglio di Zona, di Forza Italia, mentre la
provincia ha cercato di coinvolgere in tutti i modi le minoranze ottenendo
due posti indicati sempre da Forza Italia (Ya-sha Reibman portavoce della
comunità ebraica di Milano e una consigliera di zona del partito).
E pensare che i primi manifesti contro "la giunta rossa" di Filippo Penati
furono proprio per la Casa Pace. E non fu la sola polemica, racconta il Direttore
della Casa, Alessandro Reda: «An ha anche manifestato il giorno dell'inaugurazione
sostenendo che il nostro progetto aveva rubato il posto all'ampliamento della
sede del-l'Anfas qui accanto, ma non era vero, lo sapevano anche loro». La
pace contro i disabili è proprio roba da post-fascisti. Il centrodestra disse
di tutto: "da una scuola di periferia a un centro d'eversione", "sarà l'ennesimo
centro sociale no-global". Ma alla fine la pace e la casa sono là. «Credo
che questi due anni di tentativi di coinvolgimento abbiano portato il centrodestra
ad accorciare le distanze sul tema ed è un bene - spiega Irma Dioli - si
è visto nella stagione dei sequestri delle Simone in Iraq o di Clementina
Cantoni in Afghanistan. Se vi dico che pochi giorni fa tutto il con
siglio ha votato un progetto per aiutare la mediazione di pace e la solidarietà
nel Su-dan in guerra, ci credete?». Ma come smuovere l'idea che la pace sia
qualcosa di lontano, da politica estera? «Noi crediamo si debba pensare la
cultura di pace come un servizio pubblico non minore degli altri, sapendo
che non si eroga aprendo un rubinetto. Per questo crediamo in un luogo plurale
e aperto, in un percorso di scambio ed educazione alla pace, che si pone
l'obiettivo di méttere insieme istituzioni, movimenti e cittadini, ciascuno
con la sua autonomia». L'esempio al momento è unico in Italia.
Il maggiore riconoscimento del progetto è venuto da dove la Provincia non
si aspettava, dall'Onu che qui ha installato gli uffici italiani della sua
Campagna "No Excuses" per rilanciare lo sradicamento della povertà promesso
dai paesi ricchi del mondo nel 2002 con i "Millennium Goals" e mai realizzati.
La Provincia affianca e sostiene l'Onu e la responsabile italiana del progetto
Silvia Francescon va oltre: «La campagna esiste in Italia grazie allo straordinario
lavoro della Provincia per la pace e contro la pòvertà, non solo perché ci
ospita ma soprattutto perché affianca il suo impegno e la sua presenza per
portare gli obbiettivi dell'Orni nelle scelte politiche». Non male l'ufficio
a vetri dell'Onu di fianco agli studenti che vanno in biblioteca, tra un
murales per il commercio equo-solidale e le foto sulle cicatrici nella ex-Yugoslavia.
Aggregare, socializzare, comunicare, scambiare è una malattia, un virus,
pacifico.

di Claudio Jampaglia da "Liberazione"

hasta siempre
ub


Ugo Beiso